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    “LONDRA CERCÒ DI SCREDITARE IL PCI E BERLINGUER PRIMA DELLE ELEZIONI DEL 1976” - LA NOTIZIA EMERGE DOPO CHE È SCADUTO IL PERIODO DI SEGRETEZZA SU ALCUNI DOCUMENTI CHE INDICANO L’ESISTENZA DI UNA CAMPAGNA PER INFLUENZARE IL RISULTATO DELLE ELEZIONI: IL PIANO PREVEDEVA DI FAR CIRCOLARE INTERVISTE “PILOTATE” E NOTIZIE IN GRADO DI “ORIENTARE L’OPINIONE PUBBLICA” - MA IL PROGETTO VENNE ATTUATO SOLO IN PARTE PERCHÉ NON TROVÒ L’APPOGGIO POLITICO NECESSARIO DEL GOVERNO LABURISTA DI JAMES CALLAGHAN…


     
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    Paola De Carolis per www.corriere.it

     

    enrico berlinguer enrico berlinguer

    L’ascesa del Partito Comunista Italiano e di Enrico Berlinguer negli anni 70 preoccupava Londra al punto che un’unità del ministero degli Esteri, l’Information Research Department (IRD), passò informazioni a giornalisti internazionali per cercare di screditare il politico e il suo partito. La notizia emerge dopo che è scaduto il periodo di segretezza su alcuni documenti che indicano l’esistenza di una campagna per influenzare il risultato delle elezioni del 1976, una campagna che venne attuata solo in parte perché non trovò l’appoggio politico necessario nel governo laburista di James Callaghan.

     

    BIANCA E ENRICO BERLINGUER BIANCA E ENRICO BERLINGUER

    Nei documenti resi pubblici un funzionario dell’IRD, Peter Joy, si complimenta con un collega distaccato a Roma in seguito a un’intervista rilasciata da Berlinguer a Panorama, programma della Bbc. In particolare cita una frase utilizzata dal giornalista Richard Lindsey – «’legame d’acciaio»’, un riferimento alla formula attribuita a Palmiro Togliatti sul rapporto tra il PCI e il partito comunista sovietico – come prova che il giornalista era stato guidato dal Foreign Office nella scelta delle domande poste all’uomo politico italiano. Lindsey aveva incalzato Berlinguer sull’indipendenza del partito da Mosca, sulla repressione politica nell’Unione sovietica, sull’impegno del PCI con la Nato e, nel caso dell’arrivo di una seconda guerra fredda, sulle lealtà del partito.

     

    enrico berlinguer in barca a stintino enrico berlinguer in barca a stintino

    Se altre inchieste hanno dimostrato, come ha precisato ieri l’Observer, che l’IRD ha avuto una parte in eventi politici in Indonesia e in Kenya, ecco ora la prova dell’operato in Italia, messo in atto assieme all’MI6, ovvero l’intelligence del Regno Unito. Stando all’allora capo dell’IRD, Ray Whitney, a giornalisti considerati influenti veniva passato un dossier con informazioni anonime, un fascicolo che - facevano capire le autorità – era inteso per l’utilizzo dei diplomatici di Sua Maestà ma che veniva mostrato «a una manciata di altre persone che avrebbero potuto trovarlo interessante». Tra questi, oltre a Lindsey, il corrispondente del Financial Times e del Washington Post.

     

    ENRICO BERLINGUER ENRICO BERLINGUER

    Mentre in Italia si avvicinavano le elezioni, nell’aprile 1976 il neo primo ministro Callaghan nominò agli Esteri Anthony Crosland. Stando ai documenti visti dall’Observer il Foreign Office spiegò al ministro entrante che «’non era troppo tardi»’ per «prevenire l’arrivo al potere in Italia dei comunisti». Diverse opzioni vennero presentate a Crosland: un «’intervento chirurgico e pulito» venne bocciato perché «irrealistico». Il Foreign Office caldeggiò invece «una campagna» contro Berlinguer e il PCI basata su «una maggiore attività nel campo della propaganda segreta e meno».

     

    In attesa del nullaosta di Corsland, una squadra partì per l’ambasciata di Roma per ««scoprire come influenzare l’opinione pubblica italiana». L’obiettivo era quello di minare la credibilità del partito. Tra le possibilità discusse c’era quella di fare credere alla gente che l’Alto Adige sarebbe tornato indipendente o all’Austria nel caso di una vittoria del partito comunista. A Roma però i diplomatici britannici avevano paura che troppi documenti avrebbero potuto imbarazzare il governo di Londra provando il suo coinvolgimento. Ecco allora che l’operazione passò alle spie dell’MI6.

     

    enrico berlinguer enrico berlinguer

    Il capo del bureau svizzero, Terry O’Bryan-Tear, reclutò il politico svizzero Franco Masoni il quale si impegnò a stampare materiale anticomunista nella Gazzetta Ticinese e a farne circolare 60.000 copie oltre le Alpi. A un mese dalle elezioni, però, Crosland non si disse convinto dei meriti dell’operazione, cui non diede il via. Sembra così che l’IRD abbia continuato ad agire in modo indipendente. Un documento del 3 giugno del 1976 indica che la trasmissione di opinioni anonime non necessitasse del permesso del ministro. Alla fine, la temuta vittoria del PCI non si materializzò e la propaganda in Italia fu l’ultima «avventura nera» dell’IRD, chiuso l’anno successivo dal nuovo ministro degli Esteri, David Owen.

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