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    LOREDANA BERTÈ E LA SUA CAZZATA PIU’ GRANDE: “LASCIARE LA CARRIERA PER SEGUIRE BORG IN SVEZIA È STATA UNA FESSERIA. CREDEVO DI FARMI UNA FAMIGLIA MA NON È ANDATA COSÌ” – "IL PANCIONE DI SANREMO 1986 FU UN ERRORE? DI QUELLO NON MI PENTIRÒ MAI. È STATO UN ATTO DI LIBERAZIONE” – “QUANDO È VENUTA A MANCARE MIMÌ NEL 1995, HO PENSATO DI MOLLARE. MI SONO CHIUSA IN CASA A FISSARE IL SOFFITTO PER 2 ANNI” – I MESI DA CUOCA DI WARHOL, LA CENSURA, BOB MARLEY E IL DDL ZAN - VIDEO


     
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    Andrea Laffranchi per il "Corriere della Sera"

     

    berte borg berte borg

    «I concerti mi mancano come l' aria. La mia valvola di sfogo è il palco. Quando sono dietro sono terrorizzata, ancora oggi dopo 45 anni di carriera, e solo quando sento che sono padrona del pezzo mi calmo e i dubbi e le incertezze si trasformano in grinta: mi mangio il palco». Loredana Bertè è pronta a tornare dal vivo con i concerti del «Figlia di... Summer tour» che partirà a fine luglio. A lei è dedicato l' Artista Day di oggi, l' iniziativa di Corriere e Radio Italia che celebra i protagonisti nostrani con interviste, speciali e approfondimenti..

     

    In attesa dei suoi show è tornata a cantare dal vivo all' Arena di Verona con Emma con cui duetta in «Che sogno incredibile»...

     

    «La adoro. È la mia bambina e io la sua mamma rock.

    Quando mi ha proposto il brano ho accettato subito. Le contaminazioni mi incuriosiscono, ho sempre avuto voglia di sperimentare».

     

    Ha anche cantato nell' album di Giordana Angi. Ai suoi esordi chi sono stati i big che l' hanno aiutata e sostenuta?

    «All' epoca nostra non c' erano i featuring. Esisteva solo la gavetta stanziavamo davanti agli studi della Rca, facevamo cori, musical, di tutto

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    Ma chi sono allora la sua mamma e il suo papà rock?

    «I Ramones che vidi suonare in un bar in America. E Janis Joplin che mia sorella Mimì metteva dalla mattina alla sera: usufruivo dei suoi dischi preferiti».

     

    In «Figlia di...», il suo ultimo singolo di Sanremo, fa autoanalisi: «Ho fatto invidia e ho fatto pena».

    «Alcune fesserie le ho fatte. Sono state discutibili».

     

    La più grande?

    «Lasciare la mia carriera per seguire Björn (Borg, il campione di tennis con cui è stata sposata dal 1989 al 1992, ndr ) in Svezia. Credevo di farmi una famiglia ma non è andata così».

     

    Il pancione di Sanremo 1986 fu un errore?

    loredana bertè borg loredana bertè borg

    «Di quello non mi pentirò mai. È stato un atto di liberazione, il grido di emancipazione di una donna. Una donna incinta non è malata, anzi è il momento in cui è più forte, dà vita a un altro essere umano. Quell' esibizione fu come un video fatto dal vivo: un mese di prove a Roma, un balletto in stile Madonna pensato da Franco Miseria, ma tutti parlarono solo della pancia».

     

    Nel video di «Figlia di...» quel momento della sua carriera lo ha fatto rappresentare con una versione cartoon di Chiara Ferragni.

    «Mi piaceva che fosse lei a rappresentare l' emancipazione. La stimo molto: bella, libera e indipendente».

    Lo scorso anno in Italia c' erano solo 8 donne nelle prime 100 posizioni della classifica degli album.

    «Io c' ero? No, perché il mio ultimo disco è del 2018... (ride). Non è un Paese per donne, ma noi lavoreremo perché lo diventi».

     

    In carriera più volte ha affrontato la censura. Per le foto nuda del progetto grafico di «Streaking», per frasi leggermente allusive di «Sei bellissima» e «Dedicato»...

    loredana berte' foto di guido harari loredana berte' foto di guido harari

    «Oggi quelle censure fanno sorridere e impallidiscono davanti a certi testi odierni».

     

    Gli artisti contemporanei hanno una libertà più ampia della vostra, ma sembrano sterilizzati. Non provocano più. Cosa è successo?

    «Oggi la vera trasgressione è la "normalità"... Il problema è anche il pubblico: con tv e internet ormai si è assuefatto a qualsiasi cosa, per quanto estrema possa essere».

     

    C' è stato un momento della carriera in cui hai pensato di mollare?

    «Quando è venuta a mancare Mimì nel 1995. Mi sono chiusa in casa a fissare il soffitto per 2 anni. Poi ho incanalato tutto quel dolore sempre e comunque nella musica».

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    Bob Marley morì 40 anni fa. Lei è stata la prima in Italia a rendere popolare il reggae: era il 1979 con «...e la luna bussò».

    «Ero stata in vacanza in Giamaica e un giorno seguendo la corrente di migliaia di persone ero finita in uno stadio. Ho visto questa figura pazzesca coi capelli lunghi fino a terra e quando ha cominciato a cantare sono rimasta incantata. Ho chiesto chi fosse e finito il concerto ho comprato tutti i suoi dischi e li ho portati a Mario Lavezzi (il suo produttore e compagno dell' epoca, ndr ) dicendogli "studia". Dopo 8-9 mesi arrivò quella canzone».

     

    La sua vita è stata piena di incontri internazionali. Non solo musicali. Ha collaborato anche con Andy Warhol. Come vi conosceste?

    «Era convinto che facessi la barista da Fiorucci. Ero la madrina del marchio che si apriva al mondo. Nello store di New York passò Warhol, chiese un cappuccino e glielo feci.

    E lo stesso nei giorni seguenti. Una volta il manager del negozio disse: "Vi conoscete?

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    Lei è una cantante italiana rock e sapessi come cucina...". Fu così che Warhol mi chiamò per preparare una cena di lavoro, voleva cucina italiana. Andai a fare la spesa, comprai pure lo scolapasta, e alla Factory, in mezzo ai suoi Campbell' s Soup, preparai gli spaghetti. Feci un patto con lui: per 6 mesi gli ho fatto da cuoca, mi chiamavano "pasta queen", e in cambio ricavai il video di "Movie" e la copertina di "Made in Italy". Gratis».

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    È uscito ieri il vinile di «Traslocando», suo album dell' 82 in una versione limitata per il Pride. Che ne pensa del dibattito sul ddl Zan?

    «Serve che in Italia si ponga fine alla discriminazione per questioni di orientamento sessuale, di identità di genere o per disabilità. È arrivata l' ora di dire basta».

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