la verita, harry potter vannacci
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)
«Vannacci è il nuovo Harry Potter», titola La Verità a colonnaggio pieno in prima pagina. Il vicedirettore Francesco Borgonovo si sofferma sull’articolo che Beppe Cottafavi, editor della Mondadori, ha scritto su Domani per dichiararsi «stordito» dal successo editoriale del libro Il mondo al contrario, autopubblicato dal generale della Folgore.
ROBERTO VANNACCI COME HARRY POTTER MEME BY DAGOSPIA
«Dopo un avvio fulminante (raccontato su queste pagine), che avrebbe fruttato 20.000 copie, nella seconda settimana avrebbe superato le 70.000, per un totale complessivo appena sotto le 100.000», riferisce Borgonovo. Interpellato dalla Verità, il generale smentisce: «Non voglio strumentalizzazioni, mi risultano cifre diverse ma le darò quando lo riterrò opportuno».
ROBERTO VANNACCI
Vannacci farebbe bene a fidarsi di Cottafavi, che è del mestiere. Comunque provvediamo noi a dissipare i dubbi. Secondo l’ultima classifica Gfk, la più accreditata nel mondo dell’editoria, relativa alla 34ª settimana dell’anno, Il mondo al contrario fino al 27 agosto aveva venduto complessivamente 93.761 copie, per un fatturato totale di 1.850.763 euro. Nella sola ultima settimana considerata, le copie vendute sono state 73.115, per un fatturato di 1.443.155 euro.
beppe cottafavi
Dunque il generale Vannacci ha fatturato 206.165 euro al giorno. Per dare un’ulteriore idea del successo del libro, nel medesimo periodo la celebratissima Michela Murgia, pace all’anima sua, era terza in classifica con Tre ciotole, che ha venduto 6.780 copie, per un fatturato di 119.546 euro: all’incirca la metà di ciò che Il mondo al contrario ha incassato in un solo giorno.
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angelo panebianco foto di bacco (1)
Dall’editoriale di prima pagina di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera: «Sono note le obiezioni di quelli per cui “tutto il mondo è Paese”. Ma forse che l’America non uccise Bin Laden? Certo, ma si trattò di un atto di guerra contro un nemico che aveva dichiarato guerra all’America. Senza finte smentite nè condoglianze ai parenti». Né, professore, si scrive né. Non ci si metta anche lei con gli accenti gravi al posto di quelli acuti: basta e avanza Marco Travaglio.
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Per l’anniversario della morte di Pio VII, che si spense il 20 agosto 1823, all’Osservatore Romano devono aver pensato che, trattandosi di un bicentenario, era il caso di pubblicare per due volte lo stesso articolo, di oltre 16.000 battute.
l'osservatore romano, primo articolo su pio vii
Con grande fantasia, i redattori lo hanno messo in pagina con il medesimo titolo («Vicario del Dio della pace») una prima volta il 2 giugno con l’occhiello «Ricordando Pio VII nel bicentenario della morte», anticipando così di quasi tre mesi l’anniversario, e poi di nuovo il 19 agosto, scrivendo «Storia di un Pontificato: dalla riforma degli Stati pontifici al confronto con la Francia napoleonica».
Tra l’altro i redattori del quotidiano d’Oltretevere hanno cercato maldestramente di camuffare la ripubblicazione in due modi: spezzettando i lunghi capoversi, anche in modo incongruo, e migliorando la traduzione dal francese, comunque pedestre. Due soli clamorosi esempi, ripetuti entrambe le volte.
l'osservatore romano, secondo articolo su pio vii
A proposito del conclave che il 14 marzo 1800 a Venezia elesse pontefice il cardinale Gregorio Luigi Barnaba Chiaramonti, si legge: «Le due parti si accordarono alla veglia dell’ultimo scrutinio», che tradisce il francese veille, ovviamente vigilia. Molto tempo dopo, «Napoleone sconfitto, rivolgeva il commiato ai suoi soldati, nella corte del medesimo castello di Fontainebleau», dove l’originale cour è naturalmente cortile.
NUNZIA DE GIROLAMO
Ma ci ha messo del suo, calcolando male due date, anche l’illustre autore dell’articolo, nientemeno che Bernard Ardura, presidente del Pontificio comitato di scienze storiche. Sempre a proposito del conclave, che si protrasse per oltre tre mesi, egli scrive: «I cardinali si riunirono nell’isola di San Giorgio, il 1° ottobre», «primo ottobre» nell’articolo ripubblicato, mentre la data esatta d’inizio è il 1° dicembre 1799. Il dotto prelato francese fa infine spirare Pio VII «tre settimane dopo» l’incendio di San Paolo, che devastò la basilica paleocristiana fra il 15 e il 16 luglio: papa Chiaramonti morì invece cinque settimane dopo il disastroso rogo. Povero Pio VII, senza pace anche a due secoli dalla morte.
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libero, ragazzi giovani
Dal sito di Libero: «Nunzia De Girolamo perde le staffe. Accade nella puntata di martedì 29 agosto di Estate in diretta su Rai 1, dove si è parlato dello stupro di Palermo. “Anche oggi – ha esordito la conduttrice – abbiamo deciso di parlarvi ancora della storia della violenza di gruppo di Palermo e lo facciamo perché la ragazza di 19 anni stuprata da un gruppo di ragazzi giovani è stata costretta a difendersi sui social». Chissà che porcherie combineranno i ragazzi vecchi.
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Sul caso Rubiales, il dirigente calcistico spagnolo che avrebbe rubato un bacio sulle labbra alla calciatrice Jenni Hermoso congratulandosi per la vittoria della squadra ai Mondiali, è intervenuto brillantemente Giuliano Ferrara sul Foglio.
bacio hermoso rubiales
Ma pur sorvolando sulla mancanza, nell’articolo e nel titolo, del punto esclamativo rovesciato che in spagnolo deve precedere le parole o le frasi seguite dal punto esclamativo normale, bisogna purtroppo osservare che «besame mucho» e «ultima vez» dovevano essere «bésame mucho» e «última vez», con gli accenti acuti.
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Da Open, giornale online: «Per ora riporta La Stampa verrà prorogata per un anno l’attuale Quota 103, come somma di 41 anni di contributi e 62 anni di età.
Una ipotesi è quella di ampliare l’Ape Social, estendendola ad altre categorie come lavoratori usuranti e donne». Bei tempi quando erano usuranti soltanto i lavori. Comunque nella nuova categoria includeremmo i giornalisti.
open, lavoratori usuranti
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In un articolo di Giuliana Ferraino sul sito del Corriere della Sera, un titolino definisce correttamente Laurene Powell «vedova di Steve Jobs». Ma nel testo viene invece classificata come «ex moglie di Steve Jobs».
Non risulta che i due si siano mai lasciati. Anzi, Powell fu vicina a suo marito, il fondatore della Apple che aveva sposato nel 1991, fino agli ultimi istanti di vita, nel 2011. Non è infrequente che le vedove vengano trasformate dai giornali in ex mogli: sarà colpa dell’umana tendenza a scotomizzare la morte? In quel caso, i defunti che cosa diventerebbero? Ex mariti?
laurene powell jobs NUNZIA DE GIROLAMO - ESTATE IN DIRETTA