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    (LOU) REED CHE TI PASSA - PARIGI CELEBRA CON UNA MOSTRA I VELVET UNDERGROUND, LA BAND MADRE DELL'ART-ROCK CON WARHOL, NONNA DEL PUNK E ISPIRATRICE DI BOWIE - LE FOTO DEL PRIMO CONCERTO A UNA CONVENTION DI PSICHIATRI: “PER UNA VOLTA QUALCUNO HA FATTO UN ELETTROSHOCK A LORO!” - VIDEO


     
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    VELVET WARHOL LOU REED VELVET WARHOL LOU REED

    Laura Putti per “la Repubblica”

     

    A pochi metri di distanza c' è John Cale, chiuso in un auditorium a provare il suo concerto del 3 aprile alla Philharmonie. Chissà se tra una prova e l' altra si affaccerà alla mostra dedicata ai Velvet Underground e alla New York degli anni 50-60 che si inaugura domani nello spettacolare edificio di Jean Nouvel.

     

    La viola dei Velvet si è forse stancata del mito? Se così fosse potrebbe avere ragione. Alla breve parabola della band, madre del rock d' avanguardia, nonna del punk e ispiratrice di Bowie, Cale ha partecipato soltanto pochi anni.
     

    Nell' expo della Philharmonie sarà comunque all' onore. Il primo disco dei Velvet Underground, la celebre banana dipinta da Andy Warhol, compie mezzo secolo e, assieme a Moe Tucker oramai lontana dalle scene, Cale è oggi l' unico che possa raccontarlo.
     

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    «Molto impegnato a preparare il suo concerto, non è stato collaborativo per la mostra», dice Carole Mirabello, curatrice assieme Christian Fevret - cofondatore del settimanale Les Inrockuptibles - di The Velvet Underground - New York Extravaganza (da domani al 21 agosto).
     

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    Il visitatore è accolto dalla voce di Allen Ginsberg che legge la sua celebre America, scritta per intero sul muro. Entri e c' è New York. Niente di meglio, per introdurre i Velvet Underground, che la città nella quale, come un fiore del male, è germogliata la band plasmata da Andy Warhol con la disperazione di Lou Reed, le sperimentazioni di Cale,

     

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    il suono primitivo della batteria di Moe Tucker, la chitarra elegante di Sterling Morrison e la voce - una voce come mai più ne esisteranno nel rock - di Nico. Ognuno di loro ha diritto a una silhouette nera come un bersaglio da tiro, con accanto il racconto di una vita tra opere e immagini.

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    Tra le silhouette ci sono gli inquilini della Factory: Andy Warhol, ma anche Edie Sedgwick, Paul Morrissey. Poi Allen Ginsberg, LaMonte Young e molti molti altri.

     

    Su più di uno schermo scorrono i film underground di Barbara Rubin; c' è una edicola con la free press psichedelica della controcultura e una sezione dedicata al primo disco, alla leggendaria banana di Warhol nella sua provvisoria versione rosa, e in quella gialla, definitiva.

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    La lunga serie di fotografie in bianco e nero di Fred McDarrah, cantore in immagini della città di quegli anni, mostrano la New York dei Velvet: Kerouac che recita all' Artist' s Studio, Ginsberg e Orlowsky, il Cafè La MaMa, il Living Theatre chiuso per censura, Bob Dylan, Diane Arbus, Woody Allen ventisettenne che declama al Gaslight Café. E ci sono le foto del primo concerto dell' era Warhol.
     

    13 gennaio 1966, Hotel Delmonico. I Velvet con Nico e Edie Sedgwick suonano (e non solo) a una convention di allibiti psichiatri. «Per una volta», commentò il giorno dopo un giornalista sul New York Times, «qualcuno ha fatto un elettroshock a loro!».

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