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    LUCA SACCHI: IL BUIO OLTRE IL DELITTO – CORRIAS E IL VIAGGIO NEL MISTERO DI ANASTASIYA - DAL TESORO NELLO ZAINO AL RUOLO DELL'AMICO PRINCI, TROPPI I PEZZI CHE MANCANO - NON TORNA QUASI NULLA DI QUELLO CHE RACCONTA. NON DICE NIENTE AI CARABINIERI DELLA PRESENZA DI GIOVANNI PRINCI. AVEVA DETTO DI ESSERE ANDATA A PIEDI AL PUB, MENTRE LA SUA CITROEN C1 ERA POSTEGGIATA LÌ, ACCANTO AL CABOT, ED È STATO PROPRIO PRINCI, CHE L' HA SPOSTATA DI CORSA QUELLA NOTTE. ERA LÌ DENTRO LO ZAINETTO SPARITO? A CHI APPARTENEVA IL TESORO? QUEI MESSAGGI CIFRATI SU SIGNAL


     
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    Pino Corrias per “la Repubblica”

     

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    La scena del delitto è un vetro andato in pezzi. Quando nella notte dell' Appio Latino si accendono le luci blu dell' allarme e dei soccorsi, al centro della scena c' è il corpo di Luca, 24 anni, steso obliquo sull' asfalto.

     

    E lì accanto, c' è il viso bianco di Anastasiya, 25 anni, con due lacrime incastonate negli occhi azzurri, ancora spalancati dallo spavento. È bionda e fragile anche di voce. Piangendo dice: «Ci hanno assaltato. Volevano il mio zainetto. Luca mi ha difeso. Lo hanno ucciso». Sembrava una storia semplice.

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    Una rapina da 30 euro, quello che secondo Anastasiya conteneva il suo zainetto, finita con un colpo calibro 38 in testa al suo ragazzo, e i cattivi in fuga. Un delitto insensatamente atroce, ma per lo meno con la soluzione incorporata. E una commozione collettiva che prometteva di consolarci dalle nere nuvole che si erano addensate sulla loro storia di giovinezza in fiore e amore spezzato: Lancillotto è morto, Ginevra piange.

    Invece, da quella notte del 23 ottobre a oggi, accade l' impensabile. I pezzi della storia non si mettono insieme. Gli angoli non combaciano.

     

    Le immagini registrate dalle telecamere, gli indizi, i testimoni, non quadrano con le lacrime di Anastasiya.

     

    Rivelano che lei e Luca non erano soli davanti al pub John Cabot. Con loro c' è un tale Giovanni Princi, amico d' infanzia di Luca, ma con vita perigliosa e qualche precedente per droga. Lui e Anastasiya incontrano un paio di tizi, confabulano. Lei va e viene dall' inquadratura con lo zainetto. Poi entra in scena una Smart bianca. E dopo la reazione di Luca, il colpo di pistola. Sembra un appuntamento finito male, non un assalto.

    il papà di luca sacchi il papà di luca sacchi

     

    Per trovare il primo pezzo di questa storia che si incastri alla tragedia, bisogna aspettare che gli investigatori rintraccino due balordi di San Basilio, Valerio Del Grosso, e Paolo Pirino, 21 anni a testa, due «fulminati » che confessano già al primo interrogatorio. Del Grosso, denunciato dalla madre in lacrime, ha sparato a Luca «non per ucciderlo», ma solo «per mettergli paura». Pirino, che i carabinieri catturano mentre prova a nascondersi sul terrazzo condominiale di un palazzone di Tor Pignattara, è la spalla e guidava.

     

    Confessano che non stavano improvvisando una rapina da due lire, ma stavano trattando la vendita di 15 chili di marijuana, al prezzo concordato di 70 mila euro, con dei ragazzi da nulla, fuori dal giro, degli improvvisati. E perciò, all' ultimo, si erano inventati che sarebbe stato facile attirarli e rapinarli. «Gli portiamo via i settanta e ce ne andiamo». E Del Grosso: «Me ne vado in Brasile!».

     

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    Così si scopre che lo zainetto di Anastasiya è il tesoro in palio. Un tesoro sparito, volatilizzato. Anche se lei dice di non saperne nulla, e dice che se c' erano davvero 70 mila euro, in quella notte di ombre, non se n' è accorta, non ce li ha messi né lei, né Luca. Forse Giovanni Princi, l' amico. Perché lei fa la baby-sitter e Luca l' insegnante in palestra, mai visti così tanti soldi. Mai immaginata una vita diversa dal loro quotidiano amore che durava da cinque anni, con piccole vacanze, l' ultima in aprile a Eurodisney, a Parigi, sognando di far famiglia in un futuro prossimo venturo.

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    Eppure non torna quasi nulla di quello che racconta. Non dice niente ai carabinieri della presenza di Giovanni Princi. E quando le rivelano che lo hanno appena arrestato, dice che era un vecchio amico di Luca, ma non si frequentavano. Salvo che nelle schede dei loro telefonini gli investigatori scoprono che si parlavano usando Signal, un' applicazione che manda e riceve messaggi criptati. Aveva detto di essere andata a piedi al pub, mentre la sua Citroen C1 era posteggiata lì, accanto al Cabot, ed è stato proprio Princi, che l' ha spostata di corsa quella notte. Era lì dentro lo zainetto sparito?

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    A chi apparteneva il tesoro? A un finanziatore ancora sconosciuto, o era il frutto di una colletta, un investimento da moltiplicare nella facile magia dello spaccio in proprio? E Luca, la vittima, era coinvolto o all' oscuro dei soldi, della droga, dell' amico e della fidanzata? Il vetro esploso di quella notte l' ha pagato più di tutti e per sempre. Toccherà a Anastasiya raccogliere le ultime schegge e spiegarci dove vanno messe.

    Sembrava una storia semplice.

     

    Ma del racconto della ragazza non torna quasi nulla.

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