Paolo Festuccia per “la Stampa” - Estratti
zaia salvini
«Presidente Luca Zaia come sta?» . «Sto!» . E allora come va? «Va!» . Tra "sto" e "va", cinque lettere in tutto si snoda il "viaggio" politico del governatore veneto. Che sì parla del suo libro "Fa presto, vai piano" (in una affollata sala romana dove la lingua universale è il veneto, ed Eleonora Daniele tiene le fila tra i veneti accorsi, e non solo), ma chi ascolta – giornalisti compresi – fatica a non declinare il lessico di Zaia in esemplari metafore del travagliato viaggio della "sua" Lega.
A cominciare dal fatto che lui sta bene in «Veneto e che resta concentrato nella sua attività amministrativa». Risposte univoche che provano a sminare polemiche (politiche soprattutto), ma che comunque riaffiorano senza mai citare il partito né il suo segretario Matteo Salvini: insomma, un miracolo dialettico.
LUCA ZAIA MATTEO SALVINI
Certo, non è mistero ma un fatto che Luca Zaia a questa Lega preferiva rigorosamente «la vecchia Lega, la Liga veneta». E se evita rigorosamente colpi bassi da parte sua, in questa fase, non risparmiano invece dure critiche i suoi amici e i militanti storici convenuti nella capitale: sono loro i "ventriloqui" del Doge che aprono la piazza del dibattito pubblico sul ruolo e le prospettive del partito fondato da Umberto Bossi. Non può essere un caso, infatti, che in ogni incontro pubblico ma anche privato, sempre senza mai citare il vicepremier Matteo Salvini
toni da re matteo salvini luca zaia
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Per questo Luca Zaia rilancia secco: «Lasciamo che a decidere siano i veneti, sono loro che devono poter scegliere e valutare se sono stati amministrati bene o male». Pausa. Anche perché arringa il governatore: «L'elezione diretta è il sale della democrazia» ma soprattutto perché il «Veneto non è la periferia dell'impero» e quindi «va difeso con i fatti e non con le chiacchiere». E i fatti, sostiene il governatore, narrano che la mia regione è un boccone prelibato, «un gioiellino da 180 miliardi di Pil con nove siti dell'Unesco e le Olimpiadi alle porte, che io mi sono inventato, ma soprattutto una sanità d'eccellenza che trae la sua migliore forza nei centri sanitari pubblici perché l'incidenza di quella privata eroga solamente l'11 per cento delle prestazioni contro il 30-40% di altre regioni».
MATTEO SALVINI LUCA ZAIA LORENZO FONTANA
Quindi, allarga le braccia e scandisce: «Questa è la regione che governo, una parte del Paese che riesce ancora ad attivare investimenti esteri». E chiarisce subito con i suoi, tra un selfie e un autografo sul libro che, personalmente «non ho alcuna ansia per il terzo mandato», e infatti, «non perdo il sonno per questo» ma certamente i «veneti molti dubbi se li pongono» anche perché quando «si inizia un viaggio è indispensabile capire la direzione che si vuole prendere». Come dire: «Bisogna capire da dove si parte e soprattutto dove si vuole arrivare».
Da qui il sillogismo politico di Luca Zaia: sono in Veneto, resto in Veneto e da qui difendo i veneti. Altro che bandierine, altro che ruolo in Europa.
Inutile, quindi, parlare di programmi, proposte, risarcimenti personali, il governatore da questo punto di vista è chiarissimo e ribadisce che «il mio futuro lo programmerò quando sarà ora, io resto concentrato sulla mia azione amministrativa che in tanti anni mi pare sia stata apprezzata dai miei cittadini ma anche dalla destra, dalla mia parte politica». A prescindere dal dibattito che sarà sul terzo mandato, che per ora il governo, ma anche le forze politiche della coalizione come Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno riposto in un cassetto e anche dal risultato del prossimo voto europeo. «Ogni tappa ha il suo ristoro, ogni calvario ha la sua croce».
ZAIA SALVINI LORENZO FONTANA
Insomma, la corsa di Zaia tra Venezia, Padova, Treviso e le colline di Conegliano va avanti a prescindere, lascia intuire, consapevole che «quando si parte per un viaggio è bene avere in mente la direzione da prendere. Se non si sa da dove e quando si parte non si sa nemmeno dove e quando si arriva». Tornano così alla mente le frasi sulla vecchia Lega che sapeva mirare un bersaglio mentre l'attuale pare aver smarrito gli obiettivi da puntare.
Per Luca Zaia, dunque, il tema centrale a chi lo sente da giorni resta uno, o meglio due: l'identità e la collegialità. Requisiti senza i quali «non sempre si fa strada», anzi, «direi che non se ne fa, perché senza identità non c'è consenso, e il consenso è il carburante dei cittadini».
matteo salvini luca zaia pontida 2022
«Può accadere – dice Zaia – che in qualche circostanza da soli si faccia anche prima e più in fretta ma di sicuro insieme si fa un viaggio più lungo e più sicuro». Una curiosa sintesi politica, che casualmente a leggerla bene riflette la parabola della Lega salviniana che da primo partito alle elezioni europee del 2019 con il 34 per cento dei consensi rischia di scivolare alle prossime del 9 giugno sotto Forza Italia e divenire la terza gamba di una coalizione sempre più a trazione Giorgia Meloni.
È lo scenario più temuto da Matteo Salvini, ma forse è anche quello al quale si stanno preparando tutti al casato di via Bellerio e dintorni. I silenzi di queste settimane di tanti dirigenti anche vicini al leader parlano molto di più di tante liturgie politiche ascoltate in queste settimane.
MARIO CONTE MATTEO SALVINI LUCA ZAIA
Anche Luca Zaia non parla, scuote la testa e rimarca che la destra, tutto il centrodestra, ad esempio, non può più rinunciare a parlare di diritti perché «la società è già molto oltre la lentezza della politica». «Il testamento biologico, il dopo di noi sono temi che riguardano tutti, il nostro dovere è discuterne, non lasciare che siano argomenti esclusivi solo per la sinistra. È di questo che vorrei discutere nel mio partito, nella mia destra". Altro che raduno sovranista, altro che "Winds of change". Per Zaia la formula resta sempre la stessa, prima il territorio poi tutto il resto. E così la pensano i suoi, e così «la pensano i veneti».