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Paolo Giordano per “il Giornale”
Imprudente di (cog)nome e di fatto. In cima alla classifica dei fischi più venduti della settimana c'è Dove volano le aquile, il disco di Luca Imprudente detto Luchè, napoletano di Marianella, classe 1981, che tra i punti di riferimento del rap italiano è quello rimasto troppo dietro le quinte.
«Non mi sento apprezzato per tutto ciò che ho fatto in questi anni». In effetti. Fondatore dei seminali Co' Sang, sciolti nel 2012, Luchè ha realizzato dischi da solista, ha collaborato con il fior fiore dell'hip hop, da Emis Killa a Clementino a Guè senza ottenere quel riconoscimento popolare che, diciamola tutta, si merita. «Forse perché io non ho mai ceduto alle tentazioni del pop e sono rimasto legato alla musica con la quale sono cresciuto», dice ora.
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Perciò ha preparato un album kolossal anticipato da tre monologhi che riassumono il suo pensiero e che sono stati letti da Marco D'Amore, Belén Rodriguez e Alessandro Siani. Un piccolo prologo rispetto a 16 brani nei quali i suoni sono decisamente originali e all'avanguardia e i feat. attraversano l'orizzonte della musica leggera, da Madame a Elisa passando per Marracash, Noyz Narcos e Guè. Oltretutto, Luchè sarà in tour dal 19 novembre (al Forum di Assago il 21).
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«Dopo solo un dissing con Salmo, su Instagram mi sono arrivati oltre duecentomila follower in più. Chissà che cosa sarebbe successo in passato se si fosse parlato più di me e della mia musica?». In effetti è la domanda delle domande: quanto conta la popolarità nell'affermazione di un talento? Molti si sono già dati una risposta: «Ma li ho visti diventare uguali a quelli che criticavano a inizio carriera».
Per fortuna Luchè no. E il suo disco Dove volano le aquile segue in effetti una rotta molto alta ma sempre assai riconoscibile perché originali si resta anche quando si inizia a giocare un altro campionato.
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