Lucia Annunziata per “la Stampa”
salvini putin conte
I coccodrilli hanno asciugato rapidamente le loro lacrime, e festeggiavano ieri pomeriggio, la pancia piena dei resti di una legislatura. Una soddisfazione almeno tocca a chi guarda, orripilato, tanta allegria: il velo è caduto, la maggioranza più larga della storia recente, si è rivelata per quello che era - una malmostosa, rabbiosa, silente comunità politica che lodava in pubblico il suo premier e complottava in privato di mangiarselo.
Nemmeno essere Mario Draghi è stato sufficiente.
GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI MEME
La figura più influente del nostro Paese - per provato curriculum e risultati (qualunque cosa se ne voglia pensare) - è stato politicamente fatto a pezzi nel giro di pochi mesi. Prova finale che la crisi delle istituzioni - nell'ordine ascendente: Partiti, Parlamento, Presidenza del Consiglio, e Quirinale - innescata dieci anni fa dalla fine del governo Berlusconi e il ricorso a un governo tecnico, quello di Mario Monti, è arrivata al punto di non ritorno. L'Italia è anche ufficialmente, da questo momento, e agli occhi di tutto il mondo, un sistema politico fallito.
CONTE SALVINI
La fine della storia è arrivata senza nemmeno un po' di onore: i coccodrilli sono usciti, accalcandosi, dal portone del Senato, ridendo com' è giusto per un branco che ha vinto una battaglia. Ma la corsa felice serviva soprattutto a lasciare in tempo l'aula così da non dover votare; così, cioè, da non mettere il proprio nome sul "draghicidio".
Sapevano che nella prossima campagna elettorale l'eliminazione di Mario Draghi costituirà una scelta di campo, una definizione politica. Ed hanno ragione a temere. Le conseguenze di quello che è successo nel Parlamento italiano sono destinate ad essere, nella dinamica europea, una evoluzione che riapre una lotta politica interna al continente come da tempo non vedevamo.
MATTEO SALVINI CONTESTATO IN POLONIA CON LA MAGLIETTA DI PUTIN
L'unico modo per capire davvero quello che sta succedendo è strappare questa vicenda dal qui e ora, e riconnetterla con quello che è successo all'inizio di questa legislatura, alla formazione del governo giallo-verde nel 2018. Ripartendo dalla domanda di oggi - chi ha ucciso Mario Draghi? Risposta semplice: Giuseppe Conte, e Matteo Salvini. Ancora loro due. È dal 2018 che questa coppia pur nelle divisioni e negli scontri, nei momenti più rilevanti della storia politica del Paese si rivela un'alleanza di ferro.
MATTEO SALVINI E GIUSEPPE CONTE
La coppia funzionò perfettamente all'inizio del governo giallo-verde, si divise nel secondo governo Conte, ma sotto la tensione è sempre rimasta un'automatica convergenza di sentimenti e decisioni: furono loro due a lavorare contro l'elezione di Mario Draghi al Quirinale, e loro due sono stati la testa di ponte dell'assalto al suo governo. L'assonanza fra i due è talmente spontanea, talmente limata, da sfociare spesso senza neanche accorgersene in perfette sovrapposizioni. Salvini e Forza Italia infatti mossi da un feroce sentimento anti-Conte, al punto da porre a Draghi il diktat di formare un nuovo governo senza Conte, colpevole di aver affossato l'Unità nazionale, in assenza del consenso di Draghi a questo piano, hanno dato loro il colpo finale al governo affossato, a loro dire, da Conte.
giuseppe conte matteo salvini meeting rimini
La novità di questa coppia è che si è aggiunto stavolta nel "draghicidio", a consacrazione dell'egemonia di Salvini, Silvio Berlusconi, che, ammaliato dalla prospettiva del voto subito in chiave di competizione con la Meloni, ha abbandonato il ruolo di capo del partito della moderazione e dell'Europeismo di destra, in Italia. Come si vede, il sottofondo di tutto quello che è successo continua a tornare a un punto preciso della formazione della nostra classe politica: la vittoria nel 2018 di due partiti populisti, Lega e M5S. Non durò molto, l'esperimento. Ma qualcuno si ricorda perché , in queste ore?
CONTE SALVINI
Quella vittoria presa in Italia come una delle tante giravolte di un instabile panorama politico, creò un vasto allarme in Europa. Così vasto da avere forte eco anche oggi.
Si ricorderà che il successo elettorale dei populisti nel 2018 avvenne nell'infuocato clima della crisi dei migranti da una parte e nel formarsi di un forte fronte anti-Europa. Non si scherzava in merito. Un vero e proprio fronte costituito da Orban, Salvini, e Le pen (ci limitiamo ai nomi più rilevanti) che portava avanti, in vista delle Europee del 2019, la parola d'ordine: «Vinceremo noi e cambieremo le regole Europee».
conte salvini
Salvini in Italia fece di quella promessa il traino della sua prima fase di governo. L'Europa, dietro le frasi di circostanza - la Merkel era una maestra in questa arte di dissimulazione delle sue rabbie- temeva fortemente questo progetto. Progetto finanziato e apertamente sostenuto dalla Russia di Putin. Il Presidente Russo, già implicato nella guerra in Ucraina dal 2014, sosteneva apertamente Orban, la Le Pen, ( per sua stessa ammissione finanziata con 5 milioni di Euro) e Salvini in Italia.
Era il momento del successo della Brexit, del governo neonazista in Austria, del movimenti antieuropa in Olanda. L'Europa della Merkel tremava e dissimulava. Ma non stette a guardare. A pochi giorni dalle europee del 2019 venne diffuso un video che mostrava Heinz-Christian Strache, vicepremier e leader del Partito delle libertà (Fpö), di estrema destra, mentre tratta con una pseudo-oligarca russa durante una serata alcolica a Ibiza. Sebastian Kurz, capo del governo austriaco, scelse di dimettersi immediatamente, annunciando elezioni anticipate.
giuseppe conte salvini hamburger
Nel 2019 l'Espresso rivela gli incontri in un albergo di Mosca, il Metropol, tra esponenti della Lega (Salvini era in città ma non nell'albergo) e Russi che promettevano fondi al partito italiano. Un episodio mai chiarito, ma mai smentito, che lasciò Matteo Salvini intontito sotto il peso di una vicenda più grande di quel che immaginasse. Una vicenda che ha lasciato su di lui e sul suo alleato di allora Conte (anche lui in quel periodo, il 2018, protagonista di molte visite a Mosca) un permanente sospetto, ritornato alla grande in questi mesi di guerra, di una relazione un po' troppo speciale con Putin.
conte salvini
Va ricordato, tuttavia, che la rottura sui soldi di Mosca, fu la fine del governo Conte 1, e del rapporto fra i due alleati, nonché la ragione della brillante presa di distanza che portò Conte al suo secondo mandato costruito stavolta con il Pd. Eppure quella relazione fra Salvini e Conte è tornata sempre a galla, quando si è trattato del governo Draghi, come abbiamo scritto. Da ieri quella relazione si rafforza, anche senza la volontà dei due leader. Conte e il fronte della destra marciano nella stessa direzione. In Europa le orecchie sono già alzate.