L’intervista di Silvia Truzzi a Luciano Canfora per “il Fatto Quotidiano”
“Fino a che punto le ambizioni assolutistiche di chi governa collimano con uno Stato di diritto?". Se lo domanda Luciano Canfora in una lectio magistralis che inaugurerà il 4 settembre il Festival della mente di Sarzana. "Quella di Augusto", spiega il professore, "è la tipica parabola del potere scaturito da una rivoluzione e approdato a una forma originale di restaurazione". Vi ricorda qualcosa di molto attuale? Anche a noi, ed ecco perché.
matteo renzi e berlusconi 0aa87941
Professore, che tipo di capo era Augusto?
Il fenomeno Augusto è interessantissimo per un politologo: intanto perché è l' erede della rivoluzione cesariana, che sposta gli equilibri dalle classi dominanti nella Repubblica alle masse militari. Augusto eredita questo partito, in quanto figlio riconosciuto per testamento. Ma qui inizia l' originalità di Augusto, che si rende conto della necessità di mettersi d'accordo con le vecchie classi dirigenti. Naturalmente non senza averle decimate con le proscrizioni dell' anno 43.
Le ha rottamate!
BERLUSCONI VS RENZI BY GIANNELLI
Diciamo di sì, anche se quella fu un' epurazione sanguinosa. Mettersi d' accordo con il vecchio sistema significa accettare di condividere il potere, ovviamente da una posizione di forza. Il meccanismo è evidente nella divisione delle Province: senatorie senza eserciti, imperiali con eserciti. I rapporti di forza sono evidenti. Il Senato non si arrende così facilmente: è un equilibrio di forze, spesso instabile, che caratterizza l' intero principato. Augusto parte da una rivoluzione che si fa Stato, scendendo a patti con la conservazione.
Il Senatus era formato da cooptati. Se passa la riforma, torniamo alle origini.
Bisogna sempre maneggiare con cura i paragoni storici. Però è vero: cambiato il peso specifico dei due soggetti, il Senato romano per tutto il tempo della Repubblica e durante il principato è un soggetto importantissimo, reclutato attraverso una cooptazione che era una forma di elezione indiretta.
Il nostro Senato già ora è un corpo modesto e sta per diventare - se la riforma passerà - una caricatura del Senatus. La camera alta sarà composta da notabili di paese che, con una sinecura ben pagata, faranno da tappezzeria nell'equilibrio costituzionale: il contrario grottesco del Senato dei tempi di Cicerone.
Matteo Renzi e berlusconi
Torniamo ad Augusto.
Dicevamo che eredita il potere da Cesare, ma per 13 anni lo deve dividere con Antonio.
Tra i due leader è una lotta senza esclusione di colpi per il dominio del partito e dell' impero. Una volta vinto, Augusto cerca alleanze in Senato per condividere il potere. E quel punto compie un gesto straordinariamente ipocrita: restaura, solo formalmente, la Repubblica. Non ha mai rivestito la dittatura.
Lei ha studiato molto il potere. Come lo interpreta Matteo Renzi?
In maniera completamente totalitaria: qualunque dissenso va colpito. Forse perché è più giovane, ma è molto più greve di Berlusconi: l' occupazione televisiva è totale. Altro che cacciata di Biagi e Santoro. Quelle erano carezze.
renzi e berlusconi 2 2
Renzi è riuscito dove Berlusconi non ha potuto. Ai tempi del Fascismo c' erano le veline del Minculpop, ora la categoria giornalistica ha volontariamente accettato di obbedire: è una forma di servitù spontanea al capo, come la chiamava Tacito, da parte di tanto personale giornalistico. Un sistema che assomiglia molto a un regime a carattere dirigistico.
Secondo il premier l' antiberlusconismo ha paralizzato l' Italia.
Detto con rispetto: è una sciocchezza. Non nuova, peraltro. La stampa "per bene", ha sempre avuto qualche penna compassata che si è incaricata di ripetere questa cantilena. Colpisce il fatto che si usa un' espressione senza definirla.
renzi berlusconi
Cos' è il berlusconismo? Il termine può essere antipatico perché attribuisce a un personaggio modesto una statura storica. In sostanza significa l' estinzione della sinistra, il cui ultimo atto è la fase Renzi in cui sparisce l' antagonismo d' idee e programmi: c' è una convergenza verso la gestione del potere a beneficio delle classi più abbienti. Risultato: i cittadini non vanno più a votare.