Luciano Moggi per “Libero quotidiano”
CORRADO FERLAINO
Viaggiando in treno, qualche giorno fa, mentre ero assorto ad osservare le bellezze della campagna che scorrevano veloci davanti ai miei occhi, contemporaneamente e quasi inconsciamente la mente riavvolgeva la pellicola di accadimenti passati, riportandomi con il pensiero ai momenti belli della mia carriera.
Mi sono rivisto osservatore della Juventus alla ricerca di giovani talenti: tra i tanti le mie perle Causio, Scirea, Gentile, Paolo Rossi, Tardelli e Chiellini. Poi mi è tornato alla mente il Napoli di Corrado Ferlaino, il grande presidente delle vittorie napoletane in Italia e all'estero. Mi sono rivisto ragazzotto di belle speranze, felice per la chiamata di cotanto dirigente a gestire quella squadra che mi intrigava perché ritenevo potesse darmi la possibilità di emergere.
LUCIANO MOGGI E CORRADO FERLAINO
Era il sogno di un giovane che diventava realtà: poter entrare nel mondo del calcio che contava, avere addirittura alle dipendenze il miglior giocatore al mondo: Diego Maradona. Non potevo chiedere di più dalla vita. Per questo non finirò mai di ringraziare "l'Ingegnere" per avermi dato questa opportunità che divenne poi un mio vanto, perché riuscimmo a vincere uno scudetto, una Coppa Uefa, una Coppa Italia ed una Supercoppa. A quei tempi la città era sempre in festa e i tifosi erano tanto orgogliosi della propria squadra, da appendere uno striscione, attorno al cimitero comunale, che chiamava in causa i defunti: «Che vi siete persi».
ferlaino maradona
Ero e sono rimasto affezionato a Corrado Ferlaino, prototipo del presidente perfetto: importante nel Palazzo, conoscitore di calcio come pochi, nonché attento osservatore dei giocatori che avremmo dovuto acquistare. Quasi una spalla per un direttore. Come tutti gli anni, anche questa volta la consuetudine di farsi gli auguri ci ha portato a sedere allo stesso tavolo nel rinomato ristorante «Mimi alla Ferrovia» a Napoli. Ed è qui che abbiamo fatto un ripasso sui nostri comuni trascorsi calcistici. E ovviamente non potevano mancare le mie domande.
ferlaino maradona
Presidente, quando nel 1987 mi ha chiamato a dirigere il Napoli sapeva che ero in trattativa per tornare alla Roma di Viola?
«Certamente lo sapevo e per questo ho accelerato i tempi per non perdere l'occasione».
Come faceva ad avere tanta fiducia in un giovane come il sottoscritto che, fino ad allora, non aveva mai militato in squadre di primo piano?
«L'intuito, ma soprattutto la descrizione che Allodi mi fece di lei quale grande scopritore di talenti oltre che ottimo dirigente di azienda».
Si è mai pentito di avermi assunto nonostante i contrasti iniziali? Come quando alcuni giocatori fecero un comunicato contro l'allenatore Bianchi che lei, per questo, voleva esonerare mentre io ero del parere opposto: di cacciare, cioè, i rivoltosi?
DIEGO MARADONA E LUCIANO MOGGI
«Assolutamente no perché le sue decisioni fecero poi il bene del Napoli tant'è che io, dopo attenta riflessione, sposai in pieno il suo modo di vedere».
Ricorda la partita con l'Atalanta, la moneta piovuta in testa ad Alemao dagli spalti, il ricovero del giocatore all' ospedale di Bergamo causa il forte dolore che accusava, la mia telefonata a lei che, scaramanticamente, aveva lasciato lo stadio alla fine del primo tempo? Ricorda la mia raccomandazione di andarlo a trovare in ospedale?
«Ricordo tutto, ma soprattutto lo stato di agitazione in cui versava il giocatore, tant' è che, alle domande dei giornalisti sullo stato di salute di Ricardo, risposi che non mi aveva riconosciuto!».
E quando Bigon, prima della gara con il Genoa, si rifiutò di parlare con la squadra per non aver ricevuto il prolungamento del contratto?
ferlaino
«Lei andò negli spogliatoi a dire al mister di parlare perché altrimenti se ne poteva andare in tribuna a vedere la partita, e ricordo anche che Bigon ascoltò il suo suggerimento perché diede subito le istruzioni ai giocatori».
E quella volta che Maradona non partì con la squadra per Mosca dove andavamo ad incontrare lo Spartak per gli ottavi di Champions?
«Visto il freddo e la neve di quel giorno, decidemmo di punirlo mandandolo in panchina ed evitandogli così la tribuna dove c' erano le poltrone riscaldate!».
luciano moggi
Ferlaino, torniamo ai giorni nostri e parliamo del Napoli di adesso. Cosa ne pensa di tutto ciò che sta succedendo?
«Ritengo che De Laurentiis abbia fatto un buon lavoro, portando il club nell' elite del calcio italiano».
I giocatori però si sono rifiutati di andare in ritiro...
«Una mancanza di rispetto nei confronti della società. Con noi certamente non sarebbe successo, Bigon docet».
Carlo Ancelotti, alla fine, è stato esonerato.
ferlaino maradona
«Secondo me fu preso per tamponare la partenza di Sarri, che aveva fatto molto bene, quasi un ombrello, senza però tener conto delle caratteristiche dei giocatori che gli venivano messi a disposizione. Occorreva un grande nome per evitare le critiche e De Laurentiis, da buon politico, lo individuò proprio in Ancelotti».
ancelotti de laurentiis