Luigi Grassia per “la Stampa”
lufthansa
La Lufthansa, messa in ginocchio dalla pandemia, vince il braccio di ferro contro la Commissione europea sulle condizioni del salvataggio di Stato da 9 miliardi di euro. Vince nel senso che dovrà sì cedere un certo numero di slot (diritti di atterraggio e decollo), però meno di quelli richiesti, inoltre Lufthansa ha ottenuto che tali slot non vadano alla Ryanair, ed è riuscita a escludere anche altri concorrenti sgraditi; cioè ha acquisito la facoltà di scegliersi i competitori.
La vicenda si trascina dietro tre paradossi:
1) «Non era mai successo - commenta l' analista di settore Antonio Bordoni - che l' Ue imponesse una cessione di slot in cambio del via libera ad aiuti di Stato. In occasione di fusioni o acquisizioni sì, ma di salvataggi pubblici no».
LUFTHANSA
2) D' altra parte, non era mai successo che una compagnia aerea obbligata dall' Ue a cedere slot stilasse una lista di veti a specifici concorrenti.
3) La Lufthansa ha vinto a Bruxelles ma non a Berlino, visto che pure il governo tedesco (quello che, dopotutto, sgancia i 9 miliardi) pone condizioni per il salvataggio, condizioni di fronte alle quali la compagnia recalcitra.
Mercoledì il direttivo di Lufthansa aveva respinto la richiesta della Commissione Ue di rinunciare a 72 slot negli aeroporti di Francoforte sul Meno e di Monaco di Baviera, corrispondenti all' operatività di 12 aerei (sui 300 che Lufthansa ha nei due scali); ieri la compagnia ha detto sì alla controproposta di 48 slot in meno, cioè 8 aerei, e ha ottenuto che tali slot non vadano alla pericolosa concorrente "low cost" Ryanair, e neanche a compagnie extra-europee, e neanche a compagnie europee che abbiano ricevuto aiuti di Stato durante la pandemia, e (per 18 mesi) neanche a compagnie già operanti in questi due aeroporti. Con tali vincoli non sarà facile trovare compagnie subentranti.
aereo lufthansa
«Per un anno e mezzo» fa sapere Lufthansa «questa opzione è disponibile, solo per nuovi concorrenti, negli aeroporti di Francoforte e Monaco. Se il termine scade e nessun nuovo concorrente si avvale di tale opzione, questa sarà estesa ai concorrenti già esistenti nei rispettivi scali».
Resta il malessere di Lufthansa per le condizioni del governo di Berlino al versamento di 9 miliardi: ingresso nel capitale col 20% delle azioni e due posti nel cda. Tale presenza è promessa come silente, ma già lo Stato chiede a Lufthansa di confermare l' ordine di acquisto di aerei del colosso franco-tedesco Airbus per svariati miliardi di euro, con lo scopo (o la scusa) di schierare velivoli più ecologici. Commenta l' analista aeronautico Gregory Alegi: «È comprensibile che un governo che mette tanti soldi voglia stare nel cda a controllare. Ma così stiamo tornando all' epoca delle compagnie di bandiera. In Germania, in Italia, in tutta Europa, gli aiuti di Stato ai vettori e l' ingresso dello Stato nel capitale vengono sistematicamente autorizzati dall' Ue. Così torniamo indietro di molti anni».
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