benjamin castaldi je vous ai, tant aimes
Leonardo Martinelli per "La Stampa"
Il quarto figlio (ha pochi mesi), avuto a cinquant’anni, frigna accanto a Benjamin Castaldi, nella sua casa, a Neuilly-sur-Seine, sobborgo chic di Parigi. Il soggiorno è un porto di mare. Lui è un conduttore televisivo conosciuto in Francia, sempre pronto a fare il mattacchione, pure simbolo di una certa tv trash.
Ma ora è solo il nipote di due mostri sacri che non ci sono più, ma che si occuparono di lui da bambino e da (irrequieto) adolescente. Erano Simone Signoret (1921-85) e Yves Montand (1921-91), attori mitici del cinema francese, lui pure cantante: una vita insieme, con alti e bassi, intensa, mai scontata.
Il loro Benjamin ha scritto (di getto) un libro, pubblicato dalle Editions du Rocher. Il titolo è quello che non aveva mai detto loro in faccia: Vi ho amati così tanto. Quale il ricordo della nonna, che riaffiora di frequente nella sua memoria?
simone signoret yves montand marylin monroe 4
«Era il mese di agosto 1985: un’estate così calda. Lei aveva un cuscino sulla pancia: soffriva terribilmente per il tumore. E io le leggevo ad alta voce l’ultimo libro che aveva scritto, Adieu Volodia. Abbiamo chiuso le persiane, c’era troppa luce. Ma un raggio di sole illuminò il suo sguardo, che era incredibile, sebbene fosse quasi cieca. Uno sguardo trasparente, con quegli occhi grigi-azzurri-verdi. Uno sguardo carico di sensazioni e vuoto al tempo stesso».
yves montand con simone signoret
Alla morte della Signoret, lei aveva 15 anni. Dopo continuò a vedere spesso Montand, fino ai suoi vent’anni, quando scomparve pure lui…
«Aveva avuto un bambino, Valentin, dalla sua nuova donna. Io per lui ero una sorta di confidente. In realtà mi parlava molto di nonna, anche della storia di Marilyn Monroe».
marylin monroe simone signoret
Era il 1960. Montand, accompagnato da Simone, andò negli Usa a girare un film con la Monroe, «Facciamo l’amore». Durante le riprese con Marilyn nacque una tresca…
«C’è un prima e un dopo rispetto a quella vicenda, è ovvio: lui la tradì con la donna più bella del mondo e lei diventò la cornuta più celebre del mondo. Anche fisicamente mia nonna non fu più la stessa. Prima era una donna innamorata. Dopo accelerò il tempo, fisicamente sembrava più vecchia della sua età. Accettò il tempo che passava».
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Il fatto che si lasciasse andare era un segno di libertà?
«Mia nonna era una donna libera. E la libertà suprema è poter controllare tutto, anche il proprio fisico e scegliere di lasciarsi andare. Comunque, se negli Anni 70 non avesse avuto quella faccia lì, non sarebbe riuscita a ottenere ruoli memorabili, come Madame Rosa in L’evaso, con Alain Delon».
Si può dire che non si amarono più dopo la storia con Marilyn?
yves montand e simone signoret
«Non è vero. Si sono amati fino alla fine. Hanno avuto la forza di non cedere agli incidenti della vita. Mi viene in mente un’altra immagine».
Quale?
«Gli ultimi mesi di vita di mia nonna lui fu molto presente. Mi ricordo di loro due che si tengono la mano e guardano la tv come due vecchi qualsiasi, stesi sul letto. Era bello e magico. Montand, poi, volle quella coperta sopra il suo corpo nella bara, quando a sua volta se ne andò».
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Politicamente, la coppia passò dal comunismo all’anticomunismo…
«In realtà, non presero mai la tessera del Partito comunista ma lo sostennero. Montand era nato a Monsummano Terme, in Toscana, e da piccolo era fuggito in Francia con la famiglia: erano comunisti e c’era il fascismo. I miei nonni, poi, fecero un viaggio in Unione Sovietica tra la fine del 1956 e l’inizio del ’57. Furono molto criticati, ma solo così videro la verità in faccia e dopo presero le distanze dal comunismo. Mia nonna rimase un’intellettuale di sinistra. Montand negli Anni 80 approdò addirittura a un liberalismo quasi reaganiano, ma sempre sociale».
Se fossero in vita oggi per chi voterebbero?
«Macron, senza dubbi. Loro nella testa avevano il macronismo quarant’anni prima. Volevano prendere il meglio della sinistra e della destra».
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Montand poteva essere duro…
«Mia nonna era già morta. E lui un giorno mi urlò: “Tu non sei il mio nipote”. Mi buttò addosso un rotolo di banconote, che io ebbi il torto di prendere. È vero che mia madre (ndr, Catherine Allégret) era figlia del primo marito di mia nonna, anche se poi era stata adottata da Montand. Comunque, ci rimasi male. Poco dopo, scrisse un libro e me ne inviò una copia, con una dedica: “Al mio nipote che amo”. In cambio di un momento di una durezza assoluta ne ebbi uno di una tenerezza incredibile».
benjamin castaldi montand e signoret
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