1 – LE CONCESSIONI DI RE LUIGINO
luigi di maio giuseppe conte by osho
Quando uno si monta la testa. Sentite Luigino Di Maio, nero su bianco su twitter: «A Natale e Capodanno permettiamo ai cittadini di spostarsi tra i piccoli Comuni». Permettiamo? Troppa grazia Sua Maestà.
Ma chi si crede di essere, Di Maio? Un monarca che concede? D' altronde spesso è così: se parti da bibitaro e arrivi a palazzo Chigi la trebisonda la puoi perdere. In questo caso di brutto.
LUIGI DI MAIO PERMETTE AI CITTADINI DI SPOSTARSI
Infatti sotto il suo pensiero «octroyée» parte una sequela di vaffa che manco nelle piazze di Grillo. «E noi permettiamo al governo di andarsene a casa», risponde uno. «Guarda che da qui al Mangino brioches il passo è breve», lo mette in allerta un altro.
«I bischeri siamo noi che ti permettiamo questo», considera amaro un toscanaccio. Insomma, il ministro degli Esteri si crede proprio un Monarca. Un Re Sole. Ma non s' accorge che è un Re Sòla.
2 – M5S PERDE ALTRI PEZZI, TREMA IL GOVERNO
Elisa Calessi per "Libero quotidiano"
beppe grillo luigi di maio
Troppo pochi per condizionare il governo, abbastanza per rovinare la giornata a Luigi Di Maio, leader ombra del Movimento, il giorno dopo la giornata che ha salvato il governo sul Mes. Sono quattro i deputati che lasciano i Cinquestelle per iscriversi al Gruppo Misto. E nei prossimi giorni, quando i decreti sicurezza arriveranno in Senato, altri potrebbero seguirli.
Tre dei deputati che oggi hanno dato l' addio, mercoledì avevano votato contro la risoluzione di maggioranza che aveva approvato le comunicazioni del premier Giuseppe Conte e il sì alla riforma del Mes.
Fabio Berardini
Sono Fabio Berardini, Carlo Ugo De Girolamo e Mara Lapia. Il quarto, Antonio Lombardo, non aveva partecipato alla votazione. Se ne vanno anticipando e ribaltando l' accusa che in genere si fa a chi lascia: traditore. I traditori, accusano i quattro, siete voi, gruppo dirigente del M5S, che avete abbandonato le battaglie originarie del Movimento.
Carlo Ugo De Girolamo
«L' approvazione della risoluzione che autorizza il governo alla firma della riforma del Mes», scrive Fabio Berardini, «è l' ultima goccia che fa traboccare un vaso pieno di tradimenti dei valori fondamentali del M5S».
Con il voto sul Mes «è stato tradito il patto con i nostri elettori a causa di una classe dirigente inadeguata che, per paura di perdere la propria poltrona, cede a qualsiasi ricatto politico».
Tap, Tav, acqua pubblica, revoca delle concessioni ad Autostrade, Berardini cita il lungo elenco di rinunce che hanno dovuto accettare.
MARA LAPIA
«Dopo oltre due anni con il Movimento alla guida del Paese non c' è traccia, se non in qualche polveroso cassetto del Ministero, della legge sull' acqua pubblica. L' ambiente doveva essere la nostra prima stella», scrive in un post anche Carlo De Girolamo. E ricorda i «continui annunci pervicacemente portati avanti dai vertici e sin qui non suffragati da evidenti considerazioni di ordine fattuale (in altri termini, tante chiacchiere e pochi fatti)» su una serie di temi come la «revoca delle concessioni autostradali, legge sul conflitto di interessi, riforma fiscale, riduzione della durata dei processi, fuori i partiti dalla Rai, banca pubblica per investimenti, una chiara posizione sull' immigrazione, abolizione della povertà, Ilva, No-Tav, No-Tap, F-35 e da ultimo, Mes».
Antonio Lombardo
Contesta anche le restituzioni degli stipendi: «Bisogna spiegare alla gente che queste somme sono accreditate su un conto privato, sul quale da più di un anno giacciono solitari più di 8 milioni di euro. E nessuno sa ancora che fine faranno». Maria Lapia ricorda che «il Mes, come molto altro, non apparteneva al nostro programma: ci siamo sempre battuti per il contrario».
Intanto due ex M5S (Paolo Lattanzio e Michele Nitti) sono passati al gruppo del Pd. Mentre il senatore Claudio Barbaro, ex Lega, ha aderito a Fratelli d' Italia.
La diaspora dei Cinquestelle non è iniziata ora. Finora sono 16 i senatori passati al Misto e 31 i deputati che hanno abbandonato. Fra espulsi e fuoriusciti, come confermano i dati di Openpolis, il M5S ha 47 parlamentari in meno rispetto a inizio legislatura.
di battista di maio
Ma non è solo un problema numerico. Da mesi il Movimento vive la crisi peggiore della sua storia, con un reggente che doveva essere temporaneo e invece, in assenza di soluzione, continua a reggere. Un leader carismatico, Alessandro Di Battista, che tace da giorni. Gli Stati Generali che non hanno risolto nulla.
E gli iscritti chiamati a votare i 23 punti di un documento mentre in Parlamento si ammaina la battaglia contro il Mes. Di Maio prova a correre ai ripari. «Il tempo è scaduto», bisogna «ripartire», ha detto in una diretta su Facebook. Per «un governo forte», serve «un M5S forte». Ma la strada è in salita.
LUIGI DI MAIO RE SOLE virginia saba chiede un gatto a di maio MASSIMO D'ALEMA LUIGI DI MAIO