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Lidia Catalano per “la Stampa”
«Cosa c' è di male ad allontanarsi cinque giorni?». Tornasse indietro, Luigi Icardi, assessore regionale alla Sanità piemontese e novello sposo, rifarebbe tutto. La sua luna di miele nei giorni in cui i contagi in Piemonte hanno ripreso a galoppare ha mandato su tutte le furie il presidente della Regione Alberto Cirio e ha fornito un prezioso assist alle opposizioni in Consiglio regionale, che ne hanno chiesto le immediate dimissioni. Ma lui tira dritto e minimizza: «Basta con il gossip da rotocalco rosa, parliamo di cose serie».
Assessore Icardi, non è una cosa poco seria allontanarsi nella settimana in cui in Piemonte si registrano mille nuovi casi di coronavirus al giorno?
«Sono stato via dal lunedì al venerdì, senza mai sconnettermi. Ho partecipato alle riunioni di giunta, alle videoconferenze. Non ho mai perso per un istante il polso della situazione».
Un po' anomala come luna di miele.
«Infatti. È stata più che altro una settimana di intenso smart working».
E sua moglie?
«Può immaginarsi che felicità».
Più o meno la stessa reazione che ha avuto il presidente Cirio quando gli ha comunicato che sarebbe partito per il viaggio di nozze?
«No, lui non ha avuto reazioni particolari. Ha solo voluto accertarsi che fossi reperibile».
Eppure Cirio non ha nascosto di aver ritenuto poco opportuno il suo allontanamento dalla plancia di comando in un momento così delicato.
«Ma la plancia di comando era sempre con me! Ho partecipato da remoto a tutte le riunioni più importanti. Sarebbe preoccupante pensare che cinque giorni di smart working siano in grado di inficiare l' intero funzionamento della sanità piemontese. C' è una macchina rodata in grado di portare avanti il lavoro anche se l' assessore si allontana per qualche giorno».
Sull' efficienza della macchina però il presidente ha espresso non poche perplessità: dalle falle della rete dei laboratori alla vigilanza sull' approvvigionamento di reagenti e dispositivi di protezione.
«È stato creato un organismo apposito, il Dirmei, il dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive, che ha proprio il compito di coordinamento e vigilanza».
Però è lei l' assessore alla Sanità. Non si sente chiamato in causa?
«Non credo sia un rimprovero nei miei confronti. Le cose sono state fatte. Poi può essere che qualcuno non si sia attenuto in maniera scrupolosa alle indicazioni ricevute».
Ad esempio sui tamponi? Il ministero raccomandava al Piemonte una media di 11 mila test al giorno. Fino a pochi giorni fa la performance era di 6 mila.
«Su tamponi abbiamo sempre applicato una politica di appropriatezza. Fino a settembre eravamo tra le regioni con il più basso livello di rischio. Ora i numeri sono saliti molto e siamo passati a fare 10 mila test al giorno. Se sarà necessario, possiamo arrivare a 15 mila».
Crede che sarà ancora lei a gestire questa nuova fase di recrudescenza del virus? Le opposizioni chiedono un suo passo indietro e i malumori non mancano nella stessa giunta.
«Le minoranze non perdono occasione per chiedere le dimissioni, ma le strumentalizzazioni e i pettegolezzi non mi toccano. Non ho motivo di temere, il gruppo della Lega è con me e io ho la coscienza a posto. Ripeto: in questi giorni non mi sono mai allontanato dal lavoro. Purtroppo».
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