Daniele Luttazzi per il “Fatto quotidiano”
DANIELE LUTTAZZI
Il sistema delle norme sociali dei comici non è in vigore da sempre. Negli Usa, all'epoca del vaudeville (e fino agli anni 50) l'appropriazione delle gag era una consuetudine diffusa, non sanzionata, poiché la comicità era sentita come un bene comune, e il valore di un comico era attribuito al miglioramento che il suo stile apportava alla tradizione. C'è chi sostiene (Oliar & Sprigman, 2008) che negli anni '60 lo show-biz comico abbia implementato il nuovo sistema di norme anti-appropriazione poiché la comicità era diventata meno generica, più personale; ma questa correlazione causale fra nuovi contenuti e nuove norme è ritenuta arbitraria da Madison (2009).
giorgio faletti 1
Il sistema di norme sociali serve a evitare il danno economico: è tabù rubare dal repertorio di un comico che lavora nella stessa piazza. La piazza coincide con la propria nazione/lingua: per esempio, dire in tv una battuta sentita in teatro da un altro comico la brucia per sempre, ed è un danno economico. Tutti i comici fanno da sorveglianti.
Chi pensa di aver subìto un torto affronta personalmente il trasgressore e chiede spiegazioni: di solito, questo è sufficiente a stabilire la verità dei fatti, a correggere i comportamenti, a evitare recidive; e la cosa finisce lì. Nel caso in cui i due convengano sulla creazione indipendente e contemporanea della stessa gag, uno dei due (quello che ne ha meno bisogno per la sua routine) può decidere di toglierla dal proprio repertorio, come cortesia.
paolo rossi foto di bacco
I pochi aneddoti riguardanti l'uso della violenza fisica per punire un trasgressore sono leggendari, e raccontati nell'ambiente con gusto (in Italia, quello di Faletti che dà un pugno a Paolo Rossi): la tribù non condanna la violenza; in questi casi, anzi la giustifica, come giustifica la gogna. A ben vedere, le norme del sistema servono a mantenere la proprietà della gag in mano a una sola persona (il comico che usa la gag).
Nell'ambiente dei comici, infatti, per convenzione:
1) Se un comico è pagato per scrivere una gag, la gag non è più sua, ma di chi l'ha pagato. Secondo la legge sul copyright, invece, la proprietà di un'opera è dell'autore, se questi non lavora per un'azienda.
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2) Vendere una gag è vendere ogni diritto di utilizzo. Chi scrive gag per un comico non può neppure attribuirsele: una volta vendute, non sono più sue. La vendita non richiede alcun contratto fra le parti, a differenza della licenza che permette l'uso di un'opera protetta da copyright.
3) Fra diversi co-autori di una gag, la proprietà viene attribuita a chi ha ideato la premessa, anche se la punchline non è sua. Secondo la legge sul copyright, invece, la proprietà di un'opera è divisa fra tutti i co-autori.
4) Se due comici stanno usando la stessa gag, e la creazione è giudicata da entrambi indipendente, la proprietà della gag è di chi l'ha eseguita per primo. Nel copyright, invece, la creazione indipendente rende entrambi co-autori dell'opera. La priorità è un criterio che vale solo per i brevetti.
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5) Se due comici stanno usando una gag simile, la gag apparterrà al primo che la esegue in tv: da quel momento, l'altro smetterà di eseguire la propria, poiché non vuole essere accusato di furto dai colleghi e dal pubblico di fan, anche se non ha fatto nulla di male. Ritroviamo qui il tema della priorità, tipica dei brevetti e non del copyright.
6) Se due comici freelance inviano via email la stessa gag a un conduttore di talk-show, e la gag viene usata nel programma, viene pagato chi ha inviato la gag per primo. Di nuovo la priorità dei brevetti.