Maurizio Stefanini per “Libero quotidiano”
edward luttwak (2)
«Si può permettere di arrivare alla bomba atomica a uno Stato che ammette di aver abbattuto un Boeing carico di passeggeri per errore? Ovviamente, no». Polemologo, politologo, saggista e economista consulente del governo di Washington, Edward Luttwak è famoso non solo per i suoi studi sulla "grande strategia" degli Imperi Romano e Bizantino, dell'Urss e della Cina, ma anche per il suo linguaggio diretto.
«Né gli Stati Uniti né Israele lo permetteranno mai. In ciò non c'è differenza tra Obama e Trump, anche se Obama ha sperato di poter tenere lontano l'Iran dalla bomba non solo con la forza, ma anche attraverso l'accordo. Comunque entrambi lo hanno detto in maniera ufficiale. Il governo israeliano non lo ha invece mai detto in modo così solenne, ma c'è stata comunque una dichiarazione del capo del Mossad davanti alla Knesset».
al serraj haftar giuseppe conte
In compenso, l' Europa sembra credere ancora all' accordo sul nucleare
«Un accordo che in realtà permette sostanzialmente all'Iran di fare quello che gli pare. Ma i governi dei Paesi europei, incluso quello del Regno Unito, si attaccano a un vestito della politica sotto il quale non c'è più niente».
ayatollah ali khamenei
Debolezza militare?
«Niente affatto. I Paesi europei le armi le hanno, e le sanno pure usare. Le stesse Forze Armate italiane potrebbero suonarle sia all' Iran che alla Turchia. Ma per usare una forza militare al servizio dell' interesse nazionale bisogna avere coesione nazionale. L' Italia ha la capacità militare per dominare la Libia: le basterebbe spostarvi le truppe che ha ora in Kosovo o in Afghanistan. Ma non ha la coesione politica per farlo. Il potere di ogni Stato dipende dalla sua capacità militare ed economica, moltiplicata per la coesione nazionale necessaria a utilizzarla. Mille portaerei per zero coesione fanno zero».
E ora che succede in Iraq?
«Quando gli americani hanno rimosso Saddam hanno creato le condizioni per cui la maggioranza sciita determinasse il futuro del Paese, ma adesso questa maggioranza sciita è scesa in piazza per chiedere la fine dell' influenza iraniana. La cosa più probabile è che alla fine se ne vadano tutti. La presenza militare occidentale, in effetti, era per affrontare l'Isis».
haftar serraj
Il governo italiano continua però vedere l'Iran sciita come un alleato proprio contro l'Isis.
«Gli interessi italiani in Iraq non sono forti come quelli che ci sono in Libia, che in pratica è stata creata dal colonialismo italiano. E vediamo che dove c'è l'ospedale militare italiano i militari italiani assicurano in quella zona stabilità e sicurezza per tutti. L'Italia è l'unico Paese a conoscere la Libia abbastanza da poterla stabilizzare. Però deve avere la volontà di farlo».
E se l'Iran adesso blocca lo Stretto di Hormuz per far salire i prezzi del petrolio?
«Se si vuole suicidare, può fare questo e altro. L'Iran utilizza una retorica altisonante, ma la verità è che i suoi militari e le sue milizie sono capaci solo di massacrare civili disarmati. Nelle proteste dello stesso Iran come in Siria. Però ogni volta che si sono scontrati con gli israeliani le hanno prese».
donald trump offre la pace all'iran
Trump però era stato eletto per ritirarsi. E invece sta riportando una forte presenza Usa nel mondo.
«Trump ha promesso che un giorno lascerà l'Afghanistan e lo farà, nel momento in cui potrà farlo. Pensa che nei Paesi islamici sostanzialmente non si possa fare niente. Vuole invece confrontarsi con la Cina, che però ormai è abbastanza contenuta da una alleanza di cui fanno parte India, Giappone, Vietnam, Australia. Non solo i Paesi ma anche i leader: Trump è riuscito a stabilire un forte rapporto personale con Modi e Abe, cosa che non era riuscita a Obama».
PUTIN ERDOGAN
Intanto la Libia va verso una spartizione tra Turchia e Russia.
«Ripeto, la Turchia è un Paese con bassissima capacità militare. E per arrivare in Libia deve poi volare sopra due Paesi che essa stessa ha deciso di fare nemici: Israele ed Egitto. Quindi è debolissima in Libia. Vi agisce perché altri non fanno niente».
Il 3 novembre si tengono le prossime presidenziali. L'esito sarà influenzato dai problemi internazionali?
«La gente vota soprattutto su base economica e emotiva, e meno del 30% della popolazione americana ha un passaporto. La politica internazionale la seguono quattro gatti, e nessuno dei candidati manifesta un vero interesse».