Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera” - Estratti
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La solitudine di Elly Schlein dentro il Pd non è più materia per un retroscena.
È un fatto.
È cronaca.
(...)
C’è una Moleskine piena di appunti raccolti nelle ultime settimane. Sfogliando a caso: Elly che nei talk televisivi non funziona (memorabile Lilli Gruber a Otto e mezzo : «Ma chi la capisce se lei parla così?»), Elly che è vaga su tutti i temi più delicati (compresa l’alleanza con i 5 Stelle), Elly che non ascolta i consigli di nessuno (il professor Romano Prodi dicono sia profondamente deluso e dispiaciuto, eufemismo) — Elly che vorrebbe candidarsi capolista in tutti i collegi (ma anche su questo cincischia: «Forse. Potrebbe essere. Chissà»).
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ell’attesa, il partito è però letteralmente esploso. In batteria quasi tutte le donne dem. «Se sul serio intende candidarsi, sappia che penalizza noi». Sottinteso: se si candidasse lei, per poi inevitabilmente rinunciare al seggio, ne sarebbero avvantaggiati i cinque candidati uomini, numeri due in tutte le liste.
Interviste e dichiarazioni durissime. Da Paola De Micheli a Sandra Zampa, da Alessandra Moretti a Laura Boldrini. Sul sito di Rep compare un appello che firmano in ventisei. Interviene l’ex segretario Enrico Letta: «Sono d’accordo con Prodi» (che, appunto inascoltato, aveva suggerito: «Candidarsi dove sai che non andrai svilisce la democrazia»). Aggiungete i sospiri, le braccia allargate di altri capi e capetti: «Se Elly non decide subito, s’incarta».
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S’è incartata. Gliel’ha spiegato l’altra sera Matteo Renzi, a Piazza Pulita , intervistato da Corrado Formigli. «La Meloni le aveva fatto un assist. Io avrei detto subito: va bene, io corro contro di te in tutti e cinque i collegi, due donne contro, sfida in tv, e vediamo chi vince. Oppure: no, cara Giorgia, io sono seria, non mi candido per un incarico al quale so che poi dovrei rinunciare. Invece Elly è rimasta a tentennare lì nel mezzo...».
Risultato: se adesso scioglie la riserva e si candida, lo fa — ufficialmente — contro il partito. Se rinuncia, la sensazione che fornisce è di debolezza, s’è fatta fermare, ha poco peso, carisma, rango.
Che poi questa è già materia di dibattito sulfureo. Raccontano: «A differenza di Giorgia Meloni, che ti accorgevi fosse in Aula da come si muovevano i deputati nei banchi di Fratelli d’Italia, quando Elly arriva tra noi, nell’emiciclo, non ne avverti l’energia, la scarica elettrica».
Nicola Zingaretti l’aveva intuito. A settembre, alla festa nazionale del Pd, a Ravenna, dopo averla elogiata (e certo), scendendo dal palco, disse: «Mah, secondo me con questa alle Europee non arriviamo manco al 17%» (perfidia raccolta dal Foglio ). Goffredo Bettini, invece, tace da mesi.
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Silenzio pneumatico, grave.
Andrea Orlando, come quelli che hanno appena avvistato un Ufo: senza parole. Giuseppe Provenzano, uno preparato, veloce, in privato si rammarica (eufemismo, come per Prodi) della completa assenza di grammatica politica.
Luigi Zanda, con l’autorevolezza di cui dispone, ha provato a dirle: «Adesso Elly dimostri di avere leadership e metta mano alla “forma partito”».
Infatti lei arriva a Gubbio con un giorno di ritardo.
CHIARA BRAGA ELLY SCHLEIN
Con una frase lunare. «Scusate, ieri sono andata al cinema» (puro sgomento tra i deputati). Poi cerca di buttarla in politica. La sua. Parla di fine vita (scatenando la rivolta dei cattolici dem, con Delrio che minaccia di lasciare il partito) e di Israele (prima facendo infuriare Fassino e Guerini, poi invitando il governo a non inviare più armi, e beccandosi la secca smentita della Farnesina).
Francesco Boccia, che guida il gruppo del Senato, prova a difenderla. Ma il portavoce Flavio Alivernini, personaggio ormai leggendario, è già al telefono con i cronisti: «Oh, mi raccomando: almeno la storia che lei stava al cinema non fatela uscire...». Flavio, tranquillo, non esce niente.
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Il sito Dagospia soffia, intanto, di una cena tra Franceschini e Renzi. Starebbero apparecchiando il dopo Elly. Sullo sfondo, Paolo Gentiloni. Che non si ricandida a Bruxelles. E che quindi avrebbe l’identikit perfetto per essere il nuovo segretario o, comunque, il federatore del centrosinistra. Stimato in Europa (è Commissario europeo per gli Affari economici), due volte ministro e già premier, è molto diverso da Elly: autorevole e credibile, accogliente e coinvolgente, mai supponente, mai snob. Sono tratti — vi giro anche quest’altra voce — «che possiede pure Enzo Amendola, tienilo d’occhio». Si sente, lontana, la voce di Vincenzo De Luca: «Il Pd, oggi, è a metà tra Lotta Continua e lo Zecchino d’Oro...» (il governatore della Campania vuole essere candidato per il terzo mandato, un guaio in più).
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Sacerdotesse e monaci (pochi) a guardia del Nazareno, nervosi. Elly, non preoccuparti. Elly, tu sei speciale. Elly, e se facessi «un’altra bella intervista con Vogue» ? Sai che forse il tuo parka dell’altro giorno, a Gubbio, era d’un blu un po’ troppo scuro?
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