fabrizio roncone federica serra foto di bacco
Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
stati generali villa pamphilj
Da annotare: chiusi, blindati hanno cominciato. Blindati finiscono. Loro - quelli dello streaming, della trasparenza - laggiù, dentro lo sfarzo assoluto di Villa Doria Pamphili, distanti e impenetrabili in quel reality dell'economia chiamato Stati generali, e tutti noi, il pattuglione di cronisti, fotografi e cameramen, lasciati fuori dal cancello per una settimana, costretti a cercarci un sentiero che da via Aurelia Antica s' infilasse nella boscaglia, su per lo stesso pratone che nel 1849 risalirono i garibaldini della Repubblica Romana, le camicie rosse con i cannoni da puntare contro i francesi, noi con i teleobiettivi per capire almeno se il premier Giuseppe Conte avesse la pochette.
conte di maio
È arrivata la protesta ufficiale dell'Associazione stampa parlamentare e dell'Ordine nazionale dei giornalisti (con grande imbarazzo del Pd). Ma è poi arrivata anche la polizia a cavallo. Tutto questo fa molto casta. Proprio quella che Di Maio e Bonafede e tutti gli altri grillini di governo promettevano di combattere.
di maio con mega scorta in svizzera
E invece: risucchiati. Dentro fino al collo. Golosi di potere, cacciatori di poltrone, sensibili al lusso. Eccoli laggiù salire sulle loro auto blu, le scorte armate, i lampeggianti, un corteo dopo l'altro: e quando poi Di Maio l'altro giorno è arrivato a Mendrisio, Svizzera, in visita ufficiale, le autorità elvetiche hanno pensato bene di allestirgliene uno proprio di prima classe, con sette macchine seguite da tre furgoni.
di maio saba
Informalmente, lo scorso fine settimana Di Maio è invece andato a spiaggiarsi con la fidanzata Virginia Saba da Saporetti, a Sabaudia, sotto gli ombrelloni dello storico stabilimento del generone romano. Giuseppe Conte, qualche chilometro più in là, al Circeo. All'Hotel Punta Rossa, il preferito dagli oligarchi russi in vacanza.
luigi di maio e ignazio cassis in svizzera
Gli ultimi segnali di una mutazione ormai compiuta. Da valutare con rigore, senza cedere alla meraviglia, e cominciata forse la mattina in cui Rocco Casalino, entrando a Palazzo Chigi, osservò - lo sguardo che era un miscuglio di delusione e fastidio - la stanza che di solito veniva assegnata al portavoce del premier. «Ma è troppo piccola!», urlò, dopo lunghi secondi.
ROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTE
I funzionari, mortificati, chinarono la testa: ora Rocco siede in una stanza adeguata, grande quasi come un campo da calcetto, adiacente a un ufficio dove alloggiano una ventina di collaboratori, alcuni dei quali si definiscono «sottoproletariato dell'informazione».
Dalla sua scrivania, ogni giorno, Casalino spedisce decine di whatsapp a decine di giornalisti. Rocco allude, promette, blandisce, annuncia, rimprovera, drammatizza, poi perdona e, quasi sempre, viene perdonato (ora vediamo come finisce il bisticcio con il sito Dagospia, «sebbene sia chiaro - diceva perfido un ministro grillino l'altra sera in un salotto con vista su piazza Campo de' Fiori - che Casalino non conosca la barzelletta del "Cavaliere bianco e del Cavaliere nero" di Gigi Proietti»).
ROCCO CASALINO A FREGENE IL 2 GIUGNO
Il rapporto del M5S con i giornalisti è profondamente cambiato. Gianroberto Casaleggio teorizzava che se ne potesse fare a meno. Vito Crimi - ossequioso - esplicitò: «Mi stanno sul cazzo!». Beppe Grillo lanciò una vera fatwa contro i talk show. «Chi vi partecipa sarà scomunicato».
Vabbè. Era per dire. Ormai, ogni volta che cambi canale, trovi un grillino. Alcuni passaggi restano memorabili. Tipo quello dell'ex ministro per il Sud, Barbara Lezzi, che andò da David Parenzo su La7 a spiegare «come il Pil dell'Italia sia cresciuto grazie ai condizionatori d'aria».
Solo nell'ultima settimana, Alessandro Di Battista è stato ospite sulla Nove e poi due volte a Retequattro. Dalla cronista di Quarta Repubblica ha finto di farsi sorprendere in strada, molto piacione come sempre, dico e non dico, ma poi dice, certo che dice, ormai tutti i cronisti conoscono la debolezza del Dibba, che adora comparire, sia pure in ruoli diversi: dissidente polemico, poi rivoluzionario in Chiapas, scrittore di reportage modesti, quindi aspirante falegname, provocatore e però eccolo subito di nuovo ragionevole e mansueto, non appena ascolta le promesse di Crimi e Patuanelli, Bonafede e Spadafora, tutti perfettamente a loro agio negli abiti scuri, nel caminetto da Prima Repubblica.
alessandro di battista
Dove si decidono strategie, alleanze e - soprattutto - poltrone. Gli specialisti sono Stefano Buffagni e Riccardo Fraccaro. Buffagni gira proprio con una cartellina rossa. Dentro ci sono i dossier per decidere, o condizionare. Eni, Enel, Poste, Terna, Leonardo, Alitalia. E Rai. I vertici del Movimento ormai vengono interpellati anche per la nomina di un caporedattore qualsiasi.
Beppe Grillo al termine dellincontro con Matteo Renzi b f b fc f ac b e c ac
Così è ripartita la vecchia liturgia romana inaugurata dai satrapi socialisti al tempo dorato (per loro) che fu. Li trovavi seduti ai Due Ladroni in piazza Nicosia, o da Fortunato al Pantheon.
Li salutavi, un sorriso da tavolo a tavolo, c'è gente che ci ha costruito carriere. Adesso conduttori ambiziosi e showgirl disoccupate sperano di incontrare la nomenklatura grillina nei locali della movida, da Maccheroni o da PaStation, il ristorante del figlio di Denis Verdini, a sua volta suocero di Matteo Salvini.
PAOLA TAVERNA PRIMA DOPO
Incurante delle parentele ingombranti, ci capita anche la senatrice Paola Taverna, quella che si alzava nell'emiciclo di Palazzo Madama e urlava: «Io so' der popolo e ve lo dico in faccia: a zozzoniiiii!» - vestita come se stesse al Tibidabo di Ostia, zatteroni di sughero e jeans strappati, mentre oggi invece gira tutta in ghingheri, con la sua Louis Vuitton d'ordinanza.
All'inizio, nemmeno entravano alla buvette di Montecitorio. «Noi - dicevano schifati i deputati a 5 stelle - il caffè ce lo andiamo a bere al bar, come cittadini normali».
Però dopo qualche settimana erano già tutti lì al leggendario bancone, perché il caffè in se è una ciofeca, ma poi le papille iniziano a sentire un certo retrogusto dolciastro e stordente, sorseggi e sai di poter fare cose importanti: per esempio, sistemare nella tua segreteria i vecchi compagni di scuola (Di Maio li fa arrivare quasi tutti da Pomigliano d'Arco e Acerra).
Giggino Di Maio spiaggiato a Sabaudia con la fidanzata Virginia Saba
Così adesso nessun parlamentare vuole tornarsene a casa. Secondo il sacro limite dei due mandati, a fine legislatura dovrebbero trovarsi un posto di lavoro in tanti: da Bonafede a Fico, dalla Castelli a Fraccaro, a Di Stefano, Crimi, Ruocco, Toninelli, Taverna e Di Maio.
Che infatti ha cercato di scardinare la regola cominciando a introdurre per i consiglieri comunali il «mandato zero». «Giggino, scusa, ma cos' è?», chiese, ingenuo, Crimi. «Che cos' è? Semplice: il primo mandato non lo contiamo più», rispose Giggino (con freddezza andreottiana).
roberto fico prima dell auto blu roberto fico con auto blu LUIGI DI MAIO BIBITARO rocco casalino a villa pamphili GIUSEPPE CONTE E ROCCO CASALINO IN CONFERENZA STAMPA VIRGINIA SABA E LUIGI DI MAIO ALLE CASCATE DELLE MARMORE di maio virginia saba luigi di maio virginia saba luigi di maio a madrid con virginia saba PASTATION VILLA PAMPHILIJ rocco casalino a villa pamphili ROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTE GIUSEPPE CONTE E ROCCO CASALINO IN CONFERENZA STAMPA GIUSEPPE CONTE E ROCCO CASALINO ROCCO CASALINO