1. LE AVANCES (UN PO’ SPINTE) DI PIERLUIGI…
Andrea Carugati per la Stampa
bersani grillo
Se il M5S, dopo il voto volesse aprire una discussione seria sul governo, Pier Luigi Bersani non si tirerebbe indietro. Si siederebbe al tavolo, come fece nel 2013 quando l' incarico di formare il governo lo aveva ricevuto lui, e accettò l' incontro con i capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi. «Io resto quello dello streaming, con le mie idee che propongo con umiltà e la mia tranquilla disponibilità», ragiona dopo aver letto sulla Stampa dell' interesse M5S verso la candidatura di Pietro Grasso.
BERSANI E GRILLO
«Se vorranno discutere significa che avranno deciso di cambiare e sarà un bene per la democrazia», spiega, ricordando che lui non si è mai arreso all' idea che il Movimento resti chiuso dentro il suo fortino. L' ipotesi di un asse con i grillini non è una novità per la galassia vicina a Bersani, che ha definito quello di Grillo «un partito di centro dei tempi moderni». Già alla vigilia delle regionali in Sicilia si era ragionato dentro Mdp di un possibile appoggio esterno in caso di vittoria del grillino Giancarlo Cancelleri.
PIETRO GRASSO FOGLI
Pietro Grasso, l' oggetto principe degli interessi grillini, non commenta in alcun modo. Davide Zoggia, uomo macchina di Mdp, spiega: «Su alcuni temi è indubbio che siamo più vicini a M5S che al Pd renziano. Penso ad esempio alla tutela dei consumatori, ma anche sui diritti del lavoro alla fine i grillini sono più sensibili dei dem». Roberto Speranza invece tira il freno: «Tra noi e M5S ci sono distanze enormi. Penso allo Ius soli e alle ong, temi su cui Di Maio la pensa come Salvini. Ma anche all' atteggiamento contro i sindacati, che ricorda quello di Berlusconi», Sull' articolo 18 invece Di Maio e Di Battista stanno insistendo per un ritorno del reintegro dei licenziati.
ROBERTO SPERANZA - PIERO GRASSO - NICOLA FRATOIANNI
«Sì, ma in Parlamento, quando abbiamo portato la nostra proposta, non ci hanno dato una mano», chiude Speranza, che lascia però uno spiraglio: «Ci confronteremo in Aula in maniera aperta e sulla base dei programmi: penso a scuola e sanità pubbliche e alle pensioni». «Ci auguriamo che venga fuori un rapporto di forza che porti al cambiamento su fisco, scuola e sanità», dice Bersani.
Pippo Civati, uno dei quattro moschettieri della nuova lista, è stato un pioniere del dialogo col M5S già nel 2013: «Per loro noi siamo un osso duro, perché attraiamo molti loro elettori. Per chi fa dell' onestà un marchio, diciamo che anche Grasso può dire la sua...». «Ognuno di noi prenderà i suoi voti e poi si faccia una discussione sui possibili alleati», ragiona Civati.
Miguel Gotor Flavio Zanonato Davide Zoggia
Dentro il gruppone di sinistra riunito attorno a Grasso il tema delle future alleanze per ora è in secondo piano. In cima alle priorità c' è la necessità di imporsi come «la vera novità di questa campagna elettorale» e di raggiungere il 10%. Il piano A prevede dopo il voto un dialogo con un Pd indebolito e costretto a virare a sinistra. Ma la convinzione è che i dem non saranno il primo partito e non avranno l' incarico di formare il governo. «Cercheranno in tutti i modi di mettere in piedi una coalizione con Berlusconi», spiega una fonte di Mdp. Dunque il M5S potrebbe essere l' unico reale interlocutore.
Bersani a Porta a Porta conferma che i rapporti col Pd sono al minimo storico: «Pensavano di comprare Grasso offrendogli una candidatura. Uno con la sua storia, che ha lottato contro la mafia, dicono che è burattino di D' Alema? Sento cose indigeribili. Chiedo almeno rispetto per la storia».
2. … CHE I GRILLINI ACCETTANO NEL NOME DI GRASSO
Ilario Lombardo per la Stampa
alessandro di battista futuro papa
La possibile intesa con la sinistra di Liberi e uguali, raccontata ieri da La Stampa , è una prospettiva che indubbiamente alletta il gruppo parlamentare più di un apparentamento forzoso con Matteo Salvini. C' è quasi un senso di sollievo a sentire deputati e senatori, che eletti nel 2013 rappresentano ancora l' avanguardia movimentista delle origini, che cinque anni fa era la componente maggioritaria nel M5S e che oggi è viene identificata in Roberto Fico.
Alessandro Di Battista nega che il M5S sia tornato tutto a un tratto a insistere sui temi cruciali del lavoro, sul reintegro dell' articolo 18 e sulla revisione del Jobs Act: «E' di nuovo d' attualità perché c' è stata la manifestazione della Cgil. Ma noi ne parliamo da sempre. Chiedetelo a Davide Tripiedi». Lo facciamo. Tripiedi è il deputato delle fabbriche, delle vertenze sul lavoro, del freddo preso davanti ai cancelli con gli operai. Tutti lo conoscono come il «comunista» del gruppo. «Mai con la Lega - esordisce scandendo bene il "mai" -. Ovvio che tra i due preferirei la sinistra ma sempre se ragioniamo su convergenze programmatiche dopo il voto».
carla ruocco beppe grillo
Perché in fondo è vero che sul programma i punti d' intesa sono diversi. E li elenca: «Reddito di cittadinanza, innanzitutto. Buona Scuola da abolire. Jobs Act da rivedere, ma non sotto i 15 dipendenti. Ma soprattutto la riforma Fornero. Se ci stanno a cancellarla...». Basta che non si parli di alleanze, in senso tradizionale, come spiega Carla Ruocco al TgCom24: «Per il resto è vero che su alcune cose la vediamo in modo simile».
Ma è in Senato che si trovano i più entusiasti sostenitori dell' asse con la nuova creatura di Pietro Grasso. E le ragioni sono nel semplice fatto che c' è lui a guidarla. Dopotutto già nel 2013 una fronda guidata dal senatore Mario Michele Giarrusso si immolò, provocando una spaccatura, per convincere i colleghi a sostenere la nomina del pm antimafia alla presidenza del Senato. Gli anni della legislatura hanno rafforzato e ampliato la stima dei grillini.
PAOLA TAVERNA
Non è un caso, poi, che siano proprio i senatori che hanno ricoperto a rotazione il ruolo di capogruppo a esporsi maggiormente nelle chat interne. Perché lo hanno conosciuto più da vicino. Così Paola Taverna, Vito Crimi, Maurizio Buccarella, Andrea Cioffi, Michela Montevecchi continuano a esaltarne l'«autonomia e l' indipendenza» che hanno potuto apprezzare nei colloqui riservati dei capigruppo, dove l' ex pm ha condiviso i loro dubbi sulle riforme costituzionali e sulle forzature in aula. Giovanni Endrizzi lo elogia esplicitamente: «E' sempre stato corretto e neutrale».
Di fronte a queste reazioni Luigi Di Maio sa che tra non molto dovrà decidere a chi affidarsi in Parlamento, in caso di successo elettorale, se vuole avere qualche chance di andare al governo. Lega Nord oppure Liberi e uguali di Grasso? Per adesso, nelle sue dichiarazioni pubbliche, cerca di mantenersi in equilibrio sia all' interno del M5S, dove convivono culture politiche diverse, sia all' esterno, per non rischiare di alienarsi elettori di destra o di sinistra.
di maio cancelleri
«Se dopo le elezioni i numeri non saranno sufficienti, ci rivolgeremo a tutte le forze politiche. Avremo un programma articolato per punti e chi ci darà la fiducia farà partire il governo che cambierà il Paese». Il candidato premier del M5S mostra di aver maturato una consapevolezza sul massimo fisiologico a cui può puntare il Movimento. L' asticella è fissata al 30%. Le speranze più ottimistiche arrivano al 35%. In entrambi i casi, con la legge attuale, non bastano per entrare a Palazzo Chigi.