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    MA ANCHE HANDKE NO! A POCHI GIORNI DALLA CERIMONIA DI CONSEGNA DEL NOBEL, ARRIVANO NUOVE DIMISSIONI – DUE MEMBRI ESTERNI DEL COMITATO CHE ASSEGNA IL PREMIO LASCIANO L’INCARICO – LA SCRITTRICE SUNDSTROEM CONTRO HANDKE PER LE SUE POSIZIONI FILOSERBE NEL CORSO DELLA GUERRA IN EX JUGOSLAVIA - LA GIORNALISTA CHE FECE SCOPPIARE LO SCANDALO DELLE MOLESTIE SESSUALI NEL 2017: "NON VEDO SEGNI DI CAMBIAMENTO..."


     
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    Riccardo De Palo per il Messaggero

     

    handke handke

    Nuove dimissioni eccellenti nell' istituzione che ogni anno assegna il premio Nobel per la Letteratura, a pochi giorni dalla cerimonia di consegna, il prossimo 10 dicembre a Stoccolma. Due membri esterni del Comitato, chiamati proprio per sovrintendere alle riforme (dopo lo scandalo che ha reso impossibile assegnare il riconoscimento l' anno scorso), hanno lasciato l' incarico. Si tratta della critica letteraria e autrice Gun-Britt Sundström, 73 anni, e di un altro scrittore, Kristoffer Leandoer, 57, famoso in patria per i libri horror della serie Black Mirror.

    gun-britt sundstroem gun-britt sundstroem

     

    Sundström - autrice tra l' altro di una traduzione della Bibbia in svedese - ha usato le colonne del quotidiano Dagens Nyheter per spiegare che gran parte della sua decisione è dovuta alla scelta del vincitore per il 2019, Peter Handke, che «pone la letteratura al sopra della politica», e che fa parte di una «ideologia» che lei disconosce totalmente. Sloveno di origine, Handke, come noto, è stato criticato per le sue posizioni filo-serbe nel corso della guerra in ex Jugoslavia.

     

    TEMPI Leandoer, invece, non ha nulla contro lo scrittore austriaco: ha dichiarato su Svenska Dagbladet di non avere la «pazienza» di seguire le riforme interne avviate dall' Accademia dopo lo scandalo di molestie sessuali esplose nel 2017. «Lascio il mio incarico - ha spiegato - perché non ho né la pazienza né il tempo di aspettare che il risultato del lavoro iniziato dia i suoi frutti».

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    Matilda Gustavsson, la giovane giornalista del Dagens Nyheter che ha fatto scoppiare il caso - e che ha raccontato i retroscena dell' inchiesta nel suo libro Il Club - ci dice al telefono di «non avere visto molti segni di cambiamento» nel Comitato del Nobel.

     

    A causa dei suoi articoli, che rivelavano lo strapotere e le violenze perpetrate da JeanClaude Arnault, marito dell' accademica Katarina Frostenson, nel 2018 il premio era stato sospeso (e il fotografo è attualmente in carcere, condannato per due stupri). La scelta della polacca Olga Tokarczuk (per l' anno passato), non ha suscitato polemiche; ma il vincitore per il 2019 si è rivelato un boomerang. Peter Handke è un grande scrittore, ma era inevitabile che la scelta di premiarlo causasse polemiche, per le sue controverse sortite politiche.

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    Come ignorare la vicinanza dello scrittore austriaco al leader serbo Milosevic, la sua presenza (e discorso funebre) alle esequie dell' uomo che fece assediare Sarajevo?

     

    ESPRESSIONE «Forse i giurati - commenta Gustavsson - sapevano che ci sarebbero state contestazioni, ma hanno ritenuto che il Nobel fosse qualcosa che va oltre l' espressione politica» del singolo autore prescelto.

     

    matilda gustavsson matilda gustavsson

    Oggi il Comitato è presieduto da Anders Olsson, che un paio di settimane fa ha scritto una lettera a esponenti di Kosovo e Bosnia, per difendere il Nobel assegnato a Handke, «premiato per il suo straordinario lavoro letterario», ma non per la «persona». «Dovremmo - ha precisato - lottare per il rispetto reciproco anche in presenza di opinioni divergenti su temi importanti».

     

    Secondo Gustavsson, «ci vorrà del tempo per ripristinare nell' istituzione del Nobel il prestigio perduto», e le dimissioni dei due membri esterni «significano proprio che, a loro parere, il cambiamento tanto sbandierato non sta affatto avvenendo».

     

    Insieme a Olsson, operano altri tre membri permanenti dell' Accademia, Per Wästberg, Kristina Lugn e Jesper Svenbro, nominati per tre anni; ad affiancarli restano solo tre membri esterni, Mikaela Blomqvist, Rebecka Kärde ed Henrik Petersen. Se avessero anche loro dei ripensamenti, per il Nobel sarebbero guai ancora più seri.

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