Estratto dell'articolo di Giuseppe Legato e Lodovico Poletto per www.lastampa.it
ASSALTO DEGLI ANARCHICI A UNA VOLANTE DELLA POLIZIA A TORINO
Cinque anarchici denunciati per aver strappato dalle mani dei poliziotti un immigrato destinato al Cpr di Milano. L’aggressione dell’altra sera, prima ai poliziotti e la fuga con l’uomo poi placcato dagli agenti usciti in forze dalla questura, non ha nessun contorno che assomigli (anche soltanto vagamente) alla solidarietà nei confronti di un disperato. Anzi.
Il risultato di questo blitz ovviamente è già stato scritto: l’immigrato di origini marocchine al centro di questa vicenda è già a Milano. Cinque ragazze che hanno partecipato all’assalto alla volante e al tentativo di fuga sono già state identificate dalla Digos e segnalate alla Procura. Altri membri del gruppo - almeno una decina, ma forse anche di più - sono in fase di identificazione. Una certezza: appartengono tutti all’area anarco-insurrezionalista. Frequentavano, cioè, l’ex Asilo Occupato di via Alessandria. Adesso hanno come punto di ritrovo l’ex Lavatoio occupato di via Brin, in zona Madonna di Campagna.
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Ma è sul fermato che si concentrano in questo momento i riflettori. La storia di questo trentenne, nato in Marocco e arrivato in Italia nell’ottobre del 2008, è un’infilata di condanne - quasi tutte ormai definitive - collezionate su e giù per il Paese, in una lenta marcia di avvicinamento a Torino durata anni. Quella per il reato più grave, però, la incassa a Bologna, quattro anni dopo il suo sbarco in Italia.
Il tribunale dei minori di quella città lo condanna per una violenza sessuale di gruppo commessa parecchio tempo prima. Ed è una bruttissima storia che finisce su tutti i giornali della regione. Già all’epoca Jamal Kilal - questo il suo nome - non è però uno sconosciuto per i giudici emiliani. Lo hanno ha già processato. E condannato. Furto. Rapina. False identità. Un altra condanna qualche mese dopo la violenza. Un altro furto.
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[…] Nel carniere c’è un’altra condanna e stavolta la sentenza arriva dal tribunale di Forlì. Prima ancora si era pronunciato nello stesso modo quello di Potenza, per danneggiamento. L’ultima sentenza - diventata definitiva - la emette il tribunale di Catanzaro: evasione.
Chi frequentasse Jamal nel periodo torinese nessuno lo sa. Quel che si sa, invece, è che la Prefettura di Piacenza emette a suo carico un provvedimento di espulsione qualche giorno prima di Natale, due anni fa. Jamal fa come fanno spesso i clandestini: lascia la città e si trasferisce altrove. Lo ritrovano a Gorizia sei mesi dopo, dove il Prefetto firma l’ordine di lasciare il nostro Paese entro 7 giorni. Va all’estero? No. Scompare un’altra volta. Torna a essere un’ombra. Che riappare a Torino. Lo agganciano gli anarchici del «Lavatoio». Li frequenta. Partecipa anche ad alcune loro manifestazioni.
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L’altro giorno la polizia lo trova nel sottopasso di corso Grosseto. Ha una bomboletta in mano e sta scrivendo sul muro: «Più poliziotti morti». «Acab». Lo fermano. Reagisce male. Lo portano in questura e scoprono che deve essere espulso. Quando è in via Farinelli per le viste mediche e finalmente ha di nuovo un cellulare in mano, avvisa un’amica del Lavatoio. Che raduna gli altri. E parte la spedizione per farlo fuggire. Gli va male. Jamal recuperato e cinque anarchiche accompagnate in questura. […]
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