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    MA CHI È STO GIO EVAN? – TUTTO QUELLO CHE DOVETE SAPERE SUL “POETA DI INSTAGRAM” CITATO DALLA ISOARDI PER MOLLARE MATTEO SALVINI: HA 30 ANNI, SI DEFINISCE “SCRITTORE, POETA, CANTAUTORE UMORISTA E PERFORMER” – L’INTERVISTA A “VANITY FAIR” DI SETTEMBRE: “A PELLE VOGLIO BENE A ELISA ISOARDI. GUARDANDOLE GLI OCCHI PENSO CHE CI SIA…”


     
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    1 – CHI È GIO EVAN, L’AUTORE DELLA FRASE CON CUI LA ISOARDI HA DETTO ADDIO A SALVINI

    Da www.rivistastudio.com

     

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    Tante camicie stirate per nulla: la relazione tra la conduttrice tv Elisa Isoardi e il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’interno Matteo Salvini è ufficialmente finita. La notizia non è un gossip scappato dalla bocca di qualcuno: ad annunciarlo è stata la stessa Isoardi con un post su Instagram.

     

    Si tratta di un agghiacciante selfie di coppia che ha tutta l’aria di essere stato scattato pre o post coitum. L’immagine mostra un Salvini affettuosone a petto nudo (che sia completamente nudo? Non avremmo mai voluto pensarci, eppure ecco, l’abbiamo pensato) e una bella Isoardi in accappatoio. La splendida immagine di amore coniugale è accompagnata da una caption struggente, con tanto di cit. «Non è quello che ci siamo dati a mancarmi, ma quello che avremmo dovuto darci ancora. Gio Evan. Con immenso rispetto dell’amore vero che c’è stato. Grazie Matteo».

     

    Ma chi è questo Gio Evan, autore della frase citata da Isoardi? Giovanni Giancaspro è un “poeta di Instagram” nato nel 1988  (della moda della poesia su Instagram avevamo già riflettuto qui). Gio Evan vanta ben 417mila follower, nella sua bio si legge: «Scrittore e poeta, cantautore, umorista e performer. Ma lui non lo sa e vola lo stesso». Se volete approfondire l’opera omnia di Evan, qui trovate il suo sito. Intanto, qualche assaggio dei versi che potrete trovare sul suo profilo Instagram:

     

    Ho conosciuto dei vattene via

    che volevano dire

    non te ne andare, resta.

     

    Il segreto è questo.

    Bisogna diventare le due “E”.

    Quella con l’accento, per essere

    e quella senza, per unire.

     

    Scegli chi ti resta

    accanto

    anche quando

    dai il peggio di te.

     

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    2 – L’INTERVISTA DI GIO EVAN A VANITY FAIR

    Chiara Colasanti per www.vanityfair.it (22 SETTEMBRE 2018)

     

    «È solo per questo che scrivo libri: perché faccio il tifo per le donne pericolose»: con una dichiarazione d’intenti del genere, Gio Evan, nella sua Le donne che leggono, si era già conquistato una fetta di pubblico decisamente affezionata.

    Il successo se lo è poi guadagnato giorno dopo giorno, con pensieri, poesie e riflessioni che vanno a toccare le corde più intime delle quasi 190mila persone che seguono la sua pagina Facebook e delle 385mila che lo seguono su Instagram.

     

    ELISA ISOARDI ANNUNCIA LA FINE DELLA STORIA CON SALVINI ELISA ISOARDI ANNUNCIA LA FINE DELLA STORIA CON SALVINI

    In un momento in cui sui social la poesia è tornata di gran moda, specialmente tra i millennial, Gio Evan, che con le parole ci lavora da anni tra spettacoli teatrali e libri, è diventato realmente un «evangelista» di questo movimento (un Hopi in Argentina ha ribattezzato Giovanni Giancaspro come Gio Evan, facendo riferimento proprio all’omonimo evangelista).

     

    Questo trentenne, moderno poeta della positività e della tenerezza, si è conquistato anche le attenzioni di Elisa Isoardi, che ne condivide spesso citazioni e contenuti, su Instagram e non solo… E Elisa Isoradi ha scelto una sua frase per annunciare via social la fine della sua storia con Salcini

     

    Scrittore e poeta, cantautore, umorista e performer: come si declinano tutti questi ruoli nella vita quotidiana e come funziona con l’ispirazione? Come sa in che cosa canalizzarla, di volta in volta?

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    «Questo è un gran casino: l’ispirazione si mescola in me facendo dei grandi boati interiori. La cosa divertente è che avendo voglia di fare sempre tante cose riesco sempre a piazzarle nella giusta posizione, perché ho diversi «rami», permettetemi il termine botanico. Sono costretto ad ascoltare l’ispirazione e a chiederle dove vuole essere versificata: se vuole diventare teatro, se vuole diventare musica…».

     

    … o se vuole diventare libro. Nelle sue storie su Instagram abbiamo visto che sta lavorando a un romanzo: ci può dire qualcosa in merito?

    matteo salvini elisa isoardi matteo salvini elisa isoardi

    «Siamo quasi al termine: questo libro mi sta facendo felicemente dannare. Ho fatto quella storia su Instagram proprio perché ero fermo ad aspettare i protagonisti del romanzo muoversi invece che farli muovere io e finalmente questa settimana si è sbloccata la situazione. Non dico di averlo chiuso, ma ci siamo quasi!».

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    Nei suoi libri c’è un gran lavoro anche fotografico (in Capita a volte che ti penso sempre si alternano per esempio versi a foto con minipoesie attaccate in contesti urbani di vario tipo, vedi la gallery in alto): come nasce un suo volume di poesie?

    «Tra noi tutto è infinito e Capita a volte che ti penso sempre vengono dai rimasugli meditativi di due grandi viaggi che ho fatto. Ho raccolto tutto quello che avevo imparato dal viaggio dell’Est e dal viaggio dell’Ovest e ho voluto lavorare a due insegnamenti che erano rivolti ovviamente a me: quello del sempre e quello dell’infinito, che sono molto amici come parole e come concetti».

     

    A proposito del viaggio dell’Est e del viaggio dell’Ovest: tra il 2007 e il 2014 ha viaggiato tra India, Europa e Sud America studiando e vivendo con maestri e sciamani del posto. Parafrasando Volevano insegnarmi, una delle tracce del suo disco, che cosa le hanno insegnato questi viaggi?

    isoardi salvini isoardi salvini

    «Mi hanno riportato alla vita: quella di prima non penso che la potessi definire “vita”, vivevo in un limbo mentale tutto corporeo e materiale. Questi due viaggi – anche se molto di più quello in Sud America perché sono andato a convivere con degli sciamani del posto di una tribù antichissima – mi hanno distrutto la parte che avevo costruito per donarmi una nuova vita, tecnicamente spirituale».

     

    Com’è stata l’esperienza allo Sziget quest’estate e si aspettava il titolo di «Artista eclettico dell’anno» che ritirerà il 29 settembre al MEI?

    «Lo Sziget mi ha veramente stravolto: non sapevo di essere in grado di gestire un’esperienza del genere. Sono abituato da quattro anni a questa parte a teatro, poesia e monologhi; adesso abbiamo “addobbato” lo spettacolo con la musica, ma arrivare allo Sziget è stato un trauma molto bello, positivo. Quando si fanno cose che ci sconvolgono si creano delle fratture del cranio, delle aperture che poi ti permettono di avere anche una saggezza più florida: per una settimana non ho parlato più con nessuno, pensavo che farmi andare allo Sziget fosse il dispetto dell’anno. Il premio come “Artista eclettico dell’anno” è davvero una sorpresa anche per me: sono un campione a non vincere mai niente! L’idea era fare come Bob Dylan con il Nobel: però io andrò perché dopo c’è il concerto da fare… promesso».

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    «Intrecci di parole e filosofie allegre» (dalla descrizione del suo spettacolo «OH ISSA») sembrano le parole perfette per definire lo stile delle sue condivisioni sui social. Com’è nata l’idea di condividere la sua poesia su Instagram e cosa pensa dell’esigenza di poesia 2.0 ormai diventata di moda tra i millennial?

    «È vero, sta andando di moda: questo un po’ mi dispiace perché non mi piacciono le mode. Magari non sembra, ma io sono un anti-social, veramente contrarissimo: lotterò finché potrò per farli utilizzare nel migliore dei modi, che non è quello che vedo adesso. Li uso davvero con i guanti, solo per condividere il mio lavoro.

     

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    Quando sono tornato in Italia dopo sette anni di viaggi all’estero ho visto molte persone tristi, molti occhi spenti: venivo da due anni in India dove c’è la cultura di sedersi sui treni, uno accanto all’altro e parlarsi senza conoscersi. In Italia è successo il contrario: quando sali su un treno e anche solo uno dei quattro sedili è occupato ci pensi due volte a sederti vicino a qualcun altro. Sono molto spaventato da questo: prima ero molto più dark, ma da quel giorno in poi ho deciso di condividere sui social parole dolci, tenere, non necessariamente articolate perché non volevo dimostrare niente. Vorrei ammorbidire questa situazione umana così drammatica».

     

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    Elisa Isoardi la cita spesso su Instagram e per il suo ingresso alla Prova del Cuoco ha scelto la sua «Sei Perfetta»: non le fa un po’ strano, visti i suoi trascorsi in giro per il mondo e le politiche di chiusura di Salvini, il suo compagno, decisamente a contrasto?

    ELISA ISOARDI ELISA ISOARDI

    «In effetti fa un po’ strano a tutti! A pelle io voglio davvero molto bene a Elisa Isoardi: guardandole gli occhi penso che ci sia davvero una potenza bellissima. Lei può frequentare chi vuole, non posso assolutamente dirle chi frequentare, ma spero che trovi la sua felicità perché le voglio bene. Ha degli occhi veramente vivi… poi non so molto sul serio: mi hanno chiamato per dirmi che “ero” alla Prova del Cuoco perché io a casa non ho la televisione. Mi ha scritto Elisa stessa per dirmi che mi aveva citato durante il programma e le ho detto che lo andrò a vedere e lo andrò a vedere, lo giuro!».

    LA FOTO CON CUI LA ISOARDI HA MOLLATO SALVINI LA FOTO CON CUI LA ISOARDI HA MOLLATO SALVINI

     

    «Sei diventata dura», «Sei perfetta», «Ti tradiscono le guance», «Dovresti sentirtelo dire»… l’interlocutrice è sempre la stessa, è qualcuno nello specifico o è un’interlocutrice generica e singolare in quanto emblema di una «pluralità di ragazze»? A chi si rivolge?

    «Giuro che non ho mai scritto una poesia a una ragazza precisa: non ho mai usato la poesia per corteggiare o per innalzare il mio sentimento a lei. Scrivo per le anime: quando dico Sei diventata dura può essere un’anima, o una persona, non c’è maschio o femmina. Il soggetto non è femminile: è universale, a volte scrivo anche guardando una quercia e una rondine che vi si è posata. Scrivo perché quello che sento dentro è un’urgenza, il bisogno di comunicare determinate frequenze, determinate vibrazioni. La poesia è di chi la sente sua, quando la senti tua vuol dire che hai trovato una parte di te in quella poesia».

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