Patrizia De Rubertis per il “Fatto quotidiano”
cannucce di plastica
Per gli ambientalisti da sola non basta per salvare l'ambiente, ma per le 5mila aziende del settore le "ucciderà". In ogni caso la plastic tax - l' imposta da 1 euro al Kg per la plastica monouso, che colpirà bottiglie e imballaggi (buste dell'insalata, vaschette per alimenti, tetrapak del latte, eccetera) - è tutt'altro che un problema di quattrini. "In concreto con la tassazione una bottiglietta d'acqua usa e getta costerà 4 centesimi in più", ha spiegato il ministro dem per il Sud Giuseppe Provenzano). "Occorre modularla bene e sono pronto a discutere con gli operatori del settore, ma la misura è giusta", ha detto nella tarda serata di ieri il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri.
rifiuti di plastica
L'idea è che, mentre si fa cassa per poco più di un miliardo il prossimo anno (fino a 1,7 miliardi nel 2021), alle imprese della plastica e degli imballaggi torni indietro un credito d'imposta del 10%. È, quindi, il solito cahier de doléances che caratterizza l'approvazione di una manovra (da 30 miliardi) e che ora è rilanciato dall' ennesima giravolta di Matteo Renzi: era il nemico della plastica ma adesso si gioca la battaglia per la sopravvivenza di Italia Viva, insieme al candidato governatore Pd Stefano Bonaccini, cavalcando il disappunto delle imprese che, guarda caso, si trovano soprattutto in Emilia Romagna (228 con quasi 17 mila occupati e un fatturato di 4,4 miliardi), dove si andrà al voto il 26 gennaio.
plastica in mare
Con un impatto minimo sui consumi e la spinta verso l'economia circolare, a puntare sulla plastic tax è anche Bruxelles che sta pensando di applicare un' aliquota comune di 0,8 euro/kg sui rifiuti degli imballaggi in plastica che non vengono riciclati, in modo da reperire 6,6 miliardi all' anno. Ma c' è chi non ha voluto aspettare una misura comunitaria e ha già messo mano alla normativa nazionale. Ne è un esempio, la Finlandia che ha varato una tassazione già dal 1997.
L'imposta si applica sugli imballaggi di bevande non alcoliche (esclusi i cartoni): produttori e importatori devono pagare 0,51 euro al litro; escluso il vuoto a rendere. Questo modello è stato preso a esempio dalla Norvegia , dove il 96% delle bottiglie di plastica viene riconsegnato ai negozi e riciclato. L'imposta si paga sugli imballaggi "a perdere". E per disincentivare l' uso di plastica e coprire i costi del riciclo, produttori e importatori pagano una tassa ambientale sui contenitori di tutti i tipi di bevande, escluso il latte.
bere dalla bottiglia 2
In Germania, che investirà nella sostenibilità ambientale e industriale la bellezza di 100 miliardi, la limitazione all'uso di plastica è disciplinata dalla nuova legge sugli imballaggi VerpackG, che obbliga il produttore a maggiore trasparenza, controllo e responsabilità, con requisiti severi per il riciclo e il riutilizzo.
Non c'è una tassazione, ma un sistema di deposito cauzionale: se riporti una bottiglietta di plastica vuota al negozio ti restituiscono dagli 8 ai 25 centesimi. In Danimarca è stata studiata una tassa su tutti gli imballaggi il cui importo aumenta o diminuisce a seconda dell' impatto ambientale che hanno i materiali. Qui i rifiuti vengono bruciati per produrre energia.
plastica mare
Una tassa simile alla plastic tax italiana verrà adottata dal 2022 in Gran Bretagna su tutti gli imballaggi in plastica monouso che non contengono almeno il 30% di componente riciclata. È in base a questa proporzione che varierà la tassazione. I costi stimati per rivenditori e produttori dovrebbero oscillare tra i 500 milioni e il miliardo e mezzo di sterline l' anno, con costi in previsione più elevati per le aziende alimentari e delle bevande.
In Francia , infine, dallo scorso anno si discute di una misura estrema: tassare del 10% bottiglie e contenitori che non vengono prodotti con plastiche riciclate.