Mario Ajello per il Messaggero
gualtieri letta
Si agita il Pd, eccome se si agita, in vista del voto per il Campidoglio ad ottobre. Il candidato forte ancora non c' è, ma è quasi ufficiale che sia Gualtieri, figura di sicura affidabilità e competenza, e intanto però crea scompiglio la tentazione Calenda almeno ideale che diversi esponenti dem - chi pubblicamente e chi privatamente - manifesta per il leader di Azione. Il quale fa la sua corsa fuori dalle primarie dem. Ingarbugliata assai la situazione Capitale.
Il caso di Irene Tinagli si abbatte sul Nazareno come una bomba. Lei, provenienza Scelta Civica da cui deriva anche Calenda, da vicesegretaria del Pd appena scelta da Letta fa una dichiarazione fuori linea. Questa, e proprio durante un dibattito con il leader di Azione: «Credo che Calenda abbia l' energia, la capacità e il metodo per poter affrontare la sfida per il Campidoglio.
gualtieri
E' chiaro che dobbiamo trovare le modalità per creare una alleanza che consenta questo tipo di percorso». Parole che vengono giudicate, anche da esponenti del Pd che subito accusano la Tinagli di intendersela con il nemico, una sorta di endorsement per Calenda.
LA RETROMARCIA E così la vicesegretaria dem nel corso della giornata viene più o meno costretta (c' è chi per difenderla dice: «Poverina, le tocca fare la rieducata di Pol Pot!») a rimangiarsi le parole del mattino o a capovolgerle. Prima dice: «Sosterremo lealmente il candidato che uscirà vincitore dalle primarie del centrosinistra». Quindi non Calenda che le primarie non le vuole fare. Poi - in seguito agli attacchi anti-dem di Calenda: «Quello non è un partito, è una seduta di psicoanalisi collettiva.
CARLO CALENDA SI CANDIDA A ROMA BY EDOARDOBARALDI
E quelli che ora acclamano Letta sono gli stessi che lo fecero fuori nel 2014» - Irene l' amica di Carlo ci va dura per liberarsi da ogni sospetto: «Mi dispiace molto leggere le dichiarazioni di Calenda.
Carlo sa quanto io lo stimi e quanto ci tenga ad avere un dialogo positivo, ma il dialogo si deve basare sul rispetto reciproco.
Come ho detto che sarebbe un bravo amministratore ed è stato un ottimo ministro, dico che deve rispettare la comunità del Pd». In verità la tendenza Calenda della Tinagli è la stessa che c' è, sotto sotto, in certi settori del partito. Basta leggere le chat e i social: tanti militanti e elettori dem sono prontissimi a votare Calenda se si presentasse alle primarie.
CARLO CALENDA
Giorgio Gori, riformista, sindaco Pd di Bergamo, è ancora più esplicito: «Credo che Calenda possa essere il prossimo sindaco di Roma». Stavolta niente retromarce. E comunque, è come se nel Pd scorra un fiume carsico di filo-calendismo che fin dall' inizio della ricerca di candidati per il Campidoglio non smette di manifestarsi qua e là.
Una parte di Base Riformista, o alcuni suoi esponenti, hanno sempre puntato sulla speranza Calenda e anche nel mondo ex Margherita, o nelle colleghe e nei colleghi che lavorarono con lui nei governi Renzi e Gentiloni (i gentiloniani filo Calenda esistono anche se cercano di non darlo a vedere), la tendenza Carlo è un dato di fatto.
E ancora: fece scalpore mesi fa un endorsement dell' ex ministro Fioroni, provenienza Margherita, per Calenda sindaco. Per non dire del tweet di Castagnetti, stimatissimo nel Pd, in cui nello scorso ottobre annunciò: «Se Calenda si candida sindaco a Roma sarà una benedizione per la città».
carlo calenda irene tinagli 2
Ecco per esempio Patrizia Prestipino, deputata stravotata a Roma e coordinatrice di Base Riformista nella Capitale: «Calenda fa un' operazione politica legittima, se si candida alle primarie. E potrebbe vincerle. Se lui resta fuori da questa consultazione, toglie e fa un favore alla Raggi. Se invece sta dentro, diventa un valore aggiunto». Nel Pd c' è chi osserva: «Ora che Calenda sta tirando fuori un piglio un po' coatto può piacere ai romani, anche nelle periferie».
LA SFIDA Ma lui vuole parlare solo di Roma, pur attaccando contemporaneamente il Pd, rifiuta il discorso primarie in quanto «non credo che le faranno. Le evocano e le ritirano in continuazione, solo per un gioco tattico. Ora dicono che le faranno a luglio, ma figuriamoci...». Chi invece le primarie le farà ed è ormai in campo è Gualtieri, da ex ministro e da tecnico della politica ha il pedrigree e se ancora non ha dato l' annuncio ufficiale ieri sera in tivvù ci è andato ancora una volta vicino:
carlo calenda irene tinagli by marcellino radogna
«Candidarmi a Roma? Lo vedremo a breve, il segretario Letta sta facendo un lavoro importante di rilancio del partito e di costruzione di una larga coalizione. Apriremo il dossier Roma dopo Pasqua e troveremo la soluzione più efficace. Sono lusingato che in tanti mi abbiano chiesto di impegnarmi e sto prendendo in seria considerazione la cosa. Non temo né Calenda né la Raggi, penso che le primarie siano uno strumento utile e chi ci si sottrae sbaglia. Sono convinto che al ballottaggio il PD saprà proporre un candidato su cui possano convergere anche i voti dei 5 Stelle».
nicola zingaretti enrico letta
Questo il punto. E di questo hanno parlato anche Letta e Di Maio ieri in un faccia a faccia. Ovvero: coalizione rossogialla alle Comunali dove si può, hanno detto i due, ma a Roma non si può causa Raggi. Allora: il Pd, nel caso la sindaca uscente non dovesse superare il primo turno, si aspetta da M5S si avere un sostegno stellato per il ballottaggio. Ma chi andrà alla sfida finale, con tre candidati più o meno nello stesso campo (Raggi, Calenda e Gualtieri), è la domanda che tutti si stanno ponendo.
carlo calenda irene tinagli