Daniele Dell’Orco per Libero Quotidiano
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Chiamatelo pure effetto-Neymar.
La cessione shock dell' attaccante brasiliano dal Barcellona al Psg in estate per 222 milioni ha ridefinito i parametri delle quotazioni nel calcio. Certo, l' affare del secolo va ben al di là del semplice cambio di maglia.
C' è un emiro di mezzo, Al Thani, ci sono i petroldollari di uno stato, il Qatar, e c' è un mondiale di calcio che si svolgerà proprio in Qatar nel 2022. E di cui Neymar sarà l' uomo-immagine. Il «nuovo Pelè», allora, da uomo-azienda è diventato testimonial di un evento che coinvolge qualche miliardo di persone.
È evidente allora che quei soldi non sono certo stati spesi per le «sole» prestazioni, diciamo così, calcistiche di O' Ney.
CIFRE PAZZE Com' è come non è, di certo però il Barcellona quei 222 milioni li ha dovuti rimettere in circolo. E siccome il calcio è l' unico business al mondo in cui al venditore basta aprire Google per sapere la capacità di spesa dell' acquirente, tutti i top club d' Europa, appena bussa il Barça, si sfregano le mani. Il Borussia Dortmund per il 19enne Ousmane Dembélé ha costretto i catalani a sborsare in estate 145 milioni, siglando il secondo acquisto più costoso nella storia del calcio (in attesa che il Psg formalizzi l' acquisto di Mbappé per 180 milioni il prossimo giugno). Il destino poi ha voluto che il ragazzino francese si infortunasse e restasse fuori 4 mesi, costringendo il Barcellona a tornare sul mercato. E a Liverpool, dove in estate erano stati respinti tutti gli assalti per il classe '92 Philippe Coutinho, hanno dovuto mollare la presa.
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L' ex gioiello dell' Inter, pur di giocare con Messi e Suarez già a gennaio ha rinunciato a una parte dell' ingaggio da 14 milioni l' anno fino al 2023). Verrà presentato oggi al Camp Nou come l' acquisto più costoso nella storia del «mercato di riparazione», nonostante non possa giocare la Champions (è già sceso in campo coi Reds): 160 milioni bonus compresi. Secondo solo a Neymar. Decisivo il rilancio da 10 milioni dei catalani, e soprattutto l' intervento degli agenti Giuliano Bertolucci e Kia Joorabchian, l' eminenza grigia del mercato dell' Inter, uomo di fiducia di Zhang Jindong che però in nerazzurro per ora ricordano per aver portato De Boer, Gabigol (per 33 milioni) e Joao Mario (per 40 milioni).
Già, l' Inter, la squadra che portò in Italia Coutinho nel lontano 2010. Aveva ancora l' acne giovanile quando l' allora ds Marco Branca versò 4 milioni nelle casse del Vasco da Gama per assicurarsi il talento gemello proprio di Neymar (giocavano insieme nelle giovanili del Brasile).
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Nonostante qualche giocata di pregio in Italia non riuscì ad imporsi, e dopo un prestito all' Espanyol venne ceduto a gennaio 2013 a titolo definitivo al Liverpool per 13 milioni. Il tutto, come ricordano i tifosi dell' Inter, per puntare forte su Ricky Alvarez (oggi riserva della Samp).
CHE RIMPIANTO Per dovere di cronaca va detto che, qualche giorno dopo aver ceduto Coutinho, con quei soldi i nerazzurri acquistarono Kovacic, rivendendolo poi al Real Madrid per 30 milioni più bonus. Ma il rimpianto resta. Un rimpianto solo in parte colmato dai 2,4 milioni che l' Inter incasserà come premio di formazione (l' 1,5% del totale).
Certo, forse il timido Coutinho visto alla Pinetina, schiacciato dalla tattica italiana e da un quinquennio tutt' altro che felice per i nerazzurri, all' Inter non sarebbe mai diventato Coutinho. In più, senza l'«effetto Neymar» un ottimo giocatore che però al Liverpool in 4 anni non ha vinto nulla (nel 2014 perse la Premier all' ultima giornata) non sarebbe mai stato pagato così tanto. Ma col senno di poi, inevitabilmente, con Coutinho, come con i vari Bonucci, Pirlo, Roberto Carlos, Bergkamp, Seedorf, Pirlo e Cannavaro, l' Inter non può che restare la regina dei campioni svenduti.
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