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    MA DAVVERO GLI AMERICANI VOGLIONO DARCI LEZIONE SU COS’È IL CINEMA SCOREGGIONE? - ALTRO CHE “VACANZE DI NATALE” FINITO NEL MIRINO DEL “NEW YORK TIMES”: QUANTO A RUTTI, ARRAPAMENTO E TRIONFO DELLA VOLGARITÀ, IL CINEMA STATUNITENSE NON CONOSCE RIVALI - NEL 1983, STESSO ANNO DEL FILM DEI VANZINA, USCIVA NEGLI USA “NATIONAL LAMPOON'S VACATION”, DIVENUTO UN CULT MOVIE IN PATRIA TANTO DA DARE ORIGINE A TRE SEGUITI - NEL 1981 ERA USCITO “PORKY'S”, UNA SAGA SCOLLACCIATO/DEMENZIALE CHE NON HA NULLA DA INVIDIARE AI TANTO VITUPERATI FILM CON ALVARO VITALI... VIDEO


     
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    Marco Zonetti per Dagospia

     

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    Leggere i vari botta e risposta sull'articolo del New York Times relativo al film Vacanze di Natale, è stato uno dei momenti più assurdamente divertenti di questi ultimi giorni.

    La disamina di Jason Horowitz - che non è il "critico cinematografico del momento", come ha scritto qualcuno, bensì l'altrimenti pregevole corrispondente del NYT in Italia - partiva in primo luogo da un assunto sbagliato. Non ce ne vorrà.

     

    Vacanze di Natale dei fratelli Carlo ed Enrico Vanzina, uscito nel 1983, non è un "cinepanettone, ma è divenuto suo malgrado il capostipite (come scrive correttamente anche Davide Turrini sul Fatto Quotidiano) dei suoi epigoni, realizzati perlopiù da Neri Parenti e da Enrico Oldoini.

     

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    L'intento dei Vanzina era quello di replicare il successo di Sapore di Mare, uscito qualche mese prima con grande successo, trasponendolo a Cortina D'Ampezzo ma ambientandolo negli anni Ottanta di allora, e non - nostalgicamente - negli anni Sessanta come il film estivo.

     

    Vacanze di Natale segue del resto lo stesso schema di Sapore di Mare: gruppo eterogeneo di attori composto da glorie del cinema italiano accanto a volti nuovi, e una trama fondata su storielle d'amore, corna e tradimenti, più o meno legate fra loro, e scandite da una colonna sonora a base di canzoni che furoreggiavano in quel periodo. 

     

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    Vacanze di Natale doveva poi molto al film Vacanze d'Inverno diretto da Camillo Mastrocinque nel 1959, anch'esso ambientato a Cortina e interpretato da Alberto Sordi e de Sica padre, le cui atmosfere - perlopiù "scene di lotta di classe" nella cornice Ampezzana - riecheggiano, riadattate in versione primi anni Ottanta, nel film dei Vanzina. 

     

    Occorre sottolineare "PRIMI anni Ottanta" poiché il 1983, l'anno di uscita del film, è proprio lo spartiacque storico che prelude al consolidamento incontrastato di Silvio Berlusconi nella veste di imprenditore televisivo. Vacanze di Natale fu infatti realizzato qualche mese prima del colpaccio di Berlusconi, ovvero il trionfo della serie Uccelli di Rovo in onda su Canale5 sul concorrente Venti di Guerra, allora trasmesso dalla mondadoriana Rete4.

     

    Il flop colossale di quest'ultimo, che si consumò nel novembre 1983 sugli schermi italiani (con Vacanze di Natale già realizzato, quindi), portò Rete4 sul lastrico dopo il costosissimo battage pubblicitario per promuovere il serial bellico, e la fece finire dritta negli artigli del Biscione.

     

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    Con l'appropriazione di Rete4, Berlusconi finì quindi per possedere ben tre canali televisivi (la Italia1 rusconiana era già stata acquisita l'anno precedente), e da lì iniziò davvero la sua egemonia mediatica. Vacanze di Natale fotografa, suo malgrado, la fase immediatamente precedente alla vittoria del Cavaliere sulla Mondadori, e come tale non può ancora definirsi appieno un prodotto del berlusconismo, benché ne porti con sé tutti i prodromi.

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    Il Berlusconi di fine 1983, tanto per puntualizzare, è diverso dal ben più potente Berlusconi di fine 1984 quando le sue tre reti furono oscurate - brevemente, complice l'intervento risolutivo di Bettino Craxi - dai pretori, con protesta generale per la brusca interruzione della serie Visitors, in onda la domenica sera su Canale5. Altro acquisto strategico con cui il diabolico Silvio fidelizzò definitivamente ragazzi e adulti.

     

    Occorre perciò distinguere tra Vacanze di Natale e i film degli anni successivi come per esempio Yuppies, che invece è l'emblema del fenomeno del berlusconismo rampante di quegli anni, prima di approdare in politica nel 1994.

     

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    La cosa peculiare, e qui torniamo all'articolo del New York Times, è che il vituperato Berlusconi - per crearsi un ampio bacino di telespettatori, trasformati poi in suoi elettori al momento della discesa in campo - fece largo uso di film e soprattutto telefilm americani. Non solo il succitato Visitors, ma una marea di serie e sitcom statunitensi, non proprio tutte di pregio, spalmate sui tre canali del Biscione da mane a sera.

     

    I ragazzi dell'epoca - come chi scrive - erano imbottiti 24 ore al giorno di Hazzard, Magnum P.I., Super Car, A-Team, e così via, senza contare le cosiddette "prime time soap" come Dallas, Dynasty, Falcon Crest, Flamingo Road e affini, che portavano nelle casucce italiane l'opulenza smaccata e del tutto cafona, diciamolo, dell'edonismo reaganiano.

     

    Proprio in Vacanze di Natale, Marilù Tolo grida a Stefania Sandrelli: "Oh, ragazzi, siamo in pieno Flamingo Road!". A significare che, attraverso prodotti americani, e quindi conterranei del prestigioso NYT, il Cavaliere aveva già gettato i semi che daranno definitivamente i loro frutti negli anni successivi. Il film dei Vanzina, in questo senso, è ancora un film pre-berlusconiano, che senz'altro immortala gli albori del berlusconismo ma non ne è ancora un effettivo prodotto (come invece lo sono gli epigoni).

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    E se davvero Berlusconi ha involgarito e abbassato il livello culturale in Italia, il fatto che ciò sia avvenuto impiegando a profusione prodotti d'intrattenimento made in USA dovrebbe far riflettere in primis gli osservatori americani.

     

    Gli stessi americani, poi, hanno ben poco da insegnarci quanto a film "vacanzieri" di scarsa qualità, fondati perlopiù su un umorismo scatologico, come alcuni commentatori italiani - anche illustri - hanno definito Vacanze di Natale dopo l'articolo del NYT.

     

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    Nello stesso anno del film dei Vanzina, il 1983, usciva per esempio negli USA National Lampoon's Vacation, divenuto un cult movie in patria tanto da dare origine a ben tre seguiti (uno ambientato anche in Italia). Pellicole nelle quali - per dirla con il critico Paolo Mereghetti - "molte gag lasciano a desiderare, con dettagli più repellenti che divertenti". Nel terzo capitolo della saga, Un natale esplosivo, che potremmo definire a tutti gli effetti un "cinepanettone americano", per Mereghetti sono altresì "modeste le irriverenze a base di rutti e battute sulle emorroidi". Altro che Boldi e De Sica...

     

    Prima di National Lampoon's Vacation, nel 1981 era uscito Porky's, questi pazzi pazzi porcelloni, coproduzione Canada/Usa, anch'essa con tre seguiti ufficiali. Una saga scollacciato/demenziale che non ha nulla da invidiare ai tanto vituperati film con Alvaro Vitali.

     

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    Parlando sempre di commedie americane, la più recente e celebratissima saga di Una notte da leoni, con il primo film premiato addirittura con il Golden Globe, contiene situazioni e battute che non sfigurerebbero certo nei "cinepanettoni" esecrati dal NYT e dai suoi addottorati lettori italiani. Dialoghi quali "Sto per fare un corso da barman... succhiami l'uccello!", e le varie gag sui membri dei transessuali, tanto per fare solo due esempi fra mille, non sono certo l'apoteosi dell'ironia sottile.

     

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    Gli americani, insomma, non hanno solo sfornato commedie come A qualcuno piace caldo o Frankenstein Junior. Quanto a “rutti, scorregge, arrapamento, trionfo della volgarità”, per usare le parole di Marco Giusti, il cinema statunitense non conosce rivali.

     

    E questo non andrebbe ricordato solo al New York Times, che dovrebbe per l'appunto pensare alla sterminata produzione americana di "stronzate" cinematografiche prima di criticare quella italiana, ma soprattutto a quegli italiani che hanno perfino goduto per l'articolo del NYT su Vacanze di Natale. Di cui, come sottolinea sempre Giusti, in ultima analisi, finiscono solo per portare avanti il culto-straculto per altri anni.

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