L.Giar. per il Fatto Quotidiano-Estratti
MELONI MIGRANTI
Sui migranti “il cambio di passo è vicino”, l'Europa ha raggiunto “un'intesa memorabile” e il governo è pronto a cercare gli scafisti “su tutto il globo terracqueo”, spezzando le reni ai mercenari della Wagner. A mettere in fila tutte le ricette, gli annunci e le promesse di Giorgia Meloni e dei suoi ministri in tema di immigrazione non ci si spiega come mai ogni due settimane ci si ritrovi al punto di partenza. Record di sbarchi – 126 mila da inizio anno, il doppio rispetto al 2022 – e continui scontri con Paesi Ue accusati di non fare la propria parte, per non dire dei complotti internazionali (“una guerra in atto”) lamentati dai leghisti.
Archiviate le sparate sul blocco navale, irrealizzabile, Meloni ha impostato la propaganda sulle parole magiche del “Piano Mattei”, un ambizioso progetto di accordi coi Paesi africani sui temi energetici, economici e dunque migratori. Il ragionamento – di per sé legittimo, se non ci fosse il problema di metterlo a terra – è che se l'Europa stringe intese con gli Stati di partenza e di transito dei migranti, favorendo lo sviluppo sociale di quei territori, farà sì che meno persone vogliono lasciare l'Africa.
matteo salvini giorgia meloni alla camera dei deputati
È giugno quando Meloni lascia il Consiglio europeo entusiasta, assicurando che mesi di lavoro hanno finalmente portato a una svolta: “C'è un cambio di passo, un nuovo punto di vista sul tema dell'immigrazione in Europa. Era impensabile fino a pochi mesi fa”. La premier parla di “un'intesa memorabile” – quella, tutta astratta, su alcuni aiuti alla Tunisia – e garantisce che le cose cambieranno. A luglio arriva il memorandum d'intesa tra l'Ue e Tunisi (per altro non ancora operativo), in cui i buoni propositi si mischiano con soluzioni ancora molto deboli: per fermare le partenza l'Europa mette a disposizione 105 milioni (non certo risolutivi ),
salvini meloni
Resta tutto per aria, insomma, eppure parecchi giornali esaltano il nuovo corso (Libero: “Tam Tam tra i migranti in Libia: 'Ora c'è Meloni, non partiamo più'”; Il Giornale: “C'è il piano: più rimpatri e partenze bloccate”, “L'azione del governo sta invertendo il trend degli sbarchi”; Il Messaggero, aprendo con un'intervista a Matteo Piantedosi: “Velocizziamo i rimpatri; Scafisti, reato di pirateria”). E la settimana successiva il governo vende come un successo pure la Conferenza sulle migrazioni organizzata a Roma, alla quale partecipano rappresentanti di diversi Paesi africani e del Sud Europa (non la Francia, che si indispettisce).
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Dopo la tragedia di Cutro, quasi 200 migranti morti in mare nella notte del 25 febbraio, il governo decide di mostrare i muscoli con un decreto approvato proprio nel paese della Calabria al largo del quale è avvenuto il naufragio. La destra s'inventa un nuovo reato per punire i trafficanti, da cercare “su tutto il globo terracqueo” e aumenta le quote di ingressi regolari in Italia:
GUIDO CROSETTO
“L'unico modo per far sì che le stragi non accadano più è fermare gli scafisti ”, assicura Meloni. Concetto un po' riduttivo, ma tant'è. Nel frattempo sparisce l'ennesimo ritorno del “decreto Sicurezza” sui rimpatri degli irregolari promesso ad agosto su ispirazione di Matteo Salvini, mentre se non altro sembra archiviata la teoria esposta dal ministro Guido Crosetto a marzo, quando aveva ricondotto il boom di partenza a un preciso disegno dei mercenari russi della Wagner: “L'aumento esponenziale delle partenze è, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner sta attuando”. Tesi dimenticata in fretta, come quasi tutto il resto.