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    MA LA MUSICA NON AVVICINAVA A DIO? LA SPOSA BATTERISTA IN ISRAELE SCATENA LE IRE DEGLI EBREI ORTODOSSI: “DIO LO VIETA” - L’ESIBIZIONE DELLA RAGAZZA AL BANCHETTO NUZIALE SPACCA LA PLATEA: OSANNATA DAGLI INVITATI (E DALLA RETE), CRITICATA DAI CATECHISTI ULTRA CONSERVATORI – VIDEO


     
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    Giuseppe Gaetano per corriere.it

     

    sposa batterista sposa batterista

    Il termine «guastafeste» non potrebbe definire più letteralmente quegli ebrei ultraortodossi saltati sulla sedia alla vista della sposa con le bacchette della batteria in mano. Shira Hershkovitz, una 19enne israeliana di fede ebraica, era riuscita finalmente a unire le sue due grandi passioni - il sogno del matrimonio e la passione per la musica - e la settimana scorsa, al termine del ricevimento di nozze a Bnei Brak, a pochi chilometri ad est di Tel Aviv, ha avuto l’idea di intrattenere marito e ospiti con un assolo di batteria, accompagnando per qualche minuto anche il gruppo chiamato a suonare. Tutti gli invitati sono rimasti colpiti dall’abilità della ragazza, tanto da condividere immediatamente il video della performance in Rete. A chi non piacerebbe il fuori programma durante un banchetto? Chi non sarebbe lieto d’infilare l’anello al dito di una giovane così virtuosa ed esuberante? Qualcuno c’è.

     

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    La Badatz Eida Chareidis, l’ente che ha conferito alla coppia la certificazione kashrut (l’insieme di regole, alimentari e non, che certificano l’adesione biblica ebraica) non l’ha presa bene: secondo le regole ortodosse, infatti - oltre al ferreo regime gastronomico - nelle strutture che ospitano i ricevimenti si deve tenere un atteggiamento modesto, sobrio ed è assolutamente vietato a una donna agire in quel modo, esibendosi di fronte a degli uomini. Le autorità religiose hanno prima chiamato la direzione della sala, chiedendo al responsabile perché non avesse spento l’interruttore non appena la sposa ha iniziato a rullare sui timpani. Quindi, non paghi, hanno scritto e inviato due lettere: alla donna, esortandola a non indugiare in simili atteggiamenti “sconvenienti” in futuro; e ai gestori di tutti i saloni che ospitano matrimoni, avvertendoli di vigilare sull’osservanza delle norme comportamentali previste in queste circostanze.

     

     

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     Il giorno più bello della vita, la celebrazione con i propri cari del coronamento di un sogno d’amore, ridotto a una liturgia catechetica e punitiva, di sapore talebano, nei confronti delle allegre comitive che di solito raccolgono i lieti eventi. Intanto il video della «drumming bride», com’è stata ribattezzata Shira, sta girando il mondo facendo incetta di consensi online. E’ stata addirittura intervistata dai media locali, spiegando come il marito fosse d’accordo con la sorpresa da riservare agli astanti e come sia stato lo stesso leader del complesso, Yoeli Dickman, a spingerla salire sul palco: «Inizia a suonare e noi ti veniamo dietro» le ha detto. Ma anche lui - pena la fine della carriera della sua wedding band - è stato costretto alla pubblica ammenda, chiedendo scusa per la «terribile violazione dei limiti della modestia» e promettendo solennemente che «da oggi, una cosa del genere non accadrà più». Ma la musica - e in questo caso non si trattava di punk o hard rock ma di canzoni della tradizione pop - non avvicinava a Dio?

     

     

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