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    LO SAPETE CHE IL "MANEKI NEKO", IL GATTO SIMBOLO DI FORTUNA CHE TROVATE NEI NEGOZI GIAPPONESI, NON VI STA SALUTANDO? – IL MICIO CHE CONTINUA A MUOVERE LA ZAMPINA SEMPLICEMENTE INVITA AD AVVICINARVI. NEGLI ANNI È DIVENTATO UN PORTAFORTUNA: SE L’ARTO ALZATO È IL DESTRO DOVREBBE PROPIZIARE LA SALUTE E LA FAMIGLIA, SE INVECE È IL SINISTRO DOVREBBE FAR INCREMENTARE GLI AFFARI – SULLA NASCITA DELLA LEGGENDA CI SONO DIVERSE STORIE, MA LA PIÙ ROMANTICA RISALE A…


     
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    Estratto dell'articolo di Fulvio Cerutti per www.lastampa.it

     

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    Lo si trova in molti bar, negozi e ristoranti giapponesi. Ma anche negli esercizi commerciali cinesi. Spesso messo all’ingresso, con un sorriso che mette di buonumore, quasi volesse dare il benvenuto a chi entra e salutare chi esce. Ma del Maneki Neko, il gatto simbolo di fortuna, una cosa è certa: non sta salutando

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    Il significato del gesto

    Ma perché si chiama “Maneki Neko”? [...] significa "gatto che invita". Questo perché in Giappone quel gesto - tenere la mano alzata, con il palmo verso l’esterno, e piegando le dita verso il basso riportandole in alto ripetutamente - viene usato per invitare qualcuno ad avvicinarsi.

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    Le leggende, di cui parleremo dopo, attribuiscono però a quel gesto un significato di fortuna, anche per questo il Maneki Neko viene considerato "gatto portafortuna" [...]

     

    [...] se la zampa alzata è la destra dovrebbe propiziare la salute e la famiglia, se invece a sollevarsi è la sinistra dovrebbe far incrementeare gli affari e attirare i clienti.

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    C’è poi la credenza che associa la lunghezza della zampa al livello di fortuna: più la zampa è in alto più la fortuna sarebbe ricca o arriverà da più lontano.

     

    Per questo motivo, negli anni, sempre più spesso le statuine dei gatti sono state realizzate con zampe sproporzionatamente più lunghe. Ancora una curiosità: la forma del Maneki Neko sembra sia ispirata al Bobtail giapponese, un gatto di origine nipponica caratterizzato dall’avere la coda estremamente corta.

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    Dal ricco samurai alla prostituta, le diverse leggende

    Come spesso accade, quando si parla di leggende, l’origine del Maneki Neko si basa su diverse storie. La più popolare è quella legata al Gotokuji, un tempio buddista che si trova a Setagaya, uno dei 23 quartieri di Tokyo.

     

    Durante i primi anni del 1600, la cosiddetta Età Edo, il tempio versava in un terribile stato strutturale e con gravi problemi economici. Lì ci viveva un monaco molto povero, ma che condivideva il poco cibo che aveva con Tama, il suo gatto domestico.

     

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    Un giorno, un uomo ricco e importante fu colto da un forte temporale durante una battuta di caccia e si rifugiò sotto un grande albero vicino al tempio. Mentre aspettava che la tempesta passasse, l'uomo notò un gatto che gli faceva cenno di entrare nel cancello del tempio. Fu così sorpreso che lasciò il rifugio dell'albero per dare un'occhiata più da vicino a questo insolito felino. Proprio in quel momento, l'albero venne colpito da un fulmine e lui si salvò.

     

    Grato al gatto per avergli salvato la vita, l’uomo ricco divenne amico del povero sacerdote e decise di fare grandi donazioni per risollevare il tempio ringraziando così Tama. Quando il gatto morì fu sepolto nel cimitero per animali del luogo religioso con rispetto e amore, e il primo Maneki Neko fu realizzato in suo onore.

     

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    Un’altra leggenda, meno “romantica” ma sempre legata allo stesso tempio, parla di un viaggiatore stanco che, passando di fronte al luogo religioso, vede un gatto che gli faceva il gesto di avvicinarsi. Curioso e stanco, decide di seguire il felino dentro al tempio poco prima che, all’improvviso, scoppiasse un grande temporale.

     

    Ci sono poi altre storie, meno popolari e meno accreditate, seppure affascinanti: Usugumo, una prostituta che viveva a Yoshiwara, nella parte est di Tokyo, aveva un gatto, al quale voleva molto bene.

     

    Una notte il micio iniziò a tirare forte il suo kimono senza possibilità di farlo smettere. Il proprietario del bordello, vedendo la scena e pensando che il gatto fosse stregato, gli tagliò la testa. Parte del corpo che volò fino al soffitto finendo per uccidere un serpente, che avrebbe potuto attaccare da un momento all'altro. Usugumo distrutta dal dolore per la perdita del suo amico felino venne consolata da uno dei suoi clienti che le costruì una statuetta che raffigurava il suo gatto per cercare di placare il suo dolore. Secondo questa leggenda quella statuetta in seguito divenne popolare come il Maneki Neko.

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    Un’altra storia parla invece di una donna anziana che viveva a Imado (nella parte est di Tokyo) e che, vivendo di stenti, dovette vendere il suo gatto. Poco dopo il micio le sarebbe apparso in un sogno e le avrebbe detto di creare con l’argilla un'immagine che lo ritraeva. La donna lo fece e subito vendette la statuetta che aveva creato. Continuò a realizzarne altre, e la gente continuava a comprarle:furono così ricercate che la donna diventò ricca e benestante

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    Un'altra storia meno popolare ma interessante riguarda un povero proprietario di un negozio che aveva dato da mangiare a un gatto randagio affamato nonostante le sue gravi difficoltà economiche. Questo gatto, quasi volesse dimostrargli la sua gratitudine, si sedette di fronte al negozio per fare un cenno ai clienti di entrare, trasformando questo negozio in un luogo di successo. Fu così che il Maneki Neko divenne il simbolo del successo e della fortuna finanziaria per gli imprenditori.

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    Esiste anche una versione cinese dell'origine: la leggenda parla di una dea gatto di nome  Li Shou che era un ex custode della terra prima che gli uomini governassero la terra. Li Shou era venerata come una dea minore da pescatori e agricoltori in Cina e si credeva che proteggesse i raccolti dai parassiti e desse sicurezza in mare. Col passare del tempo, tuttavia, la vera dea è stata dimenticata ma la tradizione di venerare il gatto per fortuna e protezione è rimasta.

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