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    MA LO SAPETE CHE IN SICILIA CI SONO TRE DISSALATORI E NESSUNO  FUNZIONA? GLI IMPIANTI VENNERO CHIUSI TRA IL 2010 E IL 2014 PERCHÉ CONSIDERATI OBSOLETI E COSTOSI, AGGRAVANDO ULTERIORMENTE IL FRAGILE EQUILIBRIO IDRICO DELL’ISOLA – PER RIPRISTINARLI CI VORREBBE UNA MONTAGNA DI SOLDI: I TEMPI NON SONO MAI STATI CALCOLATI VISTO CHE IN SICILA LA POLITICA LAVORA SEMPRE SULL’EMERGENZA – L’ALTERNATIVA È COSTRUIRNE DI NUOVI, MA OCCORRONO ALMENO 18 MESI, 50 MILIONI DI EURO E UNA NUOVA RETE IDRICA…


     
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    1. SICCITÀ, DALLA REGIONE 3 MILIONI PER FINANZIARE PROGETTI DI POZZI, DISSALATORI E CONDOTTE IDRICHE

    Comunicato della regione siciliana del 17 maggio 2024

    Tre milioni di euro per il finanziamento di progetti per la ricerca di nuove fonti idriche, per la valutazione della possibilità di riattivare alcuni dissalatori e per la realizzazione di condotte idriche per alleviare le condizioni di crisi di alcune aree dell’Isola.

     

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    È un ulteriore tassello della strategia portata avanti dalla Presidenza della Regione, attraverso la cabina di regia istituita dai vertici di Palazzo d’Orléans, per fare fronte alla crisi idrica che investe la Sicilia. In particolare, 1,7 milioni di euro sono destinati al cofinanziamento del progetto di fattibilità tecnico-economica di tre opere che consentiranno di veicolare importanti quantità di acqua verso zone che presentano situazioni di criticità: il completamento del sistema acquedottistico Ancipa, relativo alla condotta Piazza Armerina-Gela; l'interconnessione del sistema Garcia-Arancio con il sistema irriguo alimentato dalla diga Trinità; l'interconnessione della diga Rubino con la vasca di carico della stazione di rilascio Castellaccio a Paceco. Il finanziamento regionale si aggiunge ai fondi per 1,5 milioni di euro stanziati dal ministero delle Infrastrutture, su proposta dell’Autorità di bacino della Presidenza della Regione.

     

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    Un altro milione di euro è stato assegnato al dipartimento regionale Tecnico per lo svolgimento di studi idrogeologici finalizzati a individuare nuove falde acquifere. L’intervento della Presidenza della Regione è essenziale per le ricerche idriche, dal momento che la Protezione civile nazionale non finanzia questa attività. L’azione si affiancherà all’opera di "revamping", ovvero di riattivazione di pozzi già esistenti e non più produttivi o dalla portata ormai ridotta, e di realizzazione di cosiddetti "pozzi gemelli", cioè la trivellazione del terreno accanto a quelli già attivi, avviata con fondi statali. 

     

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    Duecentomila euro vanno, infine, alla Protezione civile regionale per lo svolgimento di indagini sulle condotte marine, propedeutiche alla progettazione dei lavori per la riattivazione dei dissalatori di Porto Empedocle, Gela e Trapani.

     

    2. SICCITÀ, LA SICILIA RIPENSA AI DISSALATORI

    Estratto dell’articolo di Valerio Musumeci per www.focusicilia.it del 19 aprile 2024

    C’erano una volta i dissalatori in Sicilia. Si trovavano a Gela, Trapani e Porto Empedocle, ma erano obsoleti, impattanti e molto costosi, tanto che tra il 2010 e il 2014 furono chiusi. Ora la cabina di regia sulla siccità della Regione chiede di riaprirli, ma secondo gli esperti da soli non bastano.

     

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    “Ripristinare i dissalatori potrebbe contribuire a limitare il problema della siccità, ma non può essere l’unica soluzione. Occorre accompagnarla con altre azioni, a partire dalla limitazione delle perdite nelle reti idriche”, spiega a FocuSicilia Giorgio Micale, ordinario di ingegneria chimica dell’Università di Palermo. “In questi anni c’è stato un grande progresso, che consentirebbe di avere dissalatori moderni, sostenibili e molto meno dispendiosi“, aggiunge Micale. Un grande impianto “costerebbe circa 50 milioni”, cifra importante che però verrebbe ammortizzata nel tempo, “aumentando la resilienza della Sicilia nei confronti della siccità, tema con cui occorre fare i conti, anche a causa del cambiamento climatico”.

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    Dissalatori, la situazione in Sicilia

    I dissalatori del resto sono attualmente in funzione nelle Isole minori. “Lampedusa e Pantelleria, per esempio, utilizzano piccoli impianti per il loro fabbisogno idrico“, dice Micale. La tecnologia utilizzata è diversa rispetto ai vecchi impianti chiusi sull’Isola. “Un tempo l’acqua si dissalava per evaporazione, quindi attraverso l’utilizzo di calore generato da combustibili fossili, impattante e costosa. Oggi si utilizza la tecnica dell’osmosi inversa, in cui l’acqua di mare viene fatta passare attraverso una membrana che trattiene il sale, facendola diventare acqua dolce”.

     

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    Il costo finale per il cliente dipende da molti fattori, ma per Micale “sarà nettamente inferiore rispetto ai vecchi impianti, anche se resta più alto rispetto all’acqua dei pozzi”. Un dissalatore nuovo di zecca nell’Isola è in fase di realizzazione. Sorgerà a Presidiana, nel territorio di Cefalù, e costerà 40 milioni di euro, il 75% dei quali finanziati attraverso il Pnrr. “Nello specifico si tratta di un potabilizzatore, che agisce sull’acqua salmastra, con una salinità di poco meno di due grammi di sale per litro in questo caso, contro i 35 grammi/litro dell’acqua di mare“.

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    Costi ridotti rispetto al passato

    Secondo i dati di Siciliacque, la società partecipata dal Italgas e Regione Siciliana che gestisce il servizio di captazione, accumulo, potabilizzazione e adduzione nell’Isola, al 2006 i dissalatori fornivano il 21,5% dell’acqua potabile. Il 38,9% veniva da sorgenti e pozzi, il 35% dagli invasi e un ulteriore 5% da traversa, cioè dagli sbarramenti di fiumi. I vecchi dissalatori come detto funzionavano a evaporazione, una tecnologia che per gli esperti aveva molte controindicazioni.

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    “I costi di produzione erano elevati, e alcuni impianti come quello di Gela avevano bisogno di una centrale termoelettrica per alimentarsi”, osserva Micale. Proprio per questo, nella prima metà degli anni Duemiladieci, i dissalatori vengono chiusi, modificando l’equilibrio idraulico della Sicilia. Al 2018, secondo Siciliacque, il 42% dell’acqua potabile deriva da sorgenti e pozzi, e il 58% dagli invasi. “Sono stati realizzati diversi interventi sulla rete idrica, che hanno garantito l’acqua per un decennio. Oggi la situazione è diversa, e i dissalatori sono di nuovo all’ordine del giorno”.

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    Gli inconvenienti dei vecchi impianti

    A metterlo nero su bianco è la Regione, che tra gli interventi contro la siccità ha inserito “l’ammodernamento degli impianti di dissalazione nei siti dismessi di Porto Empedocle, Paceco-Trapani ed eventualmente anche Gela“. La scelta di tornare nelle stesse località, spiega Micale, è motivata. “I dissalatori devono essere serviti da impianti di adduzione capaci di portare grandi quantità d’acqua nella rete idrica. I vecchi siti sono attrezzati in tal senso, mentre spostando i dissalatori occorrerebbe ricostruire le condotte con costi ben più alti”.

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