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    RALLENTARE, PLEASE - MA QUALE “MULTITASKING”: FARE TROPPE COSE INSIEME ALLA LUNGA RENDE “STUPIDI” - GLI STUDI PROVANO CHE QUESTO CONVULSO STILE DI VITA, CON IL TEMPO, RIDUCE LA MATERIA GRIGIA DEL CERVELLO E FA DIMINUIRE LA CREATIVITÀ, LA MEMORIA A LUNGO TERMINE E PERSINO IL QUOZIENTE INTELLETTIVO


     
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    Elena Meli per il “Corriere della Sera”

     

    Parliamo al telefono con un collega. Intanto scarichiamo la posta e la scorriamo cancellando lo spam, prendiamo nota di quella commissione da fare una volta usciti dall' ufficio, teniamo d' occhio lo schermo dello smartphone, vedi mai che arrivasse un messaggio importante...

     

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    Benvenuti nell' ordinaria follia della vita in multitasking: la quotidianità per un numero sempre maggiore di persone impegnate contemporaneamente su molti fronti. Troppi davvero?

     

    Sì, ma il cervello ha la sua rete di sicurezza: secondo uno studio pubblicato di recente su Psychological Science da ricercatori dell' università di Los Angeles, infatti, impegnare le risorse mentali su più di un compito alla volta compromette la memoria ma il cervello sa riconoscere le questioni essenziali e non le mette in secondo piano anche se sta facendo altro.

     

    L' esperimento, che ha coinvolto poco meno di duecento volontari, consisteva nel dover ricordare il maggior numero possibile di parole presentate su uno schermo: alcuni potevano concentrare tutta l' attenzione su questo compito, altri nel frattempo ascoltavano musica, altri ancora dovevano premere un tasto del computer quando sentivano tre numeri dispari in sequenza; ogni parola poi compariva assieme a un numero e, per vincere la piccola gara inscenata dagli sperimentatori, i partecipanti dovevano ricordare soprattutto le parole con un «punteggio» più alto.

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    I risultati mostrano che dover portare a termine due compiti insieme (ricordare le parole e segnalare i numeri dispari) peggiora la memoria; tutti invece, indipendentemente dal multitasking o dalle distrazioni, hanno ricordato di più le parole associate a punteggi alti.

     

    «Quando la nostra attenzione viene divisa non ricordiamo tutto perfettamente, ma siamo ancora capaci di focalizzarci su ciò che riteniamo rilevante - dice Catherine Middlebrooks, autrice dello studio -. Una capacità che è forse un adattamento a un mondo in cui le interruzioni della concentrazione sono sempre di più, basti pensare alle continue notifiche di messaggi sullo smartphone. Tuttavia, se dobbiamo studiare qualcosa di nuovo o applicarci a un compito complesso, meglio evitare distrazioni: ricorderemo di più».

     

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    «L' essere umano ha una quantità "finita" di energia cognitiva da investire in compiti diversi - osserva Alessandro Lo Presti, responsabile del gruppo di studio su qualità della vita lavorativa e organizzativa al Dipartimento di Psicologia dell' università Vanvitelli di Napoli -. Per essere capaci di multitasking dobbiamo saper cambiare gli obiettivi, spostando spesso l' attenzione per lasciare sullo sfondo ciò che conta di meno in quel momento, e attivare di volta in volta schemi cognitivi differenti; un processo che in sé non è troppo oneroso per il cervello, ma può diventarlo se protratto nel tempo».

     

    In altri termini, un conto è essere costretti ogni tanto a gestire varie attività assieme, altro è dover vivere e lavorare in multitasking ogni giorno. In questi casi impegnarsi su più fronti può far male, come spiega Lo Presti: «La maggior parte delle ricerche ha mostrato che il multitasking ha effetti negativi sulle prestazioni: diminuisce la creatività, facilita la distrazione, abbassa la produttività.

     

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    Va però detto che per controllare al massimo le variabili la maggior parte degli studi vengono condotti in laboratorio: una situazione ben diversa dalla vita vera, quando essere multitasking non significa fare un test mnemonico mentre si sta su una cyclette ma sopravvivere in un open space dove i telefoni squillano, le notifiche di mail e messaggi arrivano in continuazione e tocca rispondere al collega mentre lavoriamo a un documento».

     

    Nella vita vera quindi gli effetti potrebbero essere perfino peggiori e gli studi condotti per capire che cosa succede al cervello mentre si impegna su più questioni allo stesso tempo lo confermano: una ricerca dell' University College di Londra ha mostrato che la densità di materia grigia in alcune aree cerebrali si riduce in chi è abituato a usare vari dispositivi digitali per far più cose assieme e il neuroscienziato Daniel Levitin della McGill University ha riferito che il multitasking aumenta il cortisolo, l' ormone dello stress, e l' adrenalina in circolo.

     

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    Come se non bastasse le tante decisioni da prendere quando siamo impegnati su più «tavoli» ci mandano in tilt rendendoci più impulsivi (e facendoci magari sbagliare su questioni rilevanti) e liberando cannabinoidi, i principi attivi della marijuana: il risultato, stando alle ricerche dello psicologo Glenn Wilson, è che il quoziente intellettivo effettivo si può abbassare anche di una decina di punti, a scapito dell' efficienza cognitiva. In più, il passaggio rapido e continuo di attenzione da un' attività all' altra fa bruciare più energia al cervello, facendoci sentire più stanchi in breve tempo. Ce n' è abbastanza, insomma, per rallentare e concentrarsi per fare (davvero) una cosa alla volta.

     

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