Giuseppe Scarpa per "la Repubblica" - Estratti
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«Ma quale pranzo, l’avrò visto dieci minuti al massimo, non uno di più. È stato un incontro rapidissimo». A parlare è Diego Nepi Molineris, oggi amministratore delegato di Sport e Salute, l’azienda pubblica che si occupa dello sviluppo dello sport in Italia. All’epoca in cui fissò un appuntamento con Fabrizio Piscitelli, Diabolik, storico capo ultras della Lazio, e poi uno dei boss della mala capitolina, era il direttore Marketing di Coni Servizi.
Nell’agenda che la polizia ha sequestrato a Piscitelli dopo il suo omicidio, il 7 agosto del 2019, c’è scritto proprio “pranzo” con “Diego Nepi Coni” ed è indicata un’ora precisa, le 14, quella in cui ci si siede a tavola....
«Ribadisco, nessun pasto consumato assieme. È stata una visita rapida all’interno dello stadio Olimpico, nessun ristorante o trattoria, nessun appuntamento conviviale.
L’orario, molto probabilmente, era quello del pranzo ma non ci siamo assolutamente seduti a tavola come se fossimo amici».
Ma perché dare comunque un appuntamento a Diabolik?
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«All’epoca avevo la responsabilità dell’Olimpico e lui era pur sempre il capo della tifoseria biancoceleste, supporter che occupano storicamente una porzione precisa dello stadio, ovvero la curva nord, l’incontro era maturato all’interno di questo contesto».
Quindi capita spesso che vi incontriate con i capi ultras di Roma e Lazio?
«Assolutamente no, anzi sono incontri saltuari. Tuttavia, qualche rarissima volta, può succedere».
Chi è stato a chiedere l’incontro?
«Lui».
Per quale motivo l’ha voluta vedere
«Aveva in mente, per il campionato di calcio della successiva stagione, quindi quello 2019-2020, di creare una sorta di terzo tempo per le partite della Lazio prendendo a modello ciò che di solito fanno nel rugby. Questo è ciò che mi aveva detto. Inoltre mi aveva spiegato che, attraverso questa manifestazione, voleva cercare di veicolare un messaggio di pace negli stadi e di non violenza tra i tifosi».
APPUNTI AGENDA DIABOLIK
Diabolik, il leader della curva più violenta d’Italia, uno che nelle interviste diceva che l’obiettivo degli Irriducibili era quello di “scontrarsi con le guardie e con gli altri tifosi ogni domenica” che all’improvviso parla di non violenza. La stava prendendo in giro...
«Guardi ho capito benissimo qual era il suo intento. (...)Gli ho spiegato che non ero io il referente, gli ho detto che si sarebbe dovuto interfacciare con l’ordine pubblico, mi sembra gli dissi la Questura e, soprattutto con il club, quindi direttamente con la Lazio. Dopo questa risposta mi ha salutato ed è andato via».
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Ma come aveva fatto Piscitelli a contattarla?
«Mi chiede un grande sforzo di memoria, parliamo di quattro anni fa. Mi sembra che lui avesse ricevuto dalla sicurezza dell’Olimpico o da quella della Lazio un mio contatto da cui poi alla fine è maturato il brevissimo incontro del 9 luglio».
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