Giovanna Maria Fagnani per www.corriere.it
C’è una Milano che ieri ha fatto fila davanti ai negozi per i regali e una che fa la fila per ritirare un pacco alimentare, o per pranzare alle mense dei poveri. Una Milano più fragile, dai confini che si allargano in maniera preoccupante. L’allarme viene dalle realtà che si occupano di povertà alimentare.
Ieri, a Rho, l’arcivescovo Mario Delpini ha inaugurato il decimo emporio solidale della Caritas: altri due apriranno entro due mesi. Da ottobre a oggi, il numero delle famiglie clienti è aumentato del 45%, salendo da 2.115 a 3.025. Questi minimarket sfamano oggi 10.139 persone.
«I poveri vanno aiutati non a restare poveri ma a non esserlo più. La vera solidarietà non crea dipendenza ma permette agli uomini e alle donne di recuperare la propria dignità — ha detto l’arcivescovo —. L’emporio non è una forma di assistenzialismo ma stimola le persone, attraverso un aiuto nel momento del bisogno, a essere cittadini attivi».
Anche alla Fondazione Fratelli di San Francesco si nota un aumento dei bisognosi: oltre ai 300 utenti della mensa dei poveri, sia pranzo che a cena, la Fondazione distribuisce circa 200 pacchi alimentari al mese. Erano 150 solo qualche mese fa.
«A Natale stimiamo di avere circa 600 persone a mensa» dice il direttore delle opere Fratel Clemente Moriggi. Tre le categorie in aumento: gli anziani, gli uomini soli e famiglie intere.
«Il fenomeno — spiegano dalla Fondazione — è duplice: da un lato l’aumento della povertà, dall’altra il venir meno di briciole di solidarietà che in città finora non mancavano. Come bar o negozianti che spesso allungavano ai bisognosi le loro eccedenze. Ma molti esercizi in questo periodo sono rimasti chiusi. «Saremmo molto felici se qualcuno volesse donarci dei panettoni per i nostri ospiti» conclude Fratel Clemente (per contatti si può chiamare lo 02.62.54.59.23).
La solidarietà non si fermerà nemmeno il giorno di Natale: la mattina del 25 dicembre, 80 volontari di «Natale Insieme», che solitamente organizzava un pranzo per gli anziani soli, consegnerà 200 cesti natalizi. «L’obiettivo è spezzare la solitudine di un giorno che rischia di essere il più brutto dell’anno per queste persone» spiegano.
Aperto dalle 6.30, come sempre, anche Pane Quotidiano: davanti ai cancelli si mettono in fila circa 3.500 persone al giorno. «Temo ciò che accadrà in primavera, quando finirà la cassa integrazione e arriveranno i licenziamenti — dice il presidente Pier Maria Ferrario —. Noi al momento abbiamo bisogno di volontari. E le donazioni sarebbero benvenute. Il Covid le ha quasi azzerate. Ci servono per la manutenzione dei camion frigo e per pagare gli autisti».