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    MA QUALI CODE PER LO SHOPPING! I VERI ASSEMBRAMENTI A MILANO SONO FUORI DALLE MENSE DEI POVERI. AI MINIMARKET DELLA CARITAS I CLIENTI SONO CRESCIUTI DEL 45% DA OTTOBRE. MENTRE I FRANCESCANI HANNO AUMENTATO DA 150 A 200 I PACCHI ALIMENTARI CONSEGNATI AL MESE. E A NATALE? SI STIMANO 600 PERSONE A PRANZO. INTANTO DAVANTI AI CANCELLI DI "PANE QUOTIDIANO" SI METTONO IN FILA 3.500 BISOGNOSI AL GIORNO DALLE 6.30. E IL PEGGIO ARRIVERA’ IN PRIMAVERA, TRA FINE DELLA CASSA INTEGRAZIONE E RITORNO DEI LICENZIAMENTI…


     
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    Giovanna Maria Fagnani per www.corriere.it

     

    C’è una Milano che ieri ha fatto fila davanti ai negozi per i regali e una che fa la fila per ritirare un pacco alimentare, o per pranzare alle mense dei poveri. Una Milano più fragile, dai confini che si allargano in maniera preoccupante. L’allarme viene dalle realtà che si occupano di povertà alimentare.

     

    Ieri, a Rho, l’arcivescovo Mario Delpini ha inaugurato il decimo emporio solidale della Caritas: altri due apriranno entro due mesi. Da ottobre a oggi, il numero delle famiglie clienti è aumentato del 45%, salendo da 2.115 a 3.025. Questi minimarket sfamano oggi 10.139 persone.

     

    «I poveri vanno aiutati non a restare poveri ma a non esserlo più. La vera solidarietà non crea dipendenza ma permette agli uomini e alle donne di recuperare la propria dignità — ha detto l’arcivescovo —. L’emporio non è una forma di assistenzialismo ma stimola le persone, attraverso un aiuto nel momento del bisogno, a essere cittadini attivi».

     

    Anche alla Fondazione Fratelli di San Francesco si nota un aumento dei bisognosi: oltre ai 300 utenti della mensa dei poveri, sia pranzo che a cena, la Fondazione distribuisce circa 200 pacchi alimentari al mese. Erano 150 solo qualche mese fa.

     

    «A Natale stimiamo di avere circa 600 persone a mensa» dice il direttore delle opere Fratel Clemente Moriggi. Tre le categorie in aumento: gli anziani, gli uomini soli e famiglie intere.

     

    «Il fenomeno — spiegano dalla Fondazione — è duplice: da un lato l’aumento della povertà, dall’altra il venir meno di briciole di solidarietà che in città finora non mancavano. Come bar o negozianti che spesso allungavano ai bisognosi le loro eccedenze. Ma molti esercizi in questo periodo sono rimasti chiusi. «Saremmo molto felici se qualcuno volesse donarci dei panettoni per i nostri ospiti» conclude Fratel Clemente (per contatti si può chiamare lo 02.62.54.59.23).

     

    La solidarietà non si fermerà nemmeno il giorno di Natale: la mattina del 25 dicembre, 80 volontari di «Natale Insieme», che solitamente organizzava un pranzo per gli anziani soli, consegnerà 200 cesti natalizi. «L’obiettivo è spezzare la solitudine di un giorno che rischia di essere il più brutto dell’anno per queste persone» spiegano.

     

    Aperto dalle 6.30, come sempre, anche Pane Quotidiano: davanti ai cancelli si mettono in fila circa 3.500 persone al giorno. «Temo ciò che accadrà in primavera, quando finirà la cassa integrazione e arriveranno i licenziamenti — dice il presidente Pier Maria Ferrario —. Noi al momento abbiamo bisogno di volontari. E le donazioni sarebbero benvenute. Il Covid le ha quasi azzerate. Ci servono per la manutenzione dei camion frigo e per pagare gli autisti».

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