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    MA QUANTO CI COSTA LA POPOLARE DI BARI? - IL SALVATAGGIO STA LIEVITANDO A 1,6 MILIARDI - I 200 MILIONI AGGIUNTIVI, RISPETTO AGLI INIZIALI 1,4 MILIARDI, NON È DETTO CHE POSSANO ESSERE VERSATI DAL FONDO INTERBANCARIO TUTELA DEPOSITI, CHE TRA L'ALTRO È VINCOLATO ALLA FORMULA DEL “MINOR ONERE”, CIOÈ L'INTERVENTO PREVENTIVO È AMMISSIBILE QUANDO L'ESBORSO È INFERIORE AL COSTO DEL RIMBORSO DEI DEPOSITI IN CASO DI DEFAULT…


     
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    Rosario Dimito per “il Messaggero”

     

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    Prende consistenza la crescita del fabbisogno di capitale per il salvataggio della Popolare di Bari (BPB) da parte del Fondo interbancario tutela depositi (Fitd) e Mcc. Rispetto a un rafforzamento fissato a 1,4 miliardi da parte del Fondo banche che, a fine dicembre, ha dovuto praticare un intervento d'urgenza di 310 milioni, a valere sui 700 milioni della propria quota parte, ora la manovra potrebbe salire a 1,6 miliardi. Se ne sarebbe discusso ieri, secondo quanto ricostruito da Il Messaggero presso fonti bancarie, in un vertice ristretto del Fitd che ha rimandato la decisione al consiglio del 18, a valle dell'esecutivo Abi.

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    La due diligence e la predisposizione del nuovo piano industriale di BPB è in fase molto avanzata: entrambi dovrebbero essere finalizzati per la fine della prossima settimana. Dalle verifiche fatte finora dagli advisor Equita e Rccd per Mcc, Kpmg e Bep (Fitd), Oliver Wyman e Orrick per i commissari, sarebbe però evidente la necessità di procedere ad ulteriori rettifiche su crediti, sollecitate dalla banca del Tesoro a garanzia della pulizia dell'attivo, in funzione della procedura da avviare con la Dg Comp.

     

    I 200 milioni aggiuntivi, però, non è detto che possano essere versati tout court dal Fondo, che tra l'altro è vincolato alla formula del minor onere, nel senso che l'intervento preventivo è ammissibile quando l'esborso è inferiore al costo del rimborso dei depositi in caso di default.

     

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    I DISTINGUO

    I rappresentanti delle banche avrebbero posto alcune osservazioni sul piano a cinque anni in cantiere con break-even nel 2022. Secondo Ranieri de Marchis (Unicredit), seguito da qualche altro esponente, sarebbe il caso di ripartire da zero nel confezionamento del piano, adeguandolo agli effetti del coronavirus. Ma questa eventualità allungherebbe troppo i tempi. Piuttosto, nel nuovo scenario il consorzio delle banche deve fare i conti con le strategie di Mcc, che essendo pubblico, non può fare investimenti a copertura di perdite pregresse. Inoltre per Bruxelles è necessario che il suo intervento, affinché sia di mercato, abbia un ritorno adeguato: finora i ritorni ammessi non erano stati inferiori al 5-8%.

     

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