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    CALCIO MARCIO – PER LA PROCURA DI MILANO L’ASTA TV DEL CALCIO DA 930 MILIONI FU TAROCCATA DA INFRONT A FAVORE DI MEDIASET, CON L’ASSENSO DELLA LEGA DI TAVECCHIO E LOTITO – INDAGATI ANCHE DUE PAPAVERI DEL BISCIONE: GIORGIO GIOVETTI E MARCO GIORDANI


     
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    1.“L’ASTA DEI DIRITTI TV TRUCCATA DA INFRONT PER FAVORIRE MEDIASET” ECCO LE ACCUSE DEI PM

    Marco Mensurati e Emilio Randacio per “la Repubblica

     

    marco giordani lapresse marco giordani lapresse

    Mail, sms, ma perfino messaggi su ogni tipo di sistema di “corrispondenza informatica”. Da Skype per finire a Whatshapp. Venerdì scorso, la pattuglia della guardia di Finanza di Milano che ha bussato agli uffici dei più alti dirigenti di Mediaset, Giorgio Giovetti (responsabile dei diritti sportivi Reti televisive italiane) e Marco Giordani ( numero uno Rti) aveva l’ordine di raccogliere ogni traccia possibile del presunto accordo occulto per la spartizione dei diritti televisivi della serie A nel triennio 2015-2018. I due alti manager del Biscione hanno scoperto così di essere indagati dalla procura di Milano per concorso in turbativa d’asta.

    MARCO BOGARELLI MARCO BOGARELLI

     

    Un affare da poco meno di un miliardo di euro (930 milioni); il pilastro – per dirla con le recenti profetiche parole del presidente della Figc, Carlo Tavecchio – che sostiene l’intero sistema; la principale, se non unica, fonte di approvvigionamento finanziario delle società. Quell’affare, si scopre oggi, anche se lo si sospetta da sempre, sarebbe stato gestito dalla Lega Calcio in manieraillegale.

     

    Di questo si sono convinti i magistrati milanesi, Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, che hanno mandato i finanzieri in Lega a prelevare tutte le carte relative alla procedura di assegnazione di quella gara. Quella era solo la prima tappa del blitz dei militari, che poco dopo hanno bussato alle sedi di Infront – l’advisor della Lega, nonché grande regista di tutta l’operazione – per perquisire il presidente Marco Bogarelli, e i consiglieri Giuseppe Ciocchetti e Andrea Locatelli. E infine, a Cologno Monzese, nel cuore di Mediaset. Ma cosa ha spinto i magistrati a cercare queste prove?

    philippe blatter e marco bogarelli philippe blatter e marco bogarelli

     

    La risposta è contenuta nel decreto di perquisizione: “Il management di Infront, nello svolgimento dell’iter di assegnazione delle licenze dei diritti audiovisivi relativi agli eventi sportivi (diritti tv 2015-18, ndr), colludendo con i dirigenti Rti, ha turbato i relativi bandi e il corretto e imparziale svolgimento delle gare, in particolare violando i canoni di trasparenza e leale concorrenza in favore del competitor Rti (Mediaset)”. Se si dovessero lasciare per un attimo le parole ingessate del passo centrale del decreto, la traduzione più banale è che la “torta” dei diritti sarebbe stata falsata per favorire la società fondata da Silvio Berlusconi. Dalla quale, non sembra un caso, proviene proprio quello che sembra essere il deus ex machina di tutta questa vicenda, Marco Bogarelli.

     

    ANTONIO CONTE E CARLO TAVECCHIO ANTONIO CONTE E CARLO TAVECCHIO

    Quando la sua Infront, nel 2008, bussò alle porte della Lega Calcio, in pochi sapevano chi fossero quei manager così capaci e preparati. Di sicuro li conosceva bene Adriano Galliani che ci aveva lavorato insieme ai tempi di Fininvest prima, e di Media Partners poi, la società che Bogarelli, Locatelli e Ciocchetti fondarono negli Anni 90 capitalizzando l’esperienza maturata a Cologno.

     

    I Galliani boys, li chiamavano. Impropriamente. Perché il rapporto, almeno quello tra Bogarelli e l’amministratore delegato del Milan, è sempre stato molto più alla pari di quanto non dicesse quell’espressione. Per questo motivo, in molti, soprattutto a Sky, storsero il naso quando Infront venne scelta come advisor della Lega (il cui presidente era Galliani) per i diritti tv. Temevano favoritismi nei confronti di Mediaset.

     

    italia malta tavecchio lotito abete italia malta tavecchio lotito abete

    Timori che si rivelarono fondati. L’asta venne vinta da Sky, ciononostante, facendo leva su alcune zone grigie della Legge Melandri, Bogarelli convinse la Lega a non assegnare quei diritti così come risultato dall’asta, ma a ripartirli tra Sky e Mediaset, modificando a posteriori lo schema dell’assegnazione originaria.

     

    Ma come fece Bogarelli a convincere la Lega Calcio che, tra l’altro, per effetto di quella ripartizione ha anche guadagnato meno? E qui arriva la seconda parte dell’inchiesta della procura di Milano. I finanzieri dopo la visita a Mediaset sono infatti andati a fare visita presso le sedi del Genoa e del Bari Calcio nonché in quella della Mp & Silva, di Riccardo Silva, gestore dei diritti per l’estero e anche lui considerato uomo vicino a Fininvest.

     

    ADRIANO Galliani ADRIANO Galliani

    Cercavano le prove di alcuni pagamenti indebiti fatti da Infront e lo stesso Silva, per aiutare i due club in difficoltà economiche ad aggirare la vigilanza della Covisoc ed iscriversi senza problemi al campionato (di qui l’indagine per ostacolo all’autorità di vigilanza).

     

    La procura nel motivare questa perquisizione sembra descrivere quello di Infront come un “sistema”. La società – scrivono i pm- oltre al ruolo di advisor per la Lega, gestisce il marketing di alcune tra le più importanti squadre di calcio, tra le quali “l’Ac Milan, la Lazio, il Genoa e la Sampdoria”. Ovvero, Adriano Galliani, Claudio Lotito, Enrico Preziosi e Massimo Ferrero. Un quartetto di club, e di presidenti, che rappresenterebbe il nocciolo duro della sponda istituzionale di Bogarelli.

     

    ENRICO PREZIOSI ENRICO PREZIOSI

    Nocciolo intorno al quale, come le cronache raccontano puntualmente, si catalizzano regolarmente decine di altri piccoli e grandi club – spesso in difficoltà economica, come il Bari. Gli stessi club che, tutti insieme, hanno votato Maurizio Beretta presidente della Confindustria del Pallone, Carlo Tavecchio presidente della Federcalcio. Gli stessi che di votazione in votazione, di asta in asta, si ritrovano sempre tutti d’accordo.

     

     

    2. “SOLDI IN NERO PER SALVARE LE SQUADRE COSÌ IL COLOSSO HA FALSATO I CAMPIONATI”

    G.Fosch. e Ma.Me per “la Repubblica

     

    Lo scorso campionato di calcio di serie A e B, così come questo in corso, sarebbero stati alterati dall’intervento di Infront. E’ questa l’ipotesi accusatoria della procura di Milano nel secondo filone di inchiesta, quello che riguarda le iscrizioni delle squadre ai campionati.

    2mar20 Enrico Preziosi 2mar20 Enrico Preziosi

     

    Secondo l’accusa, Infront avrebbe effettuato «indebiti finanziamenti», si legge nelle carte dei pm, ad almeno due società di serie A e B, il Genoa e il Bari, per permettere loro di partecipare al campionato e comunque di evitare penalizzazioni. Da qui la contestazione mossa ai vertici delle due squadre, alle cui porte ha bussato venerdì la guardia di Finanza, di «ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza», fattispecie prevista dall’articolo 2638 del codice civile.

     

    Grazie ai soldi «indebiti» di Infornt avrebbero infatti impedito alla Covisoc, la Consob del calcio, di accertare alcuni problemi nel bilancio e provvedere al deferimento alla Federcalcio previsto dalla norma.

    PAPARESTA CALCAGNO PAPARESTA CALCAGNO

     

    Quindici milioni avrebbe incassato il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, in tre tranche da cinque ciascuno. Si tratterebbe di soldi messi a disposizione da Enrico Silva, patron di Mp Silva, la società leader nel mondo nella distribuzione di diritti televisivi, e Infront tramite Tax &Finance, la società fiduciaria di Lugano di cui è partner Andrea Baroni, il fiscalista arrestato. Silva smentisce.

     

    Mentre le carte confermerebbero il movimento con Preziosi che però prova a ridimensionare la vicenda: parla di un prestito personale a tasso agevolato (4 per cento) che gli è servito, questo sì, per rimpolpare le casse del Genoa e iscriverlo al campionato di serie A. Il Bari ha invece ricevuto, a maggio dello scorso anno, con un bonifico diretto da Infront, 470mila euro per il secondo sponsor di maglia.

     

    roger federer e andy murray roger federer e andy murray

    Il presidente Gianluca Paparesta - che aveva ricevuto sempre da Infront e Mp Silva i soldi per comprare all’asta fallimentare il Bari vendendo in anticipo i diritti televisivi – avendo bisogno di soldi per pagare gli stipendi, ha venduto in anticipo a Infront i diritti per la stagione 2015-2016. Al momento non si è rivelato un buon affare per la società di Bogarelli, visto che per ora il secondo sponsor che c’è sulla maglia del Bari è stato venduto direttamente da Paparesta. Pronto però a scomparire qualora Infront trovi un suo cliente.

     

    LOTITO LOTITO

    Anche per questo la Procura di Milano ritiene che dietro le mosse di Infront non ci sia soltanto business. Ma la volontà di aggirare i controlli Covisoc e favorire alcune squadre. Un problema non di poco conto. Visto che in questa maniera Infront, che essendo advisor della Lega dovrebbe essere garante di tutte le società, favorisce una squadra piuttosto che un’altra, finanziandola al bisogno. «Ma sono ragioni commerciali, il Bari è molto più appetibile di una piccola squadra» spiegano gli uomini di Bogarelli, citando il famoso Lotito che non voleva Frosinone e Carpi in serie A.

     

    Questo enorme conflitto di interessi non sfugge però agli uomini del calcio. Da tempo c’è chi chiede una regolamentazione e maggior chiarezza tra i ruoli. E la serie B cerca di protardi avanti: nei prossimi giorni delibererà di non rinnovare il contratto con Infront.

    Luigi Colombini, che chiede di essere chiamato «il principe» («da quando ho la residenza a Montecarlo...»), procuratore sportivo, movimenta, all’estero, i compensi percepiti dalle star del tennis internazionali come Andy Murray

     

     

     

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