Mattia Feltri per "La Stampa"
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Ieri mi sono svegliato con la determinazione di capire che sarebbe stato dell’autonomia differenziata dopo che la Corte costituzionale aveva dichiarato l’illegittimità di sette punti. E cioè: la legge di riforma è sbrecciata ma tutto sommato regge, e va solo un po’ riparata, oppure i guasti sono seri e bisogna rimetterci mano dalle fondamenta? Per prima cosa ho letto il commento del presidente del Veneto, il leghista Luca Zaia: «La Consulta ha confermato la costituzionalità della legge, sancendo ancora una volta che il nostro percorso è in linea con la Costituzione.
protesta dei sindaci contro la riforma dell autonomia differenziata
Un passaggio storico per il Veneto e per tutto il Paese». Accipicchia, mi ero sbagliato della grossa: la legge è ancora robusta come una fortezza. Poi ho letto il commento del presidente della Puglia, il dem Michele Emiliano: «Abbiamo difeso l’unità della Repubblica e l’uguaglianza delle regioni e dei cittadini italiani. La legge Calderoli, così come concepita dal governo, tecnicamente non esiste più».
Altro che sbagliato della grossa, non ci avevo capito proprio niente: non soltanto la legge è robusta come una fortezza, ma della stessa legge non resta pietra su pietra. Come le due cose possano stare insieme, nessuno lo sa, ma non bisogna farla troppo dura: oggi agli avversari non è richiesta una parvenza di logica, ovvero una bugia che stia in piedi, bensì una trionfale illogica, ovvero una bugia che voli come gli asini. Questa non è più politica e non è più nemmeno politica decadente, è puro volantinaggio. E non sarebbe un grosso problema, non fosse che quei volantini sono per noi, e noi non chiediamo niente di più e niente di meglio.
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