ragazzina suicida sotto la metro a ponte lungo roma
Raffaella Troili per il Messaggero
L'hanno cercata, ma era irraggiungibile. Poi a ricreazione, quel messaggio vocale di 11 minuti, e «ma che ti vuoi suicidare? Ma che stai a di'?», la domanda è uscita per scherzo ma l'ansia è montata.
Quelle frasi non erano normali: «Grazie di avermi accolta, di essermi state amiche, non fate come me: non tenete tutto dentro». Così le sei amiche della chat a cui Elena (nome di fantasia, ndr) la giovane morta suicida martedì sotto la metro a Ponte Lungo, aveva mandato un audio sono corse dalla preside, le hanno girato il messaggio. «Non sappiamo che dobbiamo fare», il senso di inquietudine montava. La dirigente dell'istituto di Scienze umane del Margherita di Savoia di via Cerveteri è andata alla polizia. Ma era troppo tardi.
GLI ADDII
ragazzina suicida sotto la metro a ponte lungo roma
Non tutte però hanno saputo più niente, né hanno collegato l'assenza dell'amica alle informazioni poco chiare girate all'inizio on line. Solo ieri a scuola hanno saputo la verità. Come Dalila: «Mi aveva scritto proprio in quei momenti: Sei stata una persona importante. Grazie ma io non l'ho visto subito il messaggio e quando l'ho fatto ne sono stata felice, le ho risposto anche per me è la stessa cosa». Non sapeva nulla Dalila, rappresentante di classe nella prima che frequentava Elena, che era stata bocciata, che la sua amica era morta. Non era la sola.
Ricordano: «Ogni tanto era un po' triste ma non dava segnali particolari, usciva, rideva tanto, se prendeva confidenza». Abitava a Ponte Lungo con la mamma ma si era appoggiata dalla zia a Giulio Agricola per fare dei lavori a casa. Aveva confidato anche alle nuove amiche il suo tragico passato: «Abbandonata dal padre, l'aveva cercato tanto con la mamma, ma qualche anno fa era venuta a sapere che si era suicidato. Era in contatto con le sorellastre, lui aveva un'altra famiglia a Capoverde, anche la mamma è straniera».
Raccontano di una ragazzina riccia, dai capelli colorati d'oro, bellissima, che faceva danza classica e moderna a San Giovanni, molto legata alla mamma. Non si danno pace. Era legata a un gruppo di ragazze della ex classe, a fatica aveva cominciato a stringere amicizia con le compagne della nuova classe. Come Loredana, Letizia, Flavia, Dalila. E la compagna di banco che ieri non ha retto e se ne è andata prima da scuola, da giorni Elena non le rispondeva ai messaggi. Come una presa di distanza, a provare a leggerlo ora.
ragazzina suicida sotto la metro a ponte lungo roma
«Si apriva con poche persone, non aveva legato ancora tanto, era un po' silenziosa, timida più che triste. Ma con noi era uscita e si confidava, era bello stare con lei, era simpatica, vorremmo contattare la mamma, starle vicino».
Non sanno più di tanto dare un senso a questo gesto, «ho pensato al papà, però...». Qualcosa non torna, non tornerà mai. Sconvolte le amiche del secondo, «a ricreazione stavamo assieme, in classe nostra, chi non è uscita a sentito tutto, i messaggi, il senso di ansia».
L'altra mattina Elena è uscita alle sette salutando la mamma: «Vado a scuola». In realtà a scuola non è mai arrivata. «Avrà fatto un giro. Mancavano lei e un altro, li abbiamo chiamati, lui ha risposto che stava male mentre lei era irraggiungibile».
LA NOTIZIA
Ma le notizie sono state vaghe tutto il giorno, si era parlato di una donna di 30 anni. Così molte erano all'oscuro della tragedia ieri mattina. «Alla prima ora la prof di Scienze motorie ha capito che non sapevamo nulla e salutandoci ci ha detto: Buona prossima ora.
E noi abbiamo chiesto: Perché? Abbiamo fatto qualcosa? E lei: Tranquilla dopo capirete. In classe c'erano la preside e la psicologa, che ci ha fatti mettere in cerchio. La preside ha sottolineato per consolarci quel ringraziamento che Elena aveva fatto a tutte quelle ragazze che l'avevano accolta e aggiunta nei gruppi. La psicologa ci ha detto di non darci colpe e non chiederci i motivi, perché ci sono ferite che non si possono ricucire».
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Sul suo banco vuoto ieri c'era un mazzo di rose, circondato da lettere che hanno portato ragazzi e ragazze delle altre classi. Non si è fatta lezione, si è parlato, si è pianto, per quella giovane che non è mai tornata a scuola, sopraffatta dal dolore alla fine delle vacanze di Natale.