Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “La Verità”
pietro tidei
L’accusa di presunto «sfruttamento» lanciata su questo giornale da Bashkim Kurtaj, cinquantatreenne albanese, nei confronti del sindaco dem di Santa Marinella Pietro Tidei ha suscitato scandalo in paese. Ma il politico pd, come sempre, ha deciso di usare Facebook per peggiorare la situazione. Soprattutto in considerazione degli audio in cui lui stesso ammette di aver barattato i servigi del suo vecchio factotum con la concessione di un piccolo alloggio.
«In cambio abbiamo dato la casa gratis», «Hai fatto nel pomeriggio qualche cosa? Mi pare che quello andava abbondantemente ricompensato dall’alloggio gratis che ti ho fornito». E altre frasi così. Ieri sui social ha scritto un lungo post storpiando il nome del suo vecchio collaboratore, chiamato Buskin Kurtay anziché Bashkim Kurtaj. Il titolo del messaggio è: «Le bugie hanno le gambe corte» e prefigura clamorose denunce per associazione per delinquere.
Bashkim Kurtaj
Tidei ricorda che la moglie di «Buskin», Mira, «è stata assunta regolarmente» da sua moglie «come colf e successivamente per un breve periodo come salariata agricola (36 ore settimanali, contributi regolarmente versati)». Il post prosegue: «Per facilitare il lavoro, abitando la mia famiglia in campagna abbiamo messo a disposizione della famiglia Kurtay un alloggio di cui disponevamo per consentire a questa famiglia di abitare sul posto. […] Buskin, all’interno della casa e dell’azienda, si è fatto carico di portare la legna raccolta nell’azienda e provvedere all’allevamento di una decina di galline in proprietà comune. La famiglia Kurtay non ha mai pagato affitto, bollette per le utenze, né altro ancora, perché la disponibilità dell’abitazione si intendeva compensata da piccoli lavoretti a casa Tidei».
L’ex parlamentare spiega anche perché non avrebbe mai regolarizzato il suo collaboratore: «Buskin ha sempre lavorato come dipendente della ditta addetta alle manutenzioni presso l’ospedale di Civitavecchia, un lavoro regolarmente retribuito […]. Per questo non poteva avere nessun rapporto di lavoro con il sottoscritto essendo lo stesso legato ad un altro regolare rapporto di lavoro».
il contratto di mira curtaj - colf di casa tidei
Una versione che non deve aver convinto gli avvocati del primo cittadino, tanto che a un certo punto il post sarebbe scomparso, venendo sostituito da un altro meno dettagliato su mansioni e salari. In esso il sindaco la butta in caciara arrivando a parlare di un «disegno eversivo» per farlo cadere, di cui questo giornale si sarebbe reso complice.
Bashkim ci ha spiegato di lavorare per una ditta privata e di fare turni di otto ore. Ma che per 12-13 anni, nel tempo libero (per 4-5 ore al giorno), compresi i due giorni di riposo settimanale, avrebbe fatto il factotum nella tenuta di Tidei e nelle altre sue proprietà.
In più la moglie Mira aveva sì regolari contratti di lavoro da 25 ore settimanali, ma ne avrebbe svolte in realtà 50-60.
Per questo l’operaio ha chiesto a Tidei arretrati per 90.000 euro. Il sindaco ha dato mandato al suo avvocato Lorenzo Mereu di denunciare Bashkim per estorsione.
Dai contratti di lavoro che La Verità ha potuto visionare, risulta che nel 2009 Mira è stata assunta dalla consorte del primo cittadino, Maria Concetta Onori, per un anno, per «lavoro domestico convivente» come «collaboratore generico polifunzionale» con mansioni di «pulizia e riassetto della casa, di addetto alla cucina, di addetto alla lavanderia, di assistente agli animali domestici nonché altri compiti nel livello di appartenenza». Il tutto per 812 euro al mese, tra stipendio base e superminimo.
PIERO TIDEI ABBRACCIA LA SUA AMICA DIRIGENTE SCOLASTICO
Nel 2010 la Onori firma la proroga. Tra il 2011 e il 2012 scatta un nuovo contratto. Nel 2012 la donna cambia datore di lavoro e la nuova assunzione viene firmata da Tidei e il rapporto di lavoro dura 1 anno e 9 mesi. Nel 2014 arriva un altro contratto a tempo determinato, della durata di 12 mesi, siglato di nuovo dalla moglie del primo cittadino.
Sempre la signora, nel 2015, con l’entrata in vigore del Jobs act, assume Mira a tempo indeterminato per 36 ore settimanali e il rapporto durerà 6 anni e 9 mesi. Il contratto prevede sempre il periodo di prova e il salario resta più o meno lo stesso di quando Mira lavorava ufficialmente 25 ore: 879,84 euro, la «retribuzione minima mensile» prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Alla fine la donna porterà a casa, per 12 anni e mezzo di lavoro, 12.750 euro di liquidazione. Nel contratto firmato con Tidei, dopo i primi accordi di lavoro «convivente», entra in gioco la casa.
IL POST SU FACEBOOK DELLA PRESUNTA AMANTE DI PIERO TIDEI
Nelle carte è ben specificato quanto segue: «Ella svolgerà il presente rapporto di collaborazione domestica, non in regime di convivenza e la relativa indennità sostitutiva di vitto e alloggio le verrà erogata in natura con la concessione di un appartamento a uso abitativo con incluso il consumo delle utenze. Detto appartamento sarà indipendente, ma adiacente alla casa patronale. Lo stesso dovrà essere utilizzato da lei e dalla sua famiglia». Dunque, prima il contratto prevedeva la convivenza, dopo, invece, l’alloggio, quindi la concessione della casa (per Bashkim un «buco» malsano di soli 30 metri quadrati) era collegata al lavoro di Mira.
PIETRO TIDEI
Adesso Tidei dice che quel tetto era il pagamento per Bashkim e che questi non poteva essere da lui assunto. Giancarlo Tortorici, avvocato romano esperto in diritto del lavoro, sorride amaro: «Di storie come quella del sindaco ne ho sentite tante. Ma in Italia non è proprio possibile utilizzare un lavoratore offrendogli in cambio una casa in affitto. Nel nostro Paese non vige il baratto. L’operaio poteva essere tranquillamente retribuito con regolare contratto di collaborazione anche se aveva già in essere un ulteriore rapporto di lavoro con una ditta privata […]».
MARIETTA TIDEI pietro tidei 9 pietro tidei 2 pietro tidei 8 un frame dell incontro tra pietro tidei e l architetto alessio rosa MARIETTA TIDEI