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    MACERATA HORROR - PAMELA FATTA A PEZZI E NASCOSTA IN DUE TROLLEY: FERMATO PER OMICIDIO UN UOMO DI ORIGINE NIGERIANA - LA 18ENNE ROMANA ERA SCAPPATA DALLA COMUNITÀ DI RECUPERO – SU FACEBOOK SCRIVEVA: “TUTTI DIPENDIAMO DA QUALCOSA CHE CI FA DIMENTICARE IL DOLORE”


     
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    Nicola Catenaro per il Corriere della Sera

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    Fatta a pezzi e poi nascosta in due trolley gettati in un fosso all' ingresso di Casette Verdini, frazione di Pollenza, in provincia di Macerata. I sospetti iniziali sono diventati realtà nel pomeriggio, quando l' esame del medico legale ha confermato che si trattava del cadavere di Pamela Mastropietro, la 18enne romana scomparsa lunedì dalla comunità di recupero «Pars» di Corridonia, a circa sedici chilometri dal luogo del ritrovamento del cadavere.

     

    I carabinieri in serata hanno perquisito l' appartamento di un extracomunitario con precedenti, in via Spalato, e lo hanno fermato per omicidio dopo averlo interrogato in caserma. Le immagini di una telecamera posta all' esterno di una farmacia cittadina lo riprendono insieme a Pamela dopo la sua fuga. L' uomo, un cittadino di origine nigeriana in Italia con regolare permesso, ha negato ogni coinvolgimento nella sua morte. Ha ammesso soltanto di aver seguito Pamela, dicendo di averla poi persa di vista e ha fatto i nomi di altre persone, attualmente al vaglio degli inquirenti.

     

    Pamela amava la musica, aveva un fidanzato, sognava di fare l' estetista, ma era finita nella spirale della tossicodipendenza. Era entrata in comunità, però voleva fuggirne.

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    Era già accaduto altre volte.

     

    Da Corridonia l' altro giorno si è allontanata con un trolley rosso e blu, forse lo stesso in cui sono stati nascosti parte dei suoi resti. Il suo corpo è stato smembrato come in un film dell' orrore. Un lavoro durato ore, fatto probabilmente non tanto per accanirsi sul cadavere ma per sbarazzarsene più facilmente dopo la morte, le cui dinamiche sono ancora poco chiare. Resta infatti da capire se la ragazza sia stata assassinata o se il suo cuore abbia smesso di battere per un' overdose o un malore.

     

    I trolley con i suoi resti sono stati gettati, martedì notte, in via dell' Industria, in corrispondenza del vialetto di ingresso a una villa privata. I proprietari hanno riferito di non essersi accorti di nulla ma di aver sentito il loro cane abbaiare a lungo verso le undici di notte. Qualcuno, passando il giorno seguente, ha notato le due valigie e ha immediatamente avvertito le forze dell' ordine. Le indagini, coordinate dal pm Stefania Ciccioli, stanno cercando di ricostruire le ultime ore di Pamela e i contatti telefonici che ha avuto prima di abbandonare la comunità, in cerca di tracce che la colleghino all' extracomunitario fermato ieri notte o ad altre persone.

     

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    L' efferatezza del delitto ricorda un episodio analogo avvenuto oltre sette anni fa a Teramo: l' omicidio di Adele Mazza, anche lei tossicodipendente, 50 anni, uccisa e fatta a pezzi dall' uomo con cui aveva avuto una relazione, Romano Bisceglia, il giorno di Pasqua del 2010. Il suo corpo fu trovato lungo una scarpata vicino a una delle strade più trafficate della città.

     

     

     

    2. I SOGNI DA ESTETISTA

    Rinaldo Frignani per il Corriere della Sera

     

    In via Saluzzo, a Ponte Lungo, se la ricordano bene quella ragazza con i capelli lunghi che passava le giornate con mamma Alessandra nel salone di bellezza vicino piazza Re di Roma.

    Pamela Mastropietro, però, mancava dal suo quartiere dall' autunno scorso, da quando era entrata in una comunità di recupero per cercare di risolvere - come aveva fatto già altre volte - i suoi problemi. Soprattutto quelli con le droghe, di cui parlava spesso nei post su Facebook, oltre a raccontare di serate in discoteca e dell' amore per il fidanzato.

    Oltre ottocento amici sui social, ma una vita complicata, quella di Pamela, che aveva frequentato l' istituto Petroselli di via Gela, sempre nello stesso quartiere. Voleva seguire le orme della madre, fare l' estetista e girare l' Italia passando da una manifestazione all' altra.

     

    Sogni interrotti dalla parentesi in comunità da dove si era già allontanata nell' ottobre scorso una prima volta.

     

    Un fuga durata poco - era tornata dopo cinque giorni - criticata dal suo stesso ragazzo che le aveva scritto: «Dove sei andata a finire amore? Non hai capito? Ti devi far aiutare, l' unione fa la forza, da sola non vai da nessuna parte».

     

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    Lui, la madre, i nonni - che vivono nella zona di Macerata - e anche altre persone hanno tentato di aiutarla a smettere con gli stupefacenti. Pamela, anche di questo, parlava su Facebook. Dove alternava foto di momenti felici, frasi di rabbia, e post come questo: «Tutti dipendiamo da qualcosa che ci fa dimenticare il dolore», accompagnato dalla foto di una bottiglia di superalcolici con sigarette e accendino accanto.

     

    Nessuno si era fatto troppe illusioni che il ritorno nella Pars per curarsi avrebbe finalmente dato risultati. E dopo la sua scomparsa lunedì scorso la madre e altri parenti si erano messi a cercarla, avevano chiesto aiuto anche a «Chi l' ha visto?». Speravano che sarebbe tornata ancora una volta.

     

    Mamma Alessandra ci ha sperato fino all' ultimo, anche quando si è recata in una caserma dell' Arma nella Capitale per sporgere la sua denuncia di scomparsa dopo quella presentata l' altro ieri dai responsabili della comunità marchigiana.

     

    Proprio ieri pomeriggio, dopo essere stata avvisata dai carabinieri della possibilità che il cadavere di una donna martoriata fosse quello della figlia, si era messa in macchina per Macerata con una speranza nel cuore: «Non è lei. Fino a quando non mi danno la certezza, per me non è lei», si è lasciata andare per telefono.

     

    Un colpo al cuore, ma anche la voglia di giustizia e di sapere la verità. Sapere cosa sia successo in quella comunità: «Non so perché si sia allontanata dalla comunità, non so perché l' abbia fatto e nemmeno come sia stato possibile che nessuno se ne sia accorto».

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