Carlo Cambi per la Verità
Pamela - Macerata
Il crollo del Pd, della sua bolsa retorica antifascista e della sua incapacità di governare ha l' epicentro a Macerata. È inelegante dirlo qui dove la terra trema da oltre un anno e mezzo? No, è adeguato perché nello sprofondo rosso c' entra anche il disastro che i dem hanno prodotto sul post sisma. Ma Macerata è oggi la città simbolo della Lega. Qui dove l' affluenza è stata di poco inferiore al 76,9% il partito di Matteo Salvini è passato in cinque anni da 150 a quasi 5.000 voti: elegge un deputato, Tullio Patassini, ex assessore al Comune di Treia, e un senatore, Stefano Pazzaglini, sindaco di Visso, città simbolo del terremoto, e toglie tutte le poltrone al Pd che l' aveva accusata di fascismo dopo il folle raid di Luca Traini.
laura boldrini al corteo antifascista a roma 10
Macerata ha rifiutato il ruolo di palcoscenico della retorica antifascista usata per coprire l' incapacità di governo e l' inconsistenza della proposta del Pd e della sinistra incarnata da Liberi e uguali, dai centri sociali e dalle Onlus che raccattano i migranti lucrando sull' assistenza. È quella sinistra che ha il volto di Laura Boldrini, nata qui, e ha la sigla del Gus, Onlus sotto inchiesta per evasione fiscale multimilionaria, foraggiata dalla Regione Marche con 17 milioni di euro per assistere i migranti e guidata da un dirigente nazionale del Pd. Ovvero Giovanni Lattanzi, il responsabile nazionale delle politiche di welfare del Pd, voluto da Matteo Renzi.
macerata
Macerata è diventata un luogo tragicamente simbolico quando il 1° febbraio fu scoperto in due trolley il cadavere di Pamela Mastroprietro, la diciottenne ammazzata e fatta a pezzi da tre nigeriani. Qui sono arrivati il ministro dell' Interno Marco Minniti, quello della Giustizia Andrea Orlando, il presidente del Senato Pietro Grasso a indignarsi per l' azione di un pazzo.
macerata
I democrat scoprirono subito dopo che Traini era stato candidato alle amministrative con la Lega Nord per il Comune di Corridonia. Aveva preso zero voti, ma la sua foto con Salvini ha fatto il giro del mondo. Erano convinti di aver trovato la prova regina dell' anima nera della Lega.
Ed ecco la grande mobilitazione con la sfilata di tutti gli antifascisti. Il sindaco di Macerata Romano Carancini organizzò una sua manifestazione per dichiarare Macerata «libera dai fascisti e dai razzisti», ispirandosi alla Resistenza, mentre una sua consigliera comunale si è lancita in distinguo sull' assassinio di Pamela per evitare di accusare direttamente i tre nigeriani, di cui uno almeno ospite del Gus.
LUCA TRAINI MACERATA
Tutto spazzato via domenica 4 marzo. La Lega travolge con una valanga di voti gli avversari, con il Pd che non elegge nemmeno un parlamentare. La Lega a Macerata - dove il primo partito diventa il M5s con il 28,7% - ha preso il 20,98% passando da meno di 150 voti del 2013 (aveva lo 0,6%) a 4.808 voti, moltiplicandoli per 32 volte. Il candidato all' uninominale della Camera - sostenuto da tutto il centrodestra - Tullio Patassini è stato eletto con 9.110 voti, pari al 37,42%, sconfiggendo sia la candidata grillina sia l' ex rettore dell' università di Camerino Flavio Corradini (Pd).
Dall' Appenino martoriato dal terremoto arriva il secondo parlamentare eletto dalla Lega in provincia di Macerata: è Stefano Pazzaglini, sindaco di Visso, che, superato nel collegio uninominale da Mauro Coltorti (indicato dai grillini come potenziale ministro delle Infrastrutture), si è preso la rivincita nel plurinominale arrivando al 37,49%, con punte del 63% nella sua Visso.
MARCO MINNITI
A Macerata il centrodestra con il 37,5 % è di gran lunga la prima coalizione, i 5 stelle sono il primo partito con il 38,7% e il Pd si è dissolto: ha perso oltre il 6% scendendo al 21,8%. Ma in tutte le Marche il Pd è stato sconfitto. Nel 2013 aveva sei parlamentari su otto, gliene resta uno.
La sconfitta più cocente è stata sicuramente, oltre a Macerata, quella di Pesaro, dove il Pd ha dovuto incassare un pesantissimo ko. Qui il partito ha presentato il ministro dell' Interno Marco Minniti. Ebbene Minniti con poco più del 27,6% è arrivato terzo, battuto dal grillino «eretico» Andrea Cecconi (oltre il 34%) e dalla candidata del centrodestra Anna Maria Renzoni. Le Marche, con il combinato disposto di una pressione migratoria insopportabile voluta da Laura Boldrini e la gestione fallimentare del terremoto, si sono convertite ai 5 stelle e alla Lega.
PIETRO GRASSO ANTONIO INGROIA
Matteo Salvini ha passato il Rubicone calando dal Nord e ha conquistando le colline dell' Infinito leopardiano. La geografia dei consensi dice che oggi il M5s è il primo partito con il 35,6% dei voti (più 3,4% rispetto al 2013) e che il Pd è sprofondato passando dal 27,7% di cinque anni fa al 21,1% del 4 marzo, perdendo oltre 70.000 preferenze. Ma il vero trionfo è quello della Lega che passa dallo 0,7% di cinque anni fa al 17,4% di domenica. Notevolissimo anche il risultato di Fratelli d' Italia che ha quasi triplica i voti passando dal 2,15 al 4,9%.
Come dire che le accuse di fascismo e di razzismo sono state rimandate al mittente dagli elettori. A quel Pd che in piazza urla, ma che dal 4 marzo è diventato di colpo afono.