Marco Conti per “il Messaggero”
Vedersi per fissare un appuntamento molto più di sostanza dove si riprenderanno in mano, all'inizio del nuovo anno, dossier economici importanti. Alcuni fermi dal 2017 - anno dell'ultimo vertice intergovernativo tra Italia e Francia - e altri (Tav, Stx-Fincantieri, Fiat-Renault) più recenti. L'arrivo del presidente francese Emmanuel Macron a Roma coincide con il ritorno dell'Italia nel consesso internazionale dopo l'uscita della Lega dal governo.
MACRON CONTE
IL PUNTO
La scaletta degli incontri, prima il colloquio «privato» di Macron al Quirinale con Sergio Mattarella (quindi senza il ministro degli Esteri), e poi la cena con Conte a palazzo Chigi, indica con tutta evidenza chi Parigi considera il garante di rapporti bilaterali che sette mesi fa sono stati sul punto di rottura.
Ai francesi il pragmatismo non manca e Macron ieri ha mostrato di aver messo non una, ma due pietre sopra agli scontri di qualche mese fa che coinvolsero anche l'attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio. L'interesse francese per alcuni asset industriali italiani si somma alla voglia di avere l'Italia al proprio fianco quando a Bruxelles c'è da chiedere maggiore flessibilità e più investimenti.
MACRON MATTARELLA
Di questo hanno anche discusso ieri sera Macron e Conte ritrovando una sintonia che nei prossimi giorni sarà molto utile ai rispettivi ministri dell'Economia Bruno Le Maire e Roberto Gualtieri. D'altra parte è italiano (Paolo Gentiloni), il commissario Ue agli Affari economici, mentre è francese (Cristhine Lagarde) la presidente dell Bce.
L'interesse di Conte ieri sera era molto puntato sui migranti e sull'imminente vertice di Malta dei ministri degli Esteri di quei paesi volenterosi che potrebbero accettare il meccanismo di accoglienza per quote e magari anche il principio dei porti a rotazione.
Ma la strada è in salita, perché la Francia - forte di una serie di accordi internazionali - non ne vuol sapere dei migranti economici ed è pronta a condividere solo i potenziali richiedenti asilo. Malgrado le differenze ieri sera è però emerso l'interesse comune di dimostrare, ai rispettivi leader sovranisti Matteo Salvini e Marin Le Pen, che l'Europa è in grado di trovare una soluzione al problema dei migranti senza lasciare che affoghino in mare.
conte macron
L'idea è quella di mettere a punto un meccanismo di ripartizione automatico in grado di evitare che ogni nave o barchino in arrivo si trasformino in una questione di rilevanza internazionale. In attesa di modificare il trattato di Dublino si studia anche come condizionare i fondi europei all'accettazione delle quote.
IL DIBATTITO
La cena di ieri sera è servita a una ripresa di contatti e quindi non era certo la sede per mettere qualcosa per iscritto, ma sulla necessità di asciugare gli argomenti che gonfiano la retorica sovranista, i due sono d'accordo anche se la strada di un'intesa resta complicata perchè ieri sera gli interessi nazionali hanno fatto più volte capolino anche durante la breve dichiarazione finale quando Macron ha accennato ai «movimenti secondari». Ovvero ai 140 mila migranti arrivati in Francia dall'Italia.
MACRON LE PEN
D'altra parte lunedì scorso Macron, parlando ai deputati di En Marche, ha pronunciato parole molto nette contro l'immigrazione clandestina che sarà oggetto a fine mese di un dibattito nel Parlamento francese. Perché, sostiene Macron, i migranti irregolari «preoccupano le classi popolari» e non «i borghesi» che non ne hanno nei loro quartieri. Una svolta socialista, o socialdemocratica, che coincide con il Conte-bis che nei discorsi cita Giuseppe Saragat e invoca un nuovo umanesimo.
Dagli sbarchi alla questione libica il passo è breve. Anche perché poco prima a palazzo Chigi Conte e il leader libico Serraj hanno avuto un lungo colloquio in vista dell'assemblea delle Nazioni Unite e di una possibile conferenza di pace a Berlino. Anche questo dossier è di fatto stato avocato a palazzo Chigi da Conte e ieri sera i due ne hanno parlato anche con le implicazioni che ne derivano dal coinvolgimento di paesi, come la Tunisia e l'Egitto, dove Parigi ha una forte influenza e che contribuiscono - specie il Cairo - a rendere ancor più tesa la situazione a Tripoli.
MACRON SERRAJ HAFTAR emmanuel macron e sergio mattarella alla tomba di leonardo da vinci