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No, Infantino non trasferirà la Fifa in Francia. O, almeno, non potrà godere dell’esenzione fiscale che il governo voleva approvare ad hoc. Poco prima di Capodanno i giudici costituzionali francesi hanno annullato la manovra.
La Fifa, racconta la Süddeutsche Zeitung (il giornale tedesco ha una passione per Infantino…), “aveva in programma di trasferire molti dipendenti a Parigi dal 2021. Ai massimi livelli dell’Eliseo sono state organizzate generose donazioni fiscali per i ben pagati amministratori del calcio: l’esenzione dell’associazione dall’imposta sulle società e da altre imposte come l’Iva sulle società. Inoltre, i dipendenti Fifa registrati in Francia non avrebbero dovuto pagare l’imposta sul reddito per cinque anni. Condizioni paradisiache per un’organizzazione sportiva super ricca, che il Consiglio costituzionale di Parigi ha ora cancellato dal bilancio 2024 con riferimento al principio di uguaglianza dei contribuenti”.
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“La sentenza della Corte Suprema rivela ancora una volta come le associazioni sportive mondiali amano vedersi tra i loro vertici, spesso criminali: come istituzioni sovranazionali che sono di fatto al di sopra degli Stati nazionali. E al di sopra delle leggi nazionali, come una sorta di governo mondiale dello sport”.
Era un’operazione targata Emmanuel Macron, ricorda il giornale tedesco. “Alla fine del 2018, nel pieno della crisi dei gilet gialli e delle proteste a livello nazionale contro le sue politiche, Macron stava già negoziando con l’allora amico Infantino un trasferimento parziale della Fifa, che ha sede a Zurigo, in Svizzera, dal 1932”.
“A metà del 2021, i primi membri della Fifa si sono trasferiti a Parigi, nel rinomato Hôtel de la Marine in Place de la Concorde, che appartiene all’emiro del Qatar. Così (mentre a pochi isolati di distanza la procura finanziaria conduce dal 2016 indagini penali sulla corruzione privata e sul sospetto della formazione di una organizzazione criminale attorno all’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar), il rapporto politico-sportivo tra Fifa-Doha-Eliseo ha continuato semplicemente a funzionare come il petrolio”.
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“L’occasione sembrava buona per realizzare l’obiettivo di Macron di rendere il Paese un paradiso fiscale per le associazioni sportive internazionali. La Francia non solo ospiterà le Olimpiadi estive del 2024 a Parigi, ma anche i Giochi invernali del 2030. Macron vuole chiaramente usare lo sport come saldatore politico per riunire la sua società, che si sta disgregando. Non si fa scrupoli quando si vuole concedere a funzionari pittoreschi e alle loro organizzazioni, che si limitano a gestire associazioni sportive ma non forniscono alcun servizio statale, uno status che finora è stato riservato solo a istituzioni come l’Unesco o l’Ocse”.
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Ai grandi capi dello sport mondiale, continua la Sz, “piace presentarsi come apostoli della pace nel mondo, e le Nazioni Unite e le sue ramificazioni vengono costantemente prese in giro”.
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