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    MACRON FATTI UN TAMPON! – LA CURVA DEI CONTAGI IN FRANCIA FA SEMPRE PIÙ PAURA: LE TERAPIE INTENSIVE RISCHIANO IL COLLASSO ENTRO IL 10 OTTOBRE - ALLARME IN PARTICOLARE NELLE REGIONI AL CONFINE CON L’ITALIA - IN SPAGNA L’EPICENTRO RESTA MADRID, DOVE SONO STATI TROVATI LA METÀ DEI 32MILA NUOVI POSITIVI DEGLI ULTIMI TRE GIORNI: MA IL GOVERNO NAZIONALE E REGIONALE CONTINUANO A LITIGARE


     
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    Francesco Olivo per “la Stampa”

     

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    L' Europa si rincorre e teme di contagiarsi a vicenda. La Spagna guida la brutta classifica continentale del virus, 731.000 casi. La Francia ne registra meno, ma la sua curva fa paura e il ministro teme che al confine con l' Italia le «terapie intensive possano essere piene il 10 ottobre». La Germania a sua volta ha paura di toccare i picchi francesi, «entro Natale», ha detto la cancelliera Angela Merkel.

     

    La lite tra i governi

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     L' epicentro spagnolo resta Madrid, la metà dei 32.000 nuovi positivi registrati negli ultimi tre giorni sono stati trovati nella capitale. Ma i due governi, quello nazionale e quello regionale, continuano ad avere idee diverse su come affrontare l' emergenza. Il ministro della Salute Salvador Illa crede che l' intera area metropolitana vada sottoposto a misure di restrizione, che limitino gli spostamenti (via libera a lavoratori, studenti e pazienti).

     

    Mentre il governo locale insiste sulla discussa strategia di dividere la città per zone: solo i 45 quartieri con il tasso di contagio più alto (1000 su 100.000 abitanti) vengono parzialmente chiusi, negli altri la vita scorre normale. Lo scontro è soprattutto politico, da una parte c' è un governo di sinistra (quello nazionale) dall' altro uno di centrodestra, guidato da Isabel Dìaz Ayuso, che negli scorsi mesi aveva guidato la battaglia contro il lockdown.

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    Il muro contro muro rischia di aggravare la situazione, le terapie intensive sono tornate a riempirsi, il 41% dei posti letto è occupato da malati di Covid, contro il 18% della media nazionale. Gli esperti concordano quasi all' unanimità che la divisione per zona è poco efficace. A questo si aggiunga che i quartieri chiusi sono spesso i più poveri della città e dell' hinterland, quelli dove meno è diffuso il telelavoro. Le vie di uscite politiche sono poche e alcune anche traumatiche.

     

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    La più estrema prevede di togliere l' autonomia alla regione ribelle, il famoso articolo 155 della costituzione applicato in Catalogna nel 2017 dopo la dichiarazione d' indipendenza. Ma al palazzo della Moncloa si spera di non dover arrivare a tanto.

     

    Al confine con l' Italia

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    La collaborazione istituzionale non sembra trionfare nemmeno in Francia. A Marsiglia ieri sono entrate in vigore le misure restrittive molto criticate dal sindaco, la principale è la chiusura di bar e ristoranti. Ordinanze più lievi sono state imposte in altre 10 città tra cui Parigi, con palestre chiuse, raduni pubblici di oltre 10 persone banditi e bar che chiudono alle 22.

     

    Nella regione Alvernia-Rodano-Alpi, che confina con l' Italia, la situazione si fa sempre più preoccupante, secondo quanto ha riferito il ministro della Salute francese Olivier Véran, se non si invertirà la curva dei contagi, «le terapie intensive saranno piene entro il 10 ottobre». Lo stesso Véran però ha escluso un lockdown nazionale entro la fine dell' anno.

     

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    La festa in Germania Angela Merkel sposta più in là la data, ma condivide il pessimismo: «Se i contagi dovessero continuare a salire entro Natale potremo avere i numeri della Francia». In Germania i focolai sono molti, uno dei più grandi sarebbe stato generato da una festa organizzate dalle scuole di Bielefeld, nella Renania Settentrionale: in 1700 sono finiti in quarantena.

    I test rapidi

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    Anche la pandemia ha molto a che vedere con le diseguaglianze: uno studio ha svelato che i Paesi ricchi effettuano 20 volte i test fatti dalle nazioni più povere. Una bomba a orologeria, che l' Oms prova a contrastare con un piano: nei prossimi 6 mesi saranno inviati 120 milioni di test rapidi ai Paesi poveri.

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