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    MACRON QUESTA VOLTA L’HA FATTA GROSSA: CON LE SUE DICHIARAZIONI FILO-CINESI SI È INIMICATO GLI STATI UNITI E MEZZA EUROPA – IL DISCORSO SULL’EQUIDISTANZA TRA USA E CINA HA FATTO INCAZZARE WASHINGTON E I SUOI ALLEATI DURI E PURI IN UE (POLONIA E BALTICI). A PECHINO INVECE IL MESSAGGIO È ARRIVATO FORTE E CHIARO: L’EUROPA NON HA INTENZIONE DI SPORCARSI LE MANI SU TAIWAN – LA STRANA COINCIDENZA TEMPORALE E IL TRAPPOLONE TENTATO A URSULA VON DER LEYEN


     
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    XI JINPING EMMANUEL MACRON XI JINPING EMMANUEL MACRON

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    La sparata filo-cinese di Macron ha fatto incazzare tutti: da Washington alle cancellerie europee! Il toyboy dell’Eliseo, che ha parlato apertamente di “equidistanza” tra Usa e Cina, ricicciando il vecchio pallino del concetto di “autonomia strategica” dell’Ue, questa volta l’ha fatta grossa. Per uscire dall’impasse interna, Macron si vuole ergere a grande leader internazionale: sull’onda lunga del gollismo, crede di essere in grado di mediare in Ucraina, e spera di ritagliare alla Francia – più che all’Europa – un ruolo di grande regista dei negoziati mondiali.

     

    XI JINPING EMMANUEL MACRON - MEME BY OSHO XI JINPING EMMANUEL MACRON - MEME BY OSHO

    Ma ha fatto i conti senza l’oste: in un mondo sempre più polarizzato, con l’Ue che non ha la spinta politica per essere autonoma dagli Stati Uniti, dichiararsi equidistanti tra l’alleato storico (gli Usa) e il loro nemico pubblico numero uno (la Cina), equivale a una dichiarazione di guerra.

     

    Come riepilogato accuratamente dal “Wall Street Journal”, anche se la Casa Bianca non ha commentato, a Washington le dichiarazioni di Macron non sono passate inosservate: “un importante legislatore statunitense ha definito i commenti imbarazzanti e vergognosi, mentre altri, come il senatore repubblicano Marco Rubio della Florida, si sono chiesti se le opinioni del presidente francese riflettessero la posizione dell'Europa”.

    POLITICO - INTERVISTA A EMMANUEL MACRON DOPO IL VIAGGIO IN CINA POLITICO - INTERVISTA A EMMANUEL MACRON DOPO IL VIAGGIO IN CINA

     

    In particolare, a fare effetto è anche il tempismo delle dichiarazioni: subito dopo il suo incontro con Xi Jinping e mentre la Cina stava effettuando operazioni militari intorno all’isola di Taiwan: “Martedì, un gruppo di parlamentari europei ha dichiarato che questo è ‘il momento peggiore per inviare un segnale di indifferenza su Taiwan’”.

     

    Le dichiarazioni di Macron hanno fatto infuriare anche la Polonia, il paese più atlantista dell’Unione europea, in prima linea nell’assistenza militare (e umanitaria) all’Ucraina: “Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha preso di mira la dottrina di ‘autonomia strategica’ portata avanti da Macron. ‘Ancora oggi, alcuni leader occidentali sognano di cooperare con tutti: con la Russia e con alcune potenti nazioni dell'Estremo Oriente’, ha detto Morawiecki. ‘Noi vogliamo vivere in pace con tutti, questo è certo, ma invece di costruire un'autonomia strategica dagli Stati Uniti, propongo un partenariato strategico con gli Stati Uniti’.

     

    Continua il WSJ: “La maggior parte dei leader europei si è astenuta dal commentare le dichiarazioni del presidente francese, ma in privato i funzionari di Bruxelles e dei Paesi baltici hanno affermato che esse hanno danneggiato la posizione dell'Europa.

    EMMANUEL MACRON E XI JINPING A PECHINO EMMANUEL MACRON E XI JINPING A PECHINO

     

    Macron non è nuovo a questo tipo di posizioni: già nel 2019 dichiarò la “morte cerebrale” della Nato. Una previsione che, alla luce del conflitto in Ucraina e del rinnovato ruolo dell’alleanza atlantica, non si è rivelata proprio azzeccata.

     

    Si legge ancora sul “Wall Street Journal”: “Olivier Schmitt, un ex funzionario francese che ora è professore presso il Center for War Studies in Danimarca, ha affermato che questa volta i commenti di Macron ‘inviano a tutti una serie di messaggi sbagliati’.

     

    Secondo Schmitt, gli alleati europei della Francia saranno frustrati dalla gestione del rapporto con gli Stati Uniti da parte di Macron, mentre le sue osservazioni hanno favorito la tesi cinese secondo cui l'Europa non aiuterà Washington in uno scontro su Taiwan”.

    emmanuel macron arriva a pechino emmanuel macron arriva a pechino

     

    Non a caso, i media di propaganda di Pechino, hanno interpretato le parole di Macron come un via libera dell’Ue all’invasione di Taipei. In un articolo pubblicato domenica dal quotidiano statale China Daily si legge che se dovesse scoppiare una guerra su Taiwan, gli alleati di Washington non solo si rifiuteranno di unirsi agli Stati Uniti, ma "faranno tutto ciò che è in loro potere per persuadere o costringere gli Stati Uniti ad evitare la guerra".

    emmanuel macron e xi jinping a pechino emmanuel macron e xi jinping a pechino

     

    Come sottolinea “Les Echos”, giornale che, insieme a Politico, ha raccolto le dichiarazioni bomba di Macron, anche in Germania le reazioni sono state molteplici. Norbert Röttgen, deputato conservatore ed esperto di politica estera, ha sostenuto su Twitter che l'Europa dovrebbe "diventare più indipendente, non contro gli Stati Uniti, ma in collaborazione con i nostri alleati transatlantici". Sulla stampa tedesca si sono moltiplicate le caricature e gli editoriali infiammati, secondo i quali, in sostanza, Emmanuel Macron, non contento di aver messo sottosopra la Francia, starebbe seminando discordia nel campo occidentale.

     

    xi jinping accoglie emmanuel macron a pechino xi jinping accoglie emmanuel macron a pechino

    A Bruxelles, in Commissione e al Parlamento europeo, ci si interroga anche sull'invito di Emmanuel Macron a Ursula von der Leyen ad accompagnarlo a Pechino, che si è rivelato essere un trappolone. La scorsa settimana è stato percepito positivamente come la volontà dell'Eliseo di dare una dimensione europea alla ridefinizione del rapporto con una Cina più aggressiva.

     

    Ma termine del viaggio, gli ambienti europei si chiedono se Emmanuel Macron non abbia piuttosto sfruttato la presenza del Presidente della Commissione europea per proporsi come portavoce dell'UE.

     

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