Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”
emmanuel macron 1
A mezzanotte cala il sipario sulla campagna elettorale per il primo turno delle presidenziali in Francia. «Sursaut», un sussulto, un appello alla mobilitazione, è la parola che ieri hanno ripetuto tutti i candidati, di qualsiasi colore, per incitare i francesi ad andare alle urne.
L'astensione, come è ormai tradizione da qualche anno, è la prima incognita del voto di domani: la annunciano al 28 per cento, vicino quel record del 28,4 che il 21 aprile 2002 portò in ballottaggio, con un colpo di scena, Jean-Marie Le Pen contro Jacques Chirac.
marine le pen mascherinata
IL MOMENTO DEL SILENZIO
Domani sarà il momento del silenzio dopo una corsa che si è accesa soprattutto nel finale, dove più che i dibattiti hanno pesato le altalene dei sondaggi, che adesso vedono un risultato molto meno scontato di quanto si pensasse all'inizio, con Marine Le Pen in rimonta e praticamente certa di qualificarsi al ballottaggio del 24 aprile con Emmanuel Macron.
emmanuel macron vladimir putin
Il presidente è invece in fase calante, ed è stato costretto a scendere in campo in modo più convinto, dopo aver annunciato la candidatura il più tardi possibile, avere rifiutato qualsiasi dibattito con gli altri candidati (cosa questa comune a quasi tutti i suoi predecessori) e aver probabilmente pensato come gli confermavano tutti i sondaggi un mese fa che la vittoria per il bis l'aveva in tasca, al primo come al secondo turno, che sarebbe bastato non fare niente, a parte il presidente.
MACRON LE PEN
Era sopra il 30 per cento: ieri le ultime inchieste lo danno intorno al 26 e in discesa. Marine Le Pen sembrava fuori gioco, al 17 per cento qualche settimana fa: ieri era al 22, in costante rimonta a ridosso del voto. Dopo una campagna basata soprattutto su piccoli meeting, al contatto con la gente nei mercati, andando a parlare di potere d'acquisto e caro bollette (tralasciando per esempio la politica internazionale e la passata amicizia con Putin) Le Pen ha chiuso ieri i lavori prima del voto di domenica con un comizio a Perpignan, feudo storico del Front National (da lei ribattezzato Rassemblement National).
eric zemmour e marine le pen
Le Pen e l'estrema destra francese non sono mai state così vicino alla meta. Marine si vede già come la prima donna a entrare all'Eliseo e ieri ha anche anticipato alcune mosse da capa di stato, innanzitutto l'intenzione di formare un governo di Unione Nazionale: «Ci saranno le persone con cui lavoro ma anche altre che mi raggiungeranno, ho già una lista e non credo che il mio problema sarà trovare, ma scegliere». Le Pen si è detta sicura che verranno a lei anche molti da sinistra: quella gauche «sovranista» che fu dell'ex ministro Jean-Pierre Chévènement e di cui ha raccolto oggi in parte l'eredità Jean-Luc Mélenchon.
jean luc melenchon 9
IL VOTO UTILE
Il tribuno della France Insoumise si è imposto come il terzo uomo nella corsa, è in ascesa e ieri lo davano al 17 per cento: «Il popolo che vota è il popolo che vince!» ha tuonato ancora ieri, incassando il sostegno di diversi esponenti dei Verdi, che hanno abbandonato il loro candidato Yannick Jadot (tra il 5 e il 6 per cento) per un voto utile a Mélenchon, unico della gauche a poter sperare in una qualificazione al secondo turno.
valerie pecresse 8
Macron è stato costretto a scendere più decisamente in campo. In questi ultimi giorni la sua campagna si è soprattutto diretta a cercare di smontare l'immagine presentabile che Marine Le Pen si è accuratamente costruita in questi mesi, abbandonando al suo rivale a destra della destra, l'ex polemista Eric Zemmour, i temi più duri delle origini, la xenofobia, la lotta contro l'immigrazione, la critica dell'Islam e dell'Europa. «I francesi non sono bambini ha risposto Le Pen non credono più al lupo mannaro».
emmanuel macron al parlamento europeo di strasburgo
Su Macron pesa anche lo scandalo, rivelato da un rapporto della corte dei conti a marzo, dell'uso troppo intensivo da parte del governo delle società di consulenza, in particolare per la gestione della pandemia (solo nel 2021 lo stato francese ha speso 1 miliardo di euro per consulenze). A rendere ancora più complicata la fine della campagna del presidente-candidato, il fatto che la società di consulenza americana McKinsey (nella lista di quelle consultate dal governo e della quale alcuni dirigenti sono amici personali di Macron) è ora oggetto di un'inchiesta per frode fiscale.
EMMANUEL MACRON THIERRY BRETON MACRON LE PEN MARINE LE PEN - MACRON FILLON MACRON LE PEN macron e le pen emmanuel macron al parlamento europeo