Estratto dell’articolo di S. Mon. per il “Corriere della Sera”
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Dopo decenni in cui ha rappresentato un’eccezione nel mondo occidentale per tasso demografico positivo e frequenza di famiglie numerose, la Francia si allinea ormai agli altri Paesi europei — l’Italia tra tutti — e si interroga sul problema della denatalità: solo 678 mila neonati nel 2023, meno 6,6 per cento. E a una settimana dalla grande conferenza stampa di Emmanuel Macron, molti si chiedono se le soluzioni proposte e i toni adottati dal presidente in quell’occasione siano opportuni.
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Con una ormai ricorrente metafora bellica, Macron ha annunciato un «riarmo demografico» che verrà dettagliato entro i prossimi sei mesi, ma del quale si conoscono già le misure fondamentali: una parte consistente è dedicata alla lotta contro l’infertilità maschile e femminile, che colpirebbe quasi un francese su quattro.
Il governo ipotizza un esame medico — non obbligatorio ma raccomandato dopo i vent’anni e gratuito — per controllare lo stato di salute procreativa dei cittadini: uno spermiogramma per gli uomini e un bilancio ginecologico per le donne. Secondo l’entourage del presidente, si vuole dare un segnale e incoraggiare i francesi a «porsi il problema della fertilità prima dei 35 anni». Poi, lotta ai perturbatori endocrini e ricerca e sviluppo sulle tecniche di procreazione assistita.
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Colpisce l’approccio medico-biologico alla questione fare figli o no, coerente con l’espressione volontarista e un po’ da inizio Novecento «riarmo» a proposito del dare nuovi figli alla Nazione. Poi arrivano anche le misure sociali, dal congedo di paternità che si accorcia a sei mesi ma viene remunerato meglio, al progetto di aprire 100 mila nuovi posti negli asili entro il 2027.
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