Marco Bresolin per “la Stampa”
sergio mattarella emmanuel macron mario draghi 2
Probabilmente i due «amici» hanno buoni motivi per non essere troppo entusiasti di questo endorsement, ma Emmanuel Macron - spettatore tutt' altro che disinteressato - ha lasciato intendere il suo finale preferito per il romanzo Quirinale che agita la politica italiana: la continuità. Mario Draghi blindato a Palazzo Chigi e Sergio Mattarella che rimane al Colle per tenergli calda la sedia, almeno fino a quando l'emergenza economico-sanitaria non sarà superata.
Il presidente francese ha davanti a sé una partita delicatissima per la rielezione e l'apertura di una crisi politica in Italia potrebbe ostacolare il suo cammino verso il bis all'Eliseo. Una fase di instabilità nel nostro Paese, scatenata dall'uscita di Draghi da Palazzo Chigi, finirebbe per rallentare l'approvazione dei principali dossier europei proprio durante il semestre di presidenza francese dell'Ue. Che in realtà è un trimestre: siccome le elezioni sono in agenda il 10 aprile (il 24 ci sarà il ballottaggio), tutti i principali appuntamenti sono stati concentrati da qui a marzo.
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Macron ha persino deciso di distribuire le riunioni informali dei ministri Ue lungo tutto l'Esagono - da Brest a Marsiglia, da Nevers ad Amiens, città natale di Monsieur le Président - in quello che sembra un vero e proprio tour elettorale. Carbon tax, salario minimo, imposta per le multinazionali, regolamentazione del mercato digitale, riforma di Schengen e del Patto di Stabilità: la carne al fuoco che Macron vuole servire ai suoi elettori è tanta e il tempo a disposizione poco.
Uno stallo politico a Roma potrebbe costargli caro. È per questo che ieri, in occasione della visita di Ursula von der Leyen all'Eliseo, ha tratteggiato i contorni del suo scenario preferito. Rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa, Macron si è esibito nella premessa di rito («Non ho l'abitudine di commentare le questioni di politica interna, specialmente in un Paese amico») per poi sbottonarsi: «Abbiamo molta fortuna ad avere un presidente della Repubblica e un presidente del Consiglio così coraggiosi, europeisti e amici della Francia. È un'opportunità per la Francia e per tutti noi».
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E dunque, visto che del doman non v'è certezza, sarebbe cosa gradita se ognuno restasse al proprio posto. Il problema è che i diretti interessati sembrano avere altre ambizioni. «Le relazioni con i due presidenti italiani sono eccellenti - confida un'autorevole fonte del governo francese -, anche se ovviamente non possiamo essere gelosi e pretendere che l'Italia continui così per l'eternità. Certamente prima o poi ci sarà un "dopo", ma al momento non sappiamo ancora quando questo accadrà». Parole che confermano l'auspicio di una «prorogatio».
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Lo scenario accontenterebbe anche gli investitori, preoccupati perché la fine del governo Draghi provocherebbe «ritardi importanti sull'impegno dell'Italia nel Recovery Fund». E senza riforme, i fondi non arriveranno. In un report firmato da Filippo Taddei, ex responsabile economia del Pd, la banca americana stima una possibile riduzione dell'assorbimento effettivo delle sovvenzioni «tra il 50% e il 75%» che costerebbe lo 0,1% di crescita nel 2022 e lo 0,35% nel 2023 (0,15% e 0,55% in caso di voto anticipato). Inoltre c'è un'altra emergenza da gestire: «La situazione sanitaria in Europa resta preoccupante» ha avvertito Ursula von der Leyen. Per la presidente della Commissione, il semestre di presidenza francese sarà cruciale perché servirà per «costruire l'Europa del futuro».
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Il processo di integrazione continuerà a essere retto dall'asse franco-tedesco, ma Macron non nasconde la sua intenzione di «moltiplicare le iniziative con l'Italia e, quando possibile, moltiplicare le iniziative a tre» con la Germania. Il capo dell'Eliseo ha ironizzato sul «triangolo del desiderio», ammettendo che «quando ci si guarda a tre è complicato». Ma la Francia continuerà a coltivare relazioni speciali con i due principali partner europei: «L'amicizia con la Germania non toglie nulla all'amicizia che abbiamo con l'Italia e viceversa».
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