Stefano Montefiori per "Il Corriere della Sera"
conte macron
«Lo prevedono gli accordi di Chambéry», è la frase che risuona sempre più spesso nelle stanze dell' Eliseo dall' inizio della crisi con l' Italia.
Se il presidente Macron si sente legittimato a invocare «una soluzione europea» e il rispetto del diritto internazionale, nonostante quel che succede da anni alla frontiera di Ventimiglia, è perché «gli accordi di Chambéry stabiliscono che gli immigrati irregolari provenienti dall' Italia vengano fermati in Francia e rimandati oltre confine», ha ripetuto ancora ieri uno dei più stretti consiglieri del presidente francese.
MIGRANTI VENTIMIGLIA
«Quegli accordi restano in vigore e non sono mai stati contestati da alcun governo italiano, neanche quello arrivato da poco al potere», precisa la stessa fonte.
L' Italia critica - da anni - la Francia perché nonostante tutta la retorica sulla solidarietà europea Parigi ha chiuso ai migranti la frontiera sul mare, tra Ventimiglia e Mentone, e in montagna, tra Bardonecchia e Modane.
MACRON E CONTE
Eppure la Francia sostiene non solo di essere nel giusto, perché applica gli accordi bilaterali firmati a Chambéry nel 1997, ma precisa anche di soddisfare un' esigenza italiana: «Se in oltre vent' anni Roma non ha mai denunciato questi accordi, è perché lei stessa non vuole che gli immigrati irregolari sbarcati in Italia possano poi circolare liberamente in Francia e nel resto d' Europa.
Sarebbe un modo per incoraggiare altri arrivi, molti candidati alla traversata del Mediterraneo penserebbero di avere libero accesso a tutta l' Europa una volta arrivati nella penisola, e le autorità italiane sono le prime a non volerlo», dicono all' Eliseo.
matteo salvini con i migranti
Una posizione affermata ieri mattina e ancora dieci giorni fa, nella sala del «Château» dove era appena finito l' incontro tra il presidente Macron e il premier Giuseppe Conte. Le parole del consigliere presidenziale stridono notevolmente con quelle del ministro Salvini, che ieri ha definito Macron «arrogante» invitandolo «a smetterla di respingere donne, bambini e uomini a Ventimiglia».
Il 3 ottobre 1997, al vertice franco-italiano di Chambéry si incontrarono il presidente del Consiglio italiano Romano Prodi, il presidente francese Jacques Chirac e il suo premier Lionel Jospin. Un' altra epoca.
ROMANO PRODI
Il cuore dell' incontro furono le 35 ore di lavoro settimanali, e su richiesta dell' alleato di coalizione Fausto Bertinotti Prodi assicurò il suo sostegno a Jospin che voleva estenderle dalla Francia al resto d' Europa: già allora si parlava di «un' Europa che avrebbe dovuto essere non solo economica e monetaria ma anche sociale».
Chirac
Vennero poi discusse le crisi della Bosnia e dell' Albania, la guerra civile in Algeria, e in vista dell' ingresso dell' Italia nel sistema di Schengen i due ministri dell' Interno - Jean-Pierre Chevenement e Giorgio Napolitano - firmarono accordi tecnici sulle frontiere «per la cooperazione e la riammissione (degli immigrati irregolari, ndr)».
migranti ventimiglia
Oggi, i richiedenti asilo (che rappresentano una parte infima dei migranti) sono disciplinati da «Dublino III» che integra gli accordi di Schengen, sospesi dalla Francia dopo gli attentati terroristici del 2015 (sospensione prolungata, per l' ennesima volta, fino a ottobre 2018).
Gli altri immigrati, quelli che non hanno titolo per presentare domanda di asilo, a Ventimiglia vengono respinti sulla base degli accordi «tecnici» di Chambéry. Evocati dalla Francia anche per giustificare l' incidente di Bardonecchia dell' aprile scorso, e mai rimessi in causa dall' Italia.
MIGRANTI ACCAMPATI SOTTO UN VIADOTTO A VENTIMIGLIA MIGRANTI ACCAMPATI SOTTO UN VIADOTTO A VENTIMIGLIA MIGRANTI ACCAMPATI SOTTO UN VIADOTTO A VENTIMIGLIA MIGRANTI ACCAMPATI SOTTO UN VIADOTTO A VENTIMIGLIA PARCO ROJA VENTIMIGLIA 4 migranti al confine ventimiglia