Daniele Mastrogiacomo per “la Repubblica” - Estratti
MADURO
Alla fine Nicolás Maduro ha fatto tutto da solo. Ha fissato la data di inizio della campagna elettorale, stabilito quella delle elezioni, scelto persino i candidati con cui si misurerà.
Per sventare il rischio di perdere, il 28 luglio prossimo (i sondaggi che lo danno al 30%), ha prima fatto escludere dal Consiglio nazionale elettorale, con un decreto confermato dalla Corte Suprema, la sua più forte rivale, Maria Corina Machado, la pasionaria nera vincitrice delle primarie del 22 ottobre scorso. Quindi, ha frapposto una serie di ostacoli all’iscrizione nelle liste di Corina Yoris, la filosofa di 80 anni indicata dalla stessa Machado come nome alternativo.
MARIA CORINA MACHADO
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Altri 11 aspiranti presidenti sono riusciti a iscriversi. Nove sono espressione di partiti che hanno accettato di convivere con il chavismo. Li chiamano “scorpioni”: un soprannome che parla da solo. Due sono invece “nomi civetta”. Occupano una casella nello scacchiere elettorale ma possono essere sostituiti con altri fino al 20 aprile, data limite per apporre delle modifiche.
Questa girandola di figure e controfigure è stata un sottile gioco gestito dallo stesso Maduro. Ha contato sulla fedeltà del Consiglio Elettorale, da lui controllato, che ha risposto distribuendo censure e agevolazioni.
CORINA YORIS
Una farsa. Maduro tenta in questo modo di salvare capra e cavoli: si è liberato la strada verso la vittoria e concede qualcosa agli avversari dopo averli indeboliti.
Per la prima volta la condanna è stata unanime. A parte Usa e Ue, scettici sebbene disposti a credere a una svolta democratica in Venezuela, sono arrivate le critiche pesanti di quanti sono stati sempre tiepidi con il leader chavista. Lula, che aveva cercato, invitandolo in Brasile, di riportarlo sulla scena internazionale, ha espresso “stupore” per l’esclusione di Corina Yoris. Così Gustavo Petro, il primo ad aver riallacciato i rapporti tra Colombia e Venezuela dopo anni di rottura.
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