Maria Giovanna Maglie per Dagospia
ANDY RUBIN
Se il mega movimento del Metoo, donne in armi contro gli uomini molestatori e il potere maschile impunito, finisse con un bel corto circuito che ne dimostra tutta l'ipocrisia, e che rivela come sia nato per attaccare e distruggere alcuni, segnatamente avversari politici, principalmente Donald Trump, risparmiandone molti altri, i veri potenti, gli amici, i capofila della moralizzazione, e che infine in mezzo ci siano finite alcune vittime, magari non Innocenti ma meno colpevoli di quanto sia stato sbattuto sulle prime pagine dei giornali?
Seguite il caso della super progressista Google, mega azienda di felpette, paladina delle donne e castigatrice di siti conservatori, ma pronta alla complicità col suo capo denunciato per molestie;
ma anche la miseranda fine della star del giornalismo tv, Megin Kelly, pagata a peso d'oro dalla NBC perché considerata aspramente critica di Trump, poi rivelatesi troppo indipendente e troppo poco faziosa, quindi idonea anche lei a una bella accusa di razzismo prontamente apparecchiata.
JANE FONDA MEGYN KELLY
Occhio che la gente soprattutto dopo il caso Kavanaugh non ne può più, e il 6 novembre potrebbe dimostrarlo ancora una volta contro tutte le previsioni.
Andiamo per ordine. Prima le ultime notizie di cronaca.
C'è un arresto, finora di una sola persona, con precedenti di minacce di tipo terroristico, non meglio precisate, per i pacchi bomba recapitati in questi giorni ad avversari politici e del mondo dello spettacolo del presidente Donald Trump. Il quale ha fretta di chiudere la vicenda con il minimo di danni possibili a 10 giorni dalle elezioni di midterm.
megyn kelly su vanity fair
Lui stesso ha riconosciuto in uno dei suoi tweet che il passo rapido che grazie ai suoi comizi in giro per il Paese avevano preso i candidati repubblicani e’ rallentato per colpa delle polemiche delle accuse legate ai pacchi bomba. Se si dimostrerà un progetto rudimentale, quasi inoffensivo, opera di un pazzo isolato, si chiuderà presto così, e potrà ricominciare l'ultima parte della campagna elettorale con i dieci comizi che restano da fare al presidente.
Vediamo ora gli effetti sulle elezioni imminenti.
donald trump e megyn kelly
“I dossier che Trump cavalca nel corso dei suoi comizi fanno breccia”, titola uno dei giornaloni italiani stupefatti della piega che stanno prendendo le cose. Ma come, non doveva essere la disfatta parlamentare di Trump quella del prossimo 6 novembre? Come mai ora anche la CNN, sia pur a mezza bocca, comincia a dire che al Senato non dovrebbe esserci alcuna possibilità per i democratici, e che anche alla Camera la battaglia è riservata alla disputa su pochi seggi? Che dirà’ mai nei suoi dossier il comiziante presidente?
Elementare Watson, ricorda I risultati in economia, la deregulation, le tasse più basse, i successi in politica estera, i primi risultati della guerra dei dazi, il benservito all'Unesco filo araba, fino alle ultime promesse mantenute e agli scatti di orgoglio ritrovati, come l'annuncio che è pronto a cancellare il trattato sui missili a medio raggio con la Russia, come la decisione di essere pronto a bloccare con l'uso dell'esercito la marcia di immigrati che dall'Honduras procedono con gran spiegamento di pubblicità verso il confine americano, nonostante i molti rischi di proteste, che potrebbero arrivare anche dai candidati repubblicani più moderati e timorosi. Non dossier, quindi, ma una politica esplicita che si può condividere o no, ma che è comprensibile a tutti.
sundar pichai
Sono invece dei dossier veri quello su Google pubblicato dal New York Times in esclusiva per ora, e quello sulla fascinosa anchor Tv,. Megin Kelly.
La molto progressista e impegnata direzione di Google ha coperto tre alti dirigenti, in testa il creatore del sistema operativo Android, Andy Rubin, mandandolo via ma tacendone le ragioni, quando ha lasciato la società nell'ottobre del 2014 con una buonuscita da 90 milioni di dollari. Era accompagnato dalle accuse di molestie da parte di una dipendente. La donna, con la quale Rubin avrebbe avuto una relazione extraconiugale, lo ha accusato di averla costretta a fare sesso orale in una stanza d'albergo nel 2013.
SUNDAR PICHAI
Secondo il Nyt, Google ha indagato, ha comprovato le accuse, chiesto a Rubin di rassegnare le dimissioni, però in silenzio e a peso d'oro, versandogli 90 milioni in rate da 2 milioni al mese, per 4 anni, ultimo pagamento il mese prossimo.
E adesso? Adesso sarebbe avvenuta una reazione che conferma l'ipocrisia dominante in certi ambienti progressisti e una credibilità veramente scarsa.
In seguito alla notizia pubblicata dal Nyt, il Ceo di Google, Sundar Pichai, ha inviato una lettera ai dipendenti informandoli di aver licenziato 48 dipendenti, tra cui 13 dirigenti, per presunte molestie sessuali avvenute negli ultimi due anni e ha promesso una linea sempre più dura sui comportamenti inappropriati. Amen.
ruth porat di google si mette a piangere per l elezione di trump
Tratta una buona uscita sicuramente congrua ma che non la compenserà del danno alla carriera, mentre vanno in onda repliche di puntate passate del suo show, Megin Kelly, bionda fatale del giornalismo televisivo TV americano, passata da Fox News a NBC perché sembrava dall'emittente di Murdoch troppo critica nei confronti di Donald Trump, ma ora considerata troppo poco anti-Trump dai progressisti di NBC che l'avevano voluta a tutti i costi, forse semplicemente una giornalista indipendente, forse una conservatrice moderata che per strada ha ritrovato il suo percorso, disapprovato gli eccessi, tentato di fare una trasmissione equilibrata, anche se , o proprio per questo, non accompagnata da successi di ascolto sulla nuova emittente.
kavanaugh trump
Certo è che ai colleghi super democratici, capitanati dalla veterana Andrea Mitchell, la signora proprio non andava giù e in onda con lei non ci volevano andare, per esempio a sentire i suoi dubbi sulle colpe del giudice Kavanaugh. Ancora meno era piaciuta ai capi della NBC che la Kelly si fosse schierata con il collega Ronan Farrow, accusatore di Weinstein, che ha rimproverato l'emittente di avere tenuto fermo a lungo il suo scoop costringendolo a ripiegare sul settimanale New Yorker.
Così è partita la trappola. Durante lo show la Kelly ha detto testualmente.
“But what is racist?” Kelly asked in a live panel discussion. “Because you get in trouble if you’re a white person who puts on blackface on Halloween, or a black person who puts on white face for Halloween… back when I was a kid that was OK, as long as you were dressing like a character
Tradotto a spanne suona cosi’: che cos'è razzista? Oggi finisci nei guai se sei un bianco che si mette una maschera nera sulla faccia ad Halloween o un nero che se ne mette una bianca, ma quando io ero una bambina andava bene purché fosse chiaro che era un travestimento, una maschera.
bombe destinate ai leader democratici
Apriti cielo, è successo un casino, non sappiamo quanto provocato, non sappiamo quanto frutto di un politically correct che è peggio del veleno spruzzato dagli aerei. La Kelly si è pubblicamente scusata per il possibile equivoco, per la stessa frase pronunciata, ma è andata così. Mollata dal suo agente, ora tratta l'uscita rispetto a un contratto di 60 milioni di dollari attraverso un potente avvocato.